dal nostro inviato
MILANO Dopo aver fatto Roma, adesso si facciano i romani. Belli e eterni. Dopo aver dato il primo sì per la costruzione dello stadio, ora si faccia il contratto a Spalletti. Famostocontratto, così di dice, no? Obtorto collo, anche di nascosto, ma si faccia. Questa è una preghiera rivolta a Spalletti: riportiamo così il pensiero di tanti. Se ne convinca lui, o insista la Roma. Perché al di là di certe esternazioni forzate e discutibili, al di là di alcune sfumature (di grigio) caratteriali, questo uomo qui, Lucio da Certaldo, è fatto apposta per la Roma, per questa squadra.
La Roma con lui si è vestita con abiti eleganti, ha capito che si può vincere con naturalezza su un campo difficile come quello di San Siro. Proprio lui una decina di anni fa aveva riavviato questa tradizione, era la notte del cucchiaio di Totti, quella Roma non era grande come questa, lui si capiva che grande lo sarebbe diventato, anche grazie alla Roma. Oggi Totti non c'è o di lui c'è un pezzo che rimarrà sempre eterno, ma Spalletti è tornato e da qui non devono farlo muovere, perché la Roma ha bisogno di lui e lui, probabilmente, ha bisogno della Roma. Manca poco perché quel vestito elegante diventi uno smoking, non faccia scherzi Lucio, non si faccia prendere da strane fantasie a strisce.
E' vero che un professionista può allenare ovunque, anche alla Juve, ma qui è un re, la squadra lo segue, la gente si diverte e sogna. Perché se non si vince, almeno il gusto e la bellezza di andare a dormire sognando... Senza il timore di svegliarsi e trovarsi senza un allenatore, come fu con Capello, scappato verso altri lidi. La società capisca il problema (ma qual è? La campagna acquisti? Totti? L'ambiente?) e lo risolva. Oggi non ci sono alternative. Non c'è nemmeno il tempo di cercarle per ricominciare daccapo. Per l'ennesima volta.
Ultimo aggiornamento: 27 Febbraio, 13:31
MILANO Dopo aver fatto Roma, adesso si facciano i romani. Belli e eterni. Dopo aver dato il primo sì per la costruzione dello stadio, ora si faccia il contratto a Spalletti. Famostocontratto, così di dice, no? Obtorto collo, anche di nascosto, ma si faccia. Questa è una preghiera rivolta a Spalletti: riportiamo così il pensiero di tanti. Se ne convinca lui, o insista la Roma. Perché al di là di certe esternazioni forzate e discutibili, al di là di alcune sfumature (di grigio) caratteriali, questo uomo qui, Lucio da Certaldo, è fatto apposta per la Roma, per questa squadra.
La Roma con lui si è vestita con abiti eleganti, ha capito che si può vincere con naturalezza su un campo difficile come quello di San Siro. Proprio lui una decina di anni fa aveva riavviato questa tradizione, era la notte del cucchiaio di Totti, quella Roma non era grande come questa, lui si capiva che grande lo sarebbe diventato, anche grazie alla Roma. Oggi Totti non c'è o di lui c'è un pezzo che rimarrà sempre eterno, ma Spalletti è tornato e da qui non devono farlo muovere, perché la Roma ha bisogno di lui e lui, probabilmente, ha bisogno della Roma. Manca poco perché quel vestito elegante diventi uno smoking, non faccia scherzi Lucio, non si faccia prendere da strane fantasie a strisce.
E' vero che un professionista può allenare ovunque, anche alla Juve, ma qui è un re, la squadra lo segue, la gente si diverte e sogna. Perché se non si vince, almeno il gusto e la bellezza di andare a dormire sognando... Senza il timore di svegliarsi e trovarsi senza un allenatore, come fu con Capello, scappato verso altri lidi. La società capisca il problema (ma qual è? La campagna acquisti? Totti? L'ambiente?) e lo risolva. Oggi non ci sono alternative. Non c'è nemmeno il tempo di cercarle per ricominciare daccapo. Per l'ennesima volta.
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