«Siamo il vulcano del calcio europeo», l' "italiano" Hallfredsson racconta il fenomeno Islanda

Mercoledì 29 Giugno 2016 di Matteo Sorio
«Siamo il vulcano del calcio europeo», l' "italiano" Hallfredsson racconta il fenomeno Islanda
«Gli islandesi, qui in Francia, stanno impazzendo. È tutto perfetto. E quant'è bello vedere che l'Europa non ci sottovaluta più». Comune di Annecy, ovest della Francia, 600 km da Parigi. In quello spicchio d'Alta Savoia c'è il quartier generale dell'Islanda, la sorpresa nell'ovetto di Euro 2016. Tutti pazzi per loro. Quelli della nazione più piccola a un Europeo, 332mila abitanti. Quelli saliti dal 112° posto nel ranking Uefa 2010 al 35esimo di oggi. Quelli dei geyser che sgridano l'Inghilterra e ora guardano negli occhi i Bleus padroni di casa. L'Islanda dello svedese Lars Lagerback - lui che a fine torneo lascerà per il vice, il dentista Heimir Hallgrimsson - è anche l'Islanda di Emil Hallfredsson. Cioè quello che il giorno dopo aver schiantato l'Inghilterra risponde al telefono da Annecy. Anni 31, mediano di bosco e riviera, Hallfredsson è il terzo islandese di sempre in serie A dopo Birkir Bjarnason (Pescara e Sampdoria, 2012-15) e Albert Gudmundsson (Milan, 48-49) e l'unico «italiano» (ex Verona, oggi veste Udinese) tra i ragazzi di Lagerback.

Siete la favola dell'Europeo, Hallfredsson
«Siamo un'altra prova che nel calcio si può fare tutto. Come il Leicester di Ranieri. Giunti in Francia c'eravamo detti: proviamo ad arrivare agli ottavi. Ora ci attende ai quarti la Francia. Per me possiamo batterla. Ma sarà difficile. Puntiamo a un'altra bella partita e se tutti e 23 siamo al top vediamo che succede. Di sicuro nessuno può più snobbarci».

Vedi quel Cristiano Ronaldo che dopo l'1-1 col Portogallo aveva vaticinato: «Mentalità piccola così, l'Islanda non farà nulla all'Europeo».
«Quel suo commento è stato roba da ridere. E ripensarci adesso è ancora più bello. Forse non se l'aspettavano neanche gli islandesi, dico la verità. Ma c'è un film di un nostro giovane regista, Saevar Gudmundsson, che racconta com'è nata questa squadra. S'intitola Inside a volcano ed è una metafora che mi piace. Nel 2014 sfioravamo il pass per il Mondiale. Nel girone pre-Europeo abbiamo chiuso dietro la Repubblica Ceca e davanti a Turchia e Olanda. Le avvisaglie che il vulcano si stesse scaldando c'erano».

Il segreto dell'Islanda?
«Tanti giocatori sono in un bel momento della carriera. E poi c'è amicizia, in gruppo stiamo bene. Il ct Lagerback lo conosciamo dal 2014. È fissato col 4-4-2, sa caricarti come pochi, vede sempre il lato positivo. In ritiro è tutto molto easy. Regole ma anche libertà, tipo passare le ore libere in famiglia. Io sono vicino ai miei affetti. Pure mia mamma è qui in Francia. Una dei tanti tifosi al seguito. A Nizza contro l'Inghilterra c'erano 30mila islandesi fra dentro e fuori lo stadio. È migrato il 10 per cento della popolazione. Splendido».

Dicono: l'Islanda ha sfidato alcolismo e tabagismo promuovendo il calcio e costruendo campi al coperto, poi una cosa tira l'altra
«La Federazione è stata brava. Quand'ho lasciato l'Islanda, a 19 anni, c'era un campo da calcio indoor in tutto il Paese. Ora ne abbiamo 15. Ricordo le partite per strada, sotto la neve, a -10 gradi. Normale che per crescere devi andare all'estero, in Islanda non c'è un gran campionato. Però d'islandese, nel nostro calcio, c'è il carattere forte, di chi non molla mai: con l'Inghilterra eravamo sotto dopo 3' eppure non ci siamo fatti scalfire».

A proposito: è virale il video di voi che celebrate sotto la curva, con capitan Gunnarsson a guidare il battimani durante il coro del «Geyser sound».
«Gunnarsson l'aveva improvvisata tre partite fa. Gli è nata per caso. Qui in ritiro gira voce che sia qualcosa d'ispirazione scozzese».
 
Ultimo aggiornamento: 11:15

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