Juventus inarrestabile: per il poker scudetto sono bastate 34 giornate

Sabato 2 Maggio 2015 di Luca Pasquaretta
Juventus inarrestabile: per il poker scudetto sono bastate 34 giornate
TORINO – Un vecchio adagio popolare recitava: non c’è 2 senza 3 e il 4 vien da sé. Per la Juve è stato un crescendo rossiniano, una cavalcata trionfale: 24 successi, 7 pareggi e 3 sconfitte. Gli sono bastate 33 giornate alla Juve di Allegri per aggiudicarsi lo scudetto numero 31 per gli annali, 33 per Agnelli e la società bianconera, il quarto consecutivo, un poker da sogno . Miglior attacco e soprattutto difesa meno perforata. Tutto facile, tutto scontato? Niente affatto. Il 16 luglio, quando la società ha scelto Allegri le prospettive erano diverse. Contestazione feroce da parte degli ultras a Vinovo, diffidenza generalizzata. Senza Conte, tutti pensavano che non sarebbe stata la stessa cosa. Pensavano, appunto. Ed invece è andata addirittura meglio. Allegri lo ha fatto dimenticare, perché è andato oltre, è riuscito a tenere vivo il sogno della Champions. Eppure se la ridevano in tanti quando il 25 luglio a Vinovo, la Juve senza i nazionali in un’amichevole perse 3-2 contro i dilettanti del Lucento. Nella tournée in Indonesia, Australia e a Singapore il gruppo si è compattato. Allegri, supportato da una società presente ed operativa ai massimi livelli, ha iniziato a lavorare sodo, ad interagire con il gruppo.



Tutti i riflettori erano puntati sul Bentegodi, per l’esordio in campionato contro il Chievo. Emozioni, brividi (Buffon straordinario su Maxi Lopez, ha blindato l’1-0) e primi 3 punti, utilizzando il 3-5-2 caro a Conte. Non c’era nulla da buttare, solo da plasmare e migliorare. Detto, fatto. Sono arrivate altre 4 vittorie senza subire neanche un gol fino al 5 ottobre, lo scontro diretto dei veleni contro la Roma allo Stadium: Buffon e compagni s’imposero 3-2 fra le polemiche con un gol di Bonucci in zona Cesarini.



Altra scintilla al netto della Champions, dove i bianconeri orbitavano fra alti e bassi nel girone ed anche in campionato. Il pareggio contro il Sassuolo (1-1) e la sconfitta incredibile di Marassi contro il Genoa aveva dato speranza alla concorrenza, che invece non riusciva ad approfittarne.



A novembre la svolta, solo successi: 0-2 ad Empoli (Morata show), 3-2 all’Olympiacos (Pogba finalmente protagonista in Europa), 7-0 al Parma, 0-3 alla Lazio, 0-2 in casa del Malmoe e 2-1 nel derby con quella rete da antologia di Pirlo all’ultimo secondo. Nell’orchestra bianconera un solita più di tutto e di tutti ha lasciato il segno: Carlitos Tevez, l’uomo in più capace di vincere le partite da solo. Allegri e la Juve hanno trovato il loro top player.



Dicembre è stato un mese agrodolce: delizioso per il passaggio del turno agli ottavi di Champions, amaro per la sconfitta ai rigori contro il Napoli in supercoppa a Doha. Il 2015 è iniziato con il freno a mano tirato: 1-1 allo Stadium contro l’Inter. Qualcuno pensava che l’effetto Allegri potesse esaurirsi. Altro errore di valutazione.



Da quel momento i bianconeri hanno costruito la base dei loro successi futuri con delle dimostrazioni di forza in tutte le competizioni: hanno accumulato un vantaggio clamoroso in campionato (all’Olimpico contro la Roma il 2 marzo è stata una formalità). Hanno centrato la finale di Coppa Italia, quasi inaspettata dopo la sconfitta nella semifinale d’andata allo Stadium (i bianconeri non perdevano davanti al loro pubblico da 47 gare consecutive, dalla notte di Champions contro il Bayern) contro la Fiorentina (1-2), ribaltato al Franchi (0-3) in quella che da molti è stato catalogata come la partita perfetta dei «non titolari» di Allegri.



Il capolavoro il tecnico livornese e i suoi ragazzi lo hanno fatto in Europa, battendo sia a Torino (2-1) che a Dortmund (0-3) il Borussia di Klopp. Sudatissimo invece il passaggio del turno contro il Monaco (1-0 allo Stadium, 0-0 nel Principato). Contava la sostanza non la forma, perché il bottino era troppo ghiotto, la semifinale nella coppa dalle grandi orecchie mancava dal 2003, da 12 anni, cosa che non era riuscita neanche a Conte, in mezzo altre due sconfitte, quella da film al Tardini contro il Parma e l’ultima contro il Torino nel derby dei veleni. Il resto è storia recente.
Ultimo aggiornamento: 20:25
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