Guardiola-Sarri: il bello del calcio

Martedì 17 Ottobre 2017 di Mimmo Ferretti
Guardiola-Sarri: il bello del calcio
 Il colpo di fortuna, se ci pensate bene, è evidente. Perché, avvicinandosi alla partita di stasera a Manchester, non si parla (non si è mai parlato) del confronto (in)diretto tra Pep Guardiola e Maurizio Sarri, ma sempre e soltanto di Sarri contro Guardiola. E la differenza, aguzzando la vista, non è neppure così piccola. All'allenatore del Napoli, insomma, non poteva capitare momento migliore per affrontare uno dei suoi punti di riferimento: squadra in testa al campionato a punteggio pieno, considerazione globale altissima, applausi a scena aperta. E, da qui, gli elogi (apparentemente convinti) del catalano; tutti meritati, per carità, ma piombati sulla testa di Sarri proprio al momento giusto.
LA DIVERSA UGUAGLIANZA
Un colpo di fortuna non capitato per caso, ci mancherebbe altro: tutto quello che ha oggi, Sarri se l'è meritato ieri, anche studiando il collega della panchina stasera avversaria. Dicono che nel calcio di Sarri ci sia molto del Guardiolismo del più giovane Pep: non v'è dubbio che i principi comuni siano quelli (pressione, possesso palla esasperato e organizzazione in ogni angolo del campo, per citarne solo tre), ma è altrettanto vero che il calcio dell'uno sia (anche) diverso da quello dell'altro. Il Napoli, il gruppo più lezioso della penisola, non è così lezioso come lo era il Barcellona di Guardiola: la capolista italiana dà l'impressione di fare sempre e soltanto il tic toc poi, in un attimo, ti piazza un uomo solo davanti al portiere avversario. Il ballo di Pep, invece, è (era) meno rock: spartito inattaccabile, musica divina ma non così ritmica. Esagerando il concetto, osservando una squadra di Guardiola (specie quel Barcellona) è capitato che la visione diventasse paradossalmente un filo noiosa (troppo bravi, troppo perfetti: disumani), cosa che seguendo il Napoli di Sarri raramente capita, perché lo sviluppo della manovra è meno scontato. Non migliore o peggiore: diverso. Più pratico. Meno filosofico. Più umano.
CAMPO NOU E LEGA PRO
Ma l'essere accostato a uno come Pep, per Sarri deve essere comunque un grosso vanto, visto che quando il catalano vinceva la sua prima Champions League da allenatore lui era a spasso perché esonerato dal Perugia, in Lega Pro. Ecco perché i recentissimi attestati di stima di Guardiola («Sia da spettatore che da tecnico mi piace seguire il Napoli, e quando sono a casa mi piace guardare le loro partite. Oltretutto, imparo molto») vanno conservati gelosamente. Nel mondo, del resto, ci sono stati tanti allenatori che hanno scimmiottato (e scimmiottano) il Guardiolismo, ma in pochi, pochi davvero, hanno meritato la considerazione (più reale che di maniera) del Maestro. «Sono convinto che Sarri lascerà una traccia profonda nel calcio italiano, che ha avuto un rivoluzionario: Arrigo Sacchi. Anzi, il signor Arrigo Sacchi. Ha cambiato la storia del nostro sport in Italia. E ora Sarri sta segnando un'epoca», Pep dixit. «Guardiola è l'allenatore più forte al mondo, segnerà la storia del calcio come fece Sacchi», Sarri replicò. Aggiungendo: «E contro il City voglio vedere undici facce da c..zo. Parlare di accorgimenti tattici contro un avversario così è pura masturbazione mentale». Una tattica pure quella, forse.
Ultimo aggiornamento: 14:37
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