Nba, Belinelli: «Mi manda un certo Jordan»

Lunedì 24 Ottobre 2016 di Gianluca Cordella
Nba, Belinelli: «Mi manda un certo Jordan»
ROMA Ha fretta di ripartire, Marco Belinelli. La stagione Nba scatta domani e la guardia bolognese vuole e deve cancellare l'annus horribilis cominciato con il disastroso matrimonio con i Sacramento Kings e concluso con la delusione azzurra della mancata partecipazione alle Olimpiadi. Nel mezzo della tempesta sportiva il raggio di sole del passaggio agli Hornets, la franchigia che il proprietario Michael Jordan sta cercando di portare da Charlotte alla vetta della Nba.
Belinelli, sa che secondo alcuni quotidiani americani il suo passaggio agli Hornets è stato uno degli affari di mercato più sottovalutati dell'estate?
«Lo vedremo più avanti se è davvero così. Io posso solo dire che qui ho ritrovato lo stesso ambiente super organizzato con cui sono esploso agli Spurs. Dalla gestione della società ai compagni di squadra che lavorano bene e hanno voglia di vincere».
Com'è far parte della società di Michael Jordan?
«Ne sono fiero, Jordan è sempre stato un mito per me, sin da quando ho cominciato a giocare e questo mi dà una motivazione in più. Finora non mi sono sentito in soggezione ma so che verrà alle partite e forse, quando lo vedrò accanto alla panchina, un pochino lo sarò».
Quali sono le sue impressioni sulla squadra dopo la pre-season?
«Siamo una squadra forte, piena di giocatori che capiscono davvero la pallacanestro. Nel giro di una settimana si sono visti miglioramenti netti, nel gioco d'attacco, nella difesa, nella comunicazione in campo. C'è un'intelligenza cestistica importante che potrà portarci lontano».
Oltre le 48 vittorie e 34 sconfitte dello scorso anno?
«L'obiettivo è quello. Vogliamo crescere ancora, anche se la squadra è cambiata parecchio e gli equilibri a Est sono mutati. I playoff sono e devono restare il nostro obiettivo minimo. Per me sono tutto. La stagione Nba è bella e lunga, ma se non arrivi ai playoff è tempo perso. E' lì che si gioca il basket vero».
E per l'anello? Rivincita annunciata tra Cleveland e Golden State?
«L'obiettivo per un giocatore deve essere sempre vincere per cui spero che in finale ci arriviamo noi. Cleveland, Golden State e San Antonio sono le favorite. Ma quest'anno mi aspetto più equilibrio rispetto agli anni passati. Molte squadre sono cresciute e sarà un campionato molto interessante».
Golden State, Toronto, New Orleans, Chicago, San Antonio, Sacramento: la sua carriera Nba in sintesi
«I due anni a Golden State sono stati duri, ma non li dimenticherò mai perché sono stati gli anni dell'esordio. A Toronto ho vissuto l'anno più difficile della mia carriera: grandi attese, ma qualcosa non ha funzionato. A New Orleans ho capito che potevo essere un giocatore importante in Nba e a Chicago volevo dimostrarlo anche nei playoff: e così è stato. Che dire di San Antonio? Tutto fenomenale, il titolo, la gara da 3 punti all'All Star Game e la crescita anche dal punto di vista della consapevolezza. Devo dire qualcosa anche di Sacramento?».
E' già stato chiaro
«Una fatica incredibile in una situazione paradossale. Non eravamo una squadra, non eravamo un gruppo, non ci siamo praticamente mai allenati bene. Charlotte è la tappa della rivincita, per tornare a essere un giocatore importante in Nba».
Bargnani è tornato in Europa come già aveva fatto Datome e Gentile tentenna. C'è un rischio di estinzione del made in Italy in Nba?
«Io spero che Ale faccia una grande stagione a Milano e ci raggiunga qui. E come lui tanti altri. E' importante che ci siano altri azzurri oltre a me e Gallinari».
Che Nba sarà senza Kobe, Duncan e Garnett?
«Ho avuto la fortuna di giocare e vincere con Tim e di conoscere bene Bryant. La loro mancanza si sentirà ma dobbiamo andare avanti. Magari giocare a basket tutta la vita. Il fisico prima o poi ti fa capire che devi dire basta».
E il suo fisico che dice?
«Che, facciamo tutti gli scongiuri del caso, ci sono ancora molti anni davanti».
 
Ultimo aggiornamento: 15:18