Incentivi «solo per auto di produzione italiana». Aiuti in base al reddito: ecco come sarà il bonus per il 2024

Decreto in arrivo per sostenere il settore. Fondi legati all’aumento dei veicoli nazionali

Giovedì 25 Gennaio 2024 di Andrea Bassi e Francesco Malfetano
Incentivi «solo per auto di produzione italiana». Aiuti in base al reddito: ecco come sarà il bonus per il 2024

Il piano incentivi auto del governo è pronto. E punterà sull’italianità. Ad essere incentivate dovranno essere soprattutto le auto prodotte negli stabilimenti italiani. Ancora qualche giorno e il decreto del ministro Adolfo Urso con gli aiuti finanziari per chi rottama una vecchia auto e ne compra una più moderna e meno inquinante sarà pronto. Il governo ha convocato per il primo febbraio le parti sociali. Il provvedimento si muoverà su tre direttrici: rottamare le auto più inquinanti, favorire gli acquirenti con redditi medio-bassi e, infine, incentivare l’acquisto di auto prodotte negli stabilimenti del Paese.

Gli ultimi dettagli tecnici

Mentre sui primi due punti i tasselli sono ormai più o meno tutti al loro posto, il terzo passaggio, più volte ribadito dallo stesso ministro del Made in Italy, è quello che ha bisogno ancora di alcune limature tecniche.

Ma la volontà politica su questo punto è forte. Il criterio utilizzato non potrà essere semplicemente quello “territoriale”, per non incorrere nelle censure europee. Più probabilmente sarà necessario individuare alcune caratteristiche uniche delle auto prodotte negli stabilimenti italiani per favorirle nel riparto degli incentivi. Capire insomma, come fare in modo di finanziare l’acquisto di una 500 elettrica che si produce a Mirafiori piuttosto che quello di una Tesla o di un’auto cinese. Sugli aiuti, intanto, spuntano alcune novità. La più importante è che saranno estesi anche alle vetture usate. Inoltre, per i redditi più bassi, sarà possibile rottamare vecchie vetture fino alla classe Euro 5.

L’estensione

L’estensione alle Euro 5 della platea di auto rottamabili sarà riservata a chi ha un Isee inferiore a 30mila euro e solo a fronte dell’acquisto di una vettura elettrica o plug-in, ossia con emissioni di CO2 fino a 60 g/km. Per il resto dovrebbe essere confermato l’impianto del decreto già anticipato nei giorni scorsi. I contributi, come detto, saranno differenziati a seconda della classe Euro della vettura rottamata. Il contributo sarà maggiore per la classe da Euro 0 a Euro 2, poi scenderà leggermente per chi rottama una classe Euro 3, e sarà ancora più basso per la classe Euro 5. Il secondo parametro da tenere in considerazione riguarda invece la classe di emissione delle vetture che saranno acquistate con l’ecobonus. Il contributo sarà più alto per le auto totalmente elettriche (quelle con emissioni di Co2 tra 0 e 20 grammi), scenderà per le ibride plug-in (le auto che emettono tra 21 e 60 grammi di Co2). Un bonus più basso ci sarà anche per i motori tradizionali ma con categorie di emissione basse (la fascia che va da 61 a 135 grammi di Co2).

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Il fattore Isee

L’altro elemento di cui bisognerà tenere conto, è il reddito dell’acquirente. Se chi compra la nuova auto ha un Isee inferiore a 30 mila euro, l’incentivo sarà più alto del 25 per cento. Lo sconto potrà arrivare fino a 13.750 euro, per chi ha un Isee inferiore a 30 mila euro e rottama un’auto tra Euro 0 ed Euro 2 per comprarne una elettrica. La stessa operazione fatta da un acquirente con un reddito superiore a 30 mila euro darebbe diritto a un bonus di 11 mila euro. Senza rottamazione, comprando sempre un’auto elettrica, lo sconto scenderebbe a 7.500 euro per chi ha un Isee fino a 30 mila euro e a 6 mila euro per gli altri. Per l’acquisto di un’auto ibrida, l’incentivo andrà da un massimo di 10 mila euro, per chi rottama un Euro 0 e ha un reddito basso, fino a un minimo di 4 mila euro per un acquisto senza rottamazione. 

Il passaggio

Intanto il governo mette sotto la lente d’ingrandimento Stellantis: questa settimana si terranno 5 riunioni tecniche del tavolo dedicato con l’obiettivo di avere un quadro ben definito di «cosa intendano produrre in ogni singolo stabilimento attivo in Italia» del gruppo ex-Fiat. Cioè quali modelli e con quali volumi, con quale occupazione e con quale rapporto con l’indotto. L’idea, spiega una fonte autorevole all’interno del governo Meloni, è «verificare quali sono i loro programmi per l’Italia». Se questi poi non dovessero collimare con le direttrici lungo cui si muove il piano di incentivi varato per l’automotive (rottamare le macchine più inquinanti, con incentivi soprattutto destinati ai ceti con reddito basso e su modelli prodotti in misura prevalente in Italia), con Stellantis che quindi non terrebbe fede alle rassicurazioni offerta sull’aumento di produzione nella Penisola, dal 2025 il gruppo perderebbe il diritto ad accedere alle risorse del fondo automotive (circa 6,3 miliardi, di cui uno per l’anno in corso) in favore di «aziende che intendano realizzare nuovi insediamenti produttivi nella filiera automotive».

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