Chiara Pavan
CHIARA LETTERA di
Chiara Pavan

Fargo 5, il machismo Usa che ama le armi e picchia le donne

Martedì 19 Marzo 2024 di Chiara Pavan
Jon Hamm in Fargo 5 nei panni del terribile sceriffo Roy

L’America di Trump che ama risolvere i problemi a modo suo, con la pistola, gli scagnozzi, le intimidazioni, la violenza. Un mondo governato da uomini che riconoscono una sola legge, la propria. Nel nome di un Dio che si può adattare a tutte le occasioni. Come dire: a casa mia decido io e faccio quello che voglio, il resto non mi interessa e lo tengo fuori dal recinto del mio ranch. E se qualcosa mi scappa, come una moglie picchiata che non vuole morire di botte, me la vado a riprendere. Con le buone o le cattive.

LO SGUARDO

C’è ben più di uno sguardo sulla questione femminile nella quinta stagione di Fargo, appena conclusa su Sky. La “creatura” di Noah Hawley, ispirata al celebre film dei fratelli Coen, affronta l’argomento della violenza sulle donne partendo proprio dal machismo che caratterizza gran parte della società americana della provincia, dando voce a personaggi femminili di grande resilienza e intelligenza pronte a tener testa a cowboy maneschi, integralisti e violenti, a killer sadici e implacabili, e in generale a un mondo “al maschile” che tratta le donne come serve o, ancor peggio, come schiave che devono obbedire. Ma come sempre accade in Fargo, l’ironia velenosa dei Coen abbraccia le storie in modo più ampio.

Gli otto episodi della quinta stagione seguono un feroce gioco del gatto con il topo, con il fascinoso Jon Hamm ormai a suo agio nei ruoli più scomodi e imprevedibili (dal divertentissimo arcangelo Gabriele smemorato con sedere al vento di “Bad Omens” al miliardario senza scrupoli di “The Morning Show” innamorato a suo modo di Jennifer Aniston) qui nei panni del terribile Roy, sceriffo patriarcale che tutto decide, integralista religioso e fanatico che invoca Dio picchiando la moglie e uccidendo chi gli crea problemi, deciso a ritrovare l’ex consorte Nadine (la brava Juno Temple) rea di aver “rotto” il patto di nozze più di 15 anni prima, sfuggendo a pugni e prigionia per rifarsi una vita col nome di Dot a fianco del mite Wayne, figlio gentile di una spietata miliardaria (la meravigliosa Jennifer Jason Leigh), amministratore delegato della più grande agenzia di recupero crediti del Paese. Una donna dai mille talenti, che per la foto di rito di Natale spinge figlio, nuora e nipotina a posare con le armi e fucili in mano.

IL PROBLEMA

In questo mondo patriarcale in cui Dot torna suo malgrado nel radar dell’ex marito, c’è spazio anche per inaspettate alleanze: con la stessa suocera inizialmente ostile che riconosce in Dot il suo stesso spirito di sopravvivenza inaffondabile. E con la poliziotta intelligente e ambiziosa decisa a far luce su strani avvenimenti che accadono in paese, a sua volta capace di liberarsi di un marito parassitario, scansafatiche e fedifrago che vive a sue spese (divertente il suo monologo «Voglio una moglie»). Nel mezzo, un’ambientazione sperduta e invernale, tra a ranch ricoperti di neve e quartieri residenziali ordinati e tutti uguali, con forze dell’ordine corrotte e oneste che si fronteggiano, sicari spaventosi che si aggirano come fantasmi, e uno sguardo sociale crudo e disarmante quanto la violenza che si schianta sui personaggi. Un’America di provincia spietata e senza regole, fatta di capitalisti e arrivisti, di prevaricatori e di deboli, di gente che gira armata e pronta a sparare, di sessismo e razzismo, dove la religione è strumento di oppressione e le donne vivono senza alcuna protezione, nel terrore di abusi e stalking. Lo humour nero che scorre è angosciante, anche se Hawley regala storie crudelmente comiche e personaggi terribilmente umani: come quando usa la canzone “Ymca” dei Village People come colonna sonora dell’arrivo delle truppe Fbi nel ranch dello sceriffo fuorilegge, o gioca con una cover di Toxic per parlare di mascolinità tossica. Un’umanità grottesca mai come ora così vicina da far paura.

Ultimo aggiornamento: 18:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA