Giro d'Italia, la maglia rosa nasce a Belluno: «È il nostro modo di raccontare un Paese stupendo»

Sabato 29 Aprile 2023 di Anna Valerio
Alessio Cremonese nella fabbrica con pezze di tessuto riciclato usato per fare le maglie

FONZASO (BELLUNO) - Da sei anni la maglia rosa più famosa d’Italia nasce in provincia di Belluno.

A Fonzaso, tremila anime scarse al confine con il Trentino. Un autentico made in Veneto, come tiene a sottolineare Alessio Cremonese, amministratore delegato della Manifattura Valcismon, l’azienda proprietaria del brand Castelli ma anche di Sportful e Karpos. Ed è di questi giorni la notizia che Castelli vestirà il vincitore del Giro d’Italia per altri tre anni. 

Cosa significa per voi produrre la maglia rosa?
«Non è solo produrre un capo di abbigliamento sportivo, è qualcosa di molto importante, é un orgoglio, il marchio più antico d’Italia produce il simbolo del ciclismo italiano nel mondo. Quando nella tappa finale vedo il vincitore sul podio con le nostre maglie è sempre emozionante e so che anche mio padre prova la stessa emozione, lui che ha fondato questa azienda. Noi raccontiamo e rappresentiamo l’Italia, il made in Italy, lo stile che tutti ci invidiano, soprattutto all’estero».

Da un punto di vista aziendale che cosa comporta?
«Dedicare tempo e investimento all’interno dell’azienda. Dietro la maglia rosa lavorano moltissime persone che vanno dal reparto grafico e quello della modelleria, al taglio. Poi la stamperia e le sarte per verificare i dettagli. Oltre allo staff che segue l’ingegneria dei vari materiali e prodotti. Niente è lasciato al caso. A questo aggiungiamo il gruppo che segue il Giro e gestisce le esigenze degli atleti che di volta in volta vestono le varie maglie: il nostro staff deve spiegare loro i prodotti e assecondare le varie necessità di fitting specialmente prima delle gare a cronometro, che sono le più delicate da seguire. Poi c’è lo staff coinvolto nell’attivazione della sponsorizzazione che comprende le persone che seguono lo stand al villaggio partenza delle tappe, quelle che che seguono gli ospiti nelle varie hospitality di partenza e arrivo. Quindi alla fine direi che dietro la maglia rosa c’è una bella famiglia in movimento».

Poi c’è la produzione vera e propria della maglia rosa: quanti pezzi fate per il Giro?
«Diciamo tanti. Abbiamo le 4 maglie di leader e se le moltiplichiamo per tutti i modelli che mettiamo a disposizione per gli atleti sono davvero molti. Non si parla solo della maglia, c’è la maglia gara, quella da scalatore, il body da strada, quello da crono, la giacca, il gilet antivento, i calzini e i guanti abbinati, i gambali. Alla fine è davvero molto materiale da produrre. E questa è la parte degli atleti. Poi invece c’è il pubblico per il quale mettiamo in vendita i pezzi più iconici. Per gli stranieri, soprattutto, la maglia rosa è un oggetto da collezione, cosi come per alcuni sponsor del Giro». 

Come cambia di anno in anno la maglia? Siete voi che proponete o Rcs vi chiede determinate linee?
«La parte artistica arriva da Fonzaso, i nostri grafici sono sempre aggiornati sulle tendenze del mercato. Poi assieme a Rcs si decide la linea, ma siamo sempre stati d’accordo, un vero lavoro di squadra».

Cosa distingue la Maglia Rosa di quest’anno dalle altre?
«La grande fascia bianca sul petto che la rende personalizzabile o semplicemente un oggetto da far autografare ai campioni».

Da qualche anno avete abbracciato una politica ecosostenibile che si riflette anche sulla Maglia Rosa.
«Si è vero, grazie alla bella collaborazione nata con Sitip anche quest’anno abbiamo prodotto una maglia con tessuti ricavati dal recupero di bottiglie di plastica. Ci rendiamo conto che non possiamo guardare dall’altra parte, dobbiamo dare il nostro contributo per aiutare questo pianeta a soffrire meno.».

Quanto vi impegna come azienda essere i produttori della maglia rosa?
«Ci impegna molto economicamente e in termini di persone. La maglia rosa per noi è l’evento dell’anno: iniziamo a lavorarci in autunno e finiamo a giugno con le gare».

Chi vorrebbe vedere in rosa quest’anno?
«Non me ne vogliano gli italiani, ma vorrei vedere Remco Evenepoel (che corre già con le maglie dell’azienda di Fonzaso, ndr): un doppio Castelli sul podio sarebbe bello bello».

Chi avrebbe voluto vedere in Maglia Rosa o vorrebbe vedere in futuro?
«Per amicizia mi sarebbe piaciuto vedere in rosa Peter Sagan e tutti gli italiani, ma anche un ciclista veneto. Magari ci sarà. Io sono molto orgoglioso della mia terra e sognare non costa niente».
 

Ultimo aggiornamento: 16:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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