Uccise la moglie malata, mano leggera dei giudici: condannato a soli sei anni e due mesi di reclusione​

Le attenuanti generiche ritenute prevalenti in base alla recente sentenza della Consulta

Venerdì 10 Novembre 2023 di Mirco Paganelli
Uccise la moglie malata, mano leggera dei giudici: condannato a soli sei anni e due mesi di reclusione

Due anni e mezzo fa uccise la moglie soffocandola con un cuscino «per non farla più soffrire».

La pena per l’anziano marito è decisamente bassa: sei anni e due mesi di reclusione. Questa la condanna stabilita ieri dalla Corte d’assise di Modena. Franco Cioni, 74 anni, non sopportava più di vedere in quella condizione la moglie Laura Amidei, 68 anni, affetta da una grave malattia e da anni inchiodata a letto. E così il 14 aprile del 2021, nella loro abitazione di Vignola, decise di porre fine alle sofferenze della donna. Fu lui stesso a chiamare i carabinieri di Modena confessando quanto aveva fatto. Secondo le perizie medico-legali, la moglie è verosimilmente morta senza soffrire. Dopo essersi costituito, il 74enne è stato arrestato ed è finito ai domiciliari. 

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LE ATTENUANTI

Sotto il profilo della giurisprudenza, la vera novità è la lievità della pena rispetto al passato, nonostante il contesto familiare. La condanna è stata alleggerita dai giudici che hanno deciso di tenere conto di varie circostanze. Come spiega l’avvocato Simone Bonfante, difensore dell’imputato, è stata riconosciuta l’attenuante del risarcimento del danno e dei motivi di particolare valore morale, ovvero l’avere agito col fine di non fare più soffrire la moglie. Ma è stata in particolare determinante una recente sentenza della Consulta che permette alle attenuanti generiche di prevalere sull’aggravante. 

Quella dei due coniugi di Vignola è una storia di dolore da qualunque lato la si guardi. Nel corso delle varie udienze, Cioni ha detto di avere voluto porre fine alle sofferenze dell’amata facendosi interprete di un desiderio di quest’ultima mai realmente espresso. Era stata la stessa procura a chiedere il minimo della pena, pur senza giungere a una quantificazione. Nella scorsa udienza, il procuratore Luca Masini, durante la requisitoria, era giunto alla conclusione che non vi potessero essere altre motivazioni dietro l’iniziativa dell’imputato. Il suo intento non era nemmeno quello di liberarsi di un peso. 

Per i pm così come per i giudici, Cioni aveva agito credendo di fare l’interesse della coniuge. Con questa lente di lettura, l’omicidio è stato interpretato come una sorta di gesto altruista. Un atto che resta però violento e che per i giudici doveva in ogni caso essere sanzionato. Soffocare una persona amata, seppure per “aiutarla”, resta un omicidio. I giudici hanno però tenuto conto delle particolari circostanze della vicenda, come il profondo sentimento che ha unito i due coniugi per lunghi anni. 

«Credo sia una sentenza che rende giustizia, è un caso molto particolare e la Corte ne ha colto tutte le sfumature. Come il fatto che il mio assistito avesse a cuore il bene di sua moglie e abbia agito per non vederla più soffrire», ha commentato l’avvocato Bonfante, difensore di Cioni, che attualmente è a piede libero. Il comportamento del marito - ha ricordato il suo legale - «è sempre stato quello di una persona rispettosa, specchiata, era giusto che venisse tenuto in considerazione. Poi certamente si è trattato di un gesto violento». 

LA CONSULTA

Nell’abbassare la pena è risultata decisiva una sentenza della Corte costituzionale del 30 ottobre scorso che consente alle attenuanti generiche di prevalere sull’aggravante, ovvero il rapporto di coniugio. Fino a una settimana fa, ciò era impedito dal Codice Rosso sulla violenza di genere. Il caso assomiglia a un altro emiliano, quello di Castello di Serravalle (Bologna) risalente all’agosto 2021. In quell’occasione Mauro Bergonzoni, 77 anni, uccise con un fucile la moglie Maria Rosa Elmi, 73 anni, affetta da gravi patologie. Una storia tragica che si concluse col tentato suicidio dell’uomo, che puntò il fucile verso sé stesso. Quella mattina i due anziani coniugi avevano lasciato un biglietto a casa della figlia in cui avevano scritto di volerla fare finita insieme. Il 77enne è finito a processo ed è stato condannato a otto anni. Il risvolto giuridico è stato però diverso rispetto al caso Amidei-Cioni. Bergonzoni è stato infatti condannato per omicidio del consenziente dopo il venire meno dell’accusa di omicidio volontario. 

Ultimo aggiornamento: 11 Novembre, 15:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA