Ilaria Salis, ipotesi domiciliari nell’ambasciata italiana. La Russa: «Io la difendo»

Lunedì i legali vedranno Tajani e Nordio. «Garantiscano che non c’è pericolo di fuga»

Sabato 3 Febbraio 2024 di Valentina Errante
Ilaria Salis, ipotesi domiciliari nell’ambasciata italiana. La Russa: «Io la difendo»

Il presidente del Senato Ignazio La Russa non entra nel merito delle contestazioni e va al cuore del problema: «È una cittadina italiana per la quale è giusto siano tutelati i diritti della persona» e, definendo «molto cortese» l’incontro con Roberto Salis, il padre della 39enne milanese da quasi un anno in carcere a Budapest con l’accusa di aver aggredito due militanti neonazisti e portata in catene in aula, avvenuto ieri, si dice favorevole ai domiciliari.

Non solo, La Russa ipotizza che, in mancanza di un luogo dove eleggerli, in attesa del processo, Ilaria potrebbe essere tradotta in ambasciata a Budapest. Una nuova strada, non facilmente percorribile e che potrebbe essere solo temporanea in vista di un trasferimento in Italia, ma l’apertura induce Roberto Salis a evitare commenti e a chiedere di «smorzare i toni della polemica politica, cessando qualsiasi tentativo di strumentalizzazione del caso». Lunedì è previsto l’incontro più importante, tra i legali della Salis, Eugenio Losco e Mauro Straini, il padre della donna e il ministero degli Esteri Antonio Tajani e quello della Giustizia Carlo Nordio. In quell’occasione, gli avvocati, che si dichiarano «fiduciosi», chiederanno al governo italiano una lettera da allegare all’istanza per i domiciliari, nella quale venga sollecitato il rispetto di alcune garanzie, ma soprattutto venga assicurato che l’imputata sconterà i domiciliari in Italia.

Ilaria Salis, ipotesi braccialetto elettronico: si tratta per i domiciliari in Italia. La Russa ha incontrato il padre a Milano

L’INCONTRO

«Ricordatevi che io prima di fare il politico sono avvocato penalista, di carcere. Quindi per me non è difficile immedesimarmi nel desiderio del padre, prima di tutto, che sia rispettata la dignità della figlia imputata», commenta La Russa ma sottolinea: «La decisione degli arresti domiciliari non attiene al grado di responsabilità per i fatti contestati, se possono essere concessi. E il fatto che li abbiano respinti ma esaminati significa che in teoria possono essere concessi. Sono estremamente favorevole, però decide liberamente la magistratura ungherese. La decisione dei domiciliari non può essere nostra. Ci può essere per esempio la disponibilità del luogo in Ungheria, in attesa di un’eventuale richiesta in Italia, e potrebbe essere l’ambasciata». 

L’APPUNTAMENTO

«Un testo scritto con rassicurazioni del governo all’Ungheria sulle modalità di esecuzione dei domiciliari in Italia» da allegare all’istanza da presentare al Tribunale di Budapest. È quanto il padre e i legali di Ilaria chiederanno lunedì a Nordio e Tajani. E se la famiglia e gli avvocati si dicono «fiduciosi» sulle risposte che potranno arrivare, i rappresentanti del governo stanno studiando la questione di quelle «indicazioni esplicative» da fornire a Budapest anche dal punto di vista giurisprudenziale. «Perché Ilaria Salis possa venire in Italia agli arresti domiciliari - ha sottolineato Tajani - deve essere posta ai domiciliari in Ungheria. Dobbiamo ragionare in termini di diritto». I legali, però, vogliono ottenere i domiciliari in Italia anche con quel «foglio», da depositare assieme alla richiesta, in cui il governo dovrebbe indicare ai giudici ungheresi che sono previsti «braccialetto elettronico e controlli di polizia» e che la 39enne parteciperà alle udienze «con accompagnamento in Ungheria o in video collegamento».

Gli avvocati si sono già visti respingere tre richieste sulla misura alternativa in Italia per pericolo di fuga. La procedura, chiariscono, prevede che il Tribunale di Budapest prima valuti l’istanza e in caso di via libera si rivolga al Paese estero per certificare il modo in cui sarà eseguita la misura. La difesa chiede che quest’ultimo passaggio venga «anticipato» nell’istanza, come «rassicurazione» sul fatto che la 39enne, maestra e militante antifascista, non si sottrarrà alla misura cautelare e al processo, con un’udienza prevista per maggio e che potrebbe durare anche un anno. I legali non ipotizzano al momento di chiedere i domiciliari in Ungheria proprio perché la Salis «non ha alcun domicilio, alcun collegamento e nessuno potrebbe aiutarla nel sostentamento», dicono.

 

LA LEGGE

Per la difesa il «grimaldello» è la decisione quadro del Consiglio europeo del 2009, attuata in Italia nel 2016, sull’applicazione «tra gli Stati membri dell’Unione europea del principio del reciproco riconoscimento delle decisioni sulle misure alternative alla detenzione cautelare». I difensori valorizzano il punto 5: «La persona non residente nello Stato del processo corre il rischio di essere posta in custodia cautelare in attesa di processo, laddove un residente non lo sarebbe». Sul fronte politico-diplomatico, ad ogni modo, bisogna tenere conto del fatto che la giurisprudenza sulla decisione quadro non è univoca. Secondo interpretazioni restrittive vale per i condannati, ma non per gli imputati. Lettura superata a detta dei difensori. Ma in una recente sentenza, la Cassazione ha respinto la richiesta di uno spagnolo ai domiciliari in Italia che chiedeva che la misura fosse eseguita in Spagna. Per la Suprema Corte quella normativa europea si applica a misure come l’obbligo di dimora, non per carcere e domiciliari. 

Ultimo aggiornamento: 08:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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