Spalletti: «Dobbiamo costruire lo “stile Roma”. Dzeko? Gli diamo palloni ingiocabili, dobbiamo servirlo meglio»

Sabato 6 Febbraio 2016 di Gianluca Lengua
Foto MANCINI


Prima insieme nella Roma per difendere gli stessi colori ora, dopo sette anni, Luciano Spalletti e Vincenzo Montella si ritrovano come avversari in panchina. Domenica sera allo stadio Olimpico i giallorossi affronteranno la Sampdoria in una partita determinante per confermare la striscia di vittorie iniziata contro il Frosinone. Il tecnico toscano recupera Dzeko e Florenzi e Digne ma solo l’allenamento di questo pomeriggio sarà determinante per la formazione. Queste le parole in conferenza stampa di Luciano Spalletti:

Strootman ed infortunati. «Bisogna valutarli bene nell’allenamento di questo pomeriggio, ci sono stati dei miglioramenti importantissimi in diversi calciatori. Florenzi e Digne hanno fatto tutto l’allenamento a buoni ritmi. Dzeko va rivisto anche perchè ieri ha fatto un lavoro a parte. De Rossi non è sceso in campo, un problema c’è, bisogna fare le cure ed oggi non svolgerà tutto l’allenamento. Strootman? Ha fatto vedere di essere sulla strada giusta e le sue qualità. A me è piaciuto particolarmente a risultato acquisto quando è andato a fare contrasti mettendo il piede come lui sa fare. Di più mi è piaciuto quando è andato a disturbare la barriera cosa che un campione difficilmente fa, ma lui è talmente sensibile che va a fare cose che dovrebbero fare quelli di contorno perché se prende una pallonata forte è un problema. È una persona straordinaria». 

Assenza Nainggolan. «Prendo in considerazione anche Vainqueur, o Perotti. Dobbiamo lasciar scorrere anche l’allenamento di oggi per sapere qualcosa di più sulla formazione. Florenzi va preso in considerazione, c’è anche Iago Falque. Il reparto dove abbiamo qualità e numeri è il centrocampo, i livelli sono abbastanza equilibrati e non è facile». 

Montella. «Colpisce la qualità del tecnico, l’equilibrio nello stare in campo. Tutti hanno apprezzato il lavoro nella Roma dei bambini e poi ha fatto tutte le tappe che un allenatore forte per formarsi deve fare. Ha fatto vedere il suo valore in prima squadra, poi è andato via ma poteva rimanere. A Catania ha fatto vedere il suo valore, nella Fiorentina tutti lo hanno apprezzato. Lui sa fare il suo mestiere, avrà un futuro importante perché è un ragazzo intelligente che vuole andare avanti, pronto ad imparare. Sarà un avversario difficilissimo, vedremo una Sampdoria molto complicata da affrontare». 

Il centravanti. «Di punte ne avevamo due, e hanno fatto gol tutte e due. Hanno fatto un lavoro particolare. Non sono tanto le punte che fanno gol e risultato, ma è il lavoro che produce una squadra, è quello che è il movimento che non dà riferimenti. È un insieme di qualità che i giocatori mettono in campo e che poi porta alla vittoria. Non a caso Perotti e Magnanelli, sono stati i giocatori che hanno fatto più strada, entrambi sono stati importanti. Da un punto di vista di ruolo mio devo tenere in considerazione tutta la squadra, non solo chi fa gol, insieme a una disponibilità di corso e un lavoro di continuità».

Keita. «È vero che se vai all’estero si tende di più a fare ‘viva viva viva’ e non ‘abbasso abbasso abbasso’. Di conseguenza si mettono i ragazzi in un’altra condizione. Chiamandoci Roma siamo costretti ad avere la responsabilità di fare sempre risultato. Abbiamo il privilegio, ma anche la responsabilità di giocare in questa squadra. Se si aiutano i calciatori è meglio, ma bisogna smettere dire che l’ambiente di Roma è difficile e non si può lavorare. Costruiamo lo stile Roma. Con lo Zenit si andava in tutte le parti del mondo a fare la preparazione, dall’altra parte del mondo trovo un ragazzino in ascensore con patatine e Cola Cola, mi guarda e fa “Spalletti Roma”, nonostante avessi la maglia dello Zenit. “You are Roma coach”. Questa è la cosa che deve assorbire le nostre attenzioni. I bambini sanno chi siamo e noi abbiamo un dovere verso di loro, è un messaggio bellissimo».

Possesso palla. «I ragazzi lavorano nella maniera corretta, sono importanti i dati delle palle riconquistate e non quelli del possesso palla perché puoi tenere palla per cinque minuti in difesa e gli altri sono li ad aspettarti. Abbiamo diminuito la perdita di palla e questo ha portato più tranquillità ai giocatori». 

Infortuni. «Gli infortuni vanno sempre a colpire la squadra che deve fare risultato. Allora si innesca il meccanismo che non fanno risultato per i troppi infortunati. Ma gli infortuni vengono perché non ci sono risultati. In una situazione come questa è più facile infortunarsi, ancor più facile se si cambia allenatore. La connessione io la darei alla non tranquillità di esprimere il proprio valore e non viceversa. E’ un cane che si morde la coda».

Gerson e Nura. «A me è stato detto: “Scrivono che Nura ha avuto l’abilitazione”, allora ho telefonato al dottore che mi ha detto che ancora doveva fare la visita. Secondo me io e il dottore siamo in sintonia anche in questo: il topino è sordo, perché riporta le cose sbagliate. Ma io ho la medicina: le supposte. Nura ha fatto la visita dell’abilitazione e gli è stato concesso di potersi riallenare con noi. Sembra un soffio di vento che quando arriva a destinazione e lo guardi in faccia e sembra che non abbia corso lui. Ora va messo nel contesto di squadra, anche se in quel ruolo ci sono dei mostri sacri. Cercheremo di fargli trovare un ambiente dove possa crescere e maturare senza mettergli delle responsabilità a addosso. Gerson non è stato mai tesserato con noi, lui non era contento di questa soluzione perché voleva giustamente esercitare il suo mestiere, ha parlato con la società ed ha trovato questa sistemazione. Mi è sembrato un centrocampista di qualità».





Szczesny-Arsenal. «Se uno ha un’ammirazione e ce le dice almeno sappiamo qual è il suo pensiero. Mi sembra un ragazzo intelligente che ha una grandissima qualità ed ha la freddezza, ha il carattere che deve avere il vero portiere. Ha fatto interventi importanti ed è bravo a giocare con i piedi».

Keita e Maicon. «Va tenuto in considerazione che hanno giocato tre partite in otto giorni e gli sono servite per tornare in condizione perché hanno passato un periodo di inattività».

Dzeko. «Lo serviamo male. Gli diamo palle che lui non può giocare. Lo dobbiamo sostenere di più e servire meglio. I cross da dentro il campo si possono fare ugualmente, e lui si predispone per riceverli. Anche la palla buttata si può usare con un giocatore di queste qualità. Lui fisicamente è una belva. Si predispone un gruppetto di calciatore che cominciano l’azione da dove fa cascare lui la palla, non è una cosa casuale. Faremo anche questo, lo dobbiamo servire meglio».

Gyomber. «Lui ha giocato per un tempo con un dito del piede rotto e con un taglio alla testa per cui è stato suturato con 4/5 punti. È da portare come esempio, quelle sono le esternazioni e le situazioni che poi determinano veramente il valore dell'uomo e del calciatore.

De Rossi ha preso la fotografia e se l'è attaccata all'armadietto, perché lui ha fatto una cosa che non avrebbe mai fatto nessuno e di cui io mi ricorderò. Come Emerson quando loro hanno sbagliato il rigore e andato sotto la curva a gioire come se fosse uno che ha sempre giocato. Questi sono particolari importanti, non potevo non dirlo».

Ultimo aggiornamento: 15:23
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