Carceri. Dal cortile di casa alla ribalta sui social con gli “Haiku in dialetto veneto”: Francesca, l'influencer che spopola

Francesca Paluan: «Le mie frasi in veneto famose grazie alla zia»

Venerdì 9 Giugno 2023 di Iris rocca
Francesca Paluan

CARCERI (PADOVA) - «Mi no digo gnente, ma gnanca no taso». Come una delle sue citazioni, sembra non avere granché da dire, ma assolutamente non si risparmia, Francesca Paluan, trentenne di Carceri, meglio nota per il suo account Instagram prossimo ai 100mila followers sulle massime in dialetto veneto: Haiku Veneti


Francesca, dove è nata questa passione per la lingua veneta, soggetto di nicchia ora alla ribalta sui social? 


«Nel cortile di casa, dove fin da piccola assistevo alle chiacchiere di mia nonna e zia Lauretta su qualsiasi argomento, in un paese da 1.200 anime della bassa padovana in cui la lingua ufficiale è il dialetto con ogni suo detto, proverbio, intercalare e tantissime figure retoriche.

Osservavo per ore i loro modi di fare, le loro espressioni e mi rendevo conto di quanto fossero buffe». 


Se con lei fatichiamo ad usare la parola influencer, tanto più che preferisce non comparire per lasciare spazio alle sue citazioni, zia Lauretta è la vera star del suo canale. 


«Le devo molto. Non solo sul piano umano, dato che lei e nonna sono state delle seconde mamme, ma anche perché lei ha sempre avuto un taccuino in cui segnava i modi di dire veneti e scriveva le canzoni che cantava mia nonna. Come testimonial della nostra cultura non ha paragoni e poi sa la storia di tutti i santi e conosce tutti i santuari del Veneto». 


Nonostante i 75 anni la zia è molto a suo agio con il mezzo social. 

«È sempre stata abituata al pubblico: faceva la guida all’Abbazia di Carceri. Ed è informatissima: tra libri, giornali, tv e social è sempre al passo coi tempi. È a suo agio ovunque e le fa molto piacere essere riconosciuta». 


Ed ha una spiccata vena ironica. 

«In generale le piace riuscire a strappare un sorriso, ma soprattutto è molto furba nel saper leggere le persone. I discorsi tra zia Lauretta e le signore che vengono a trovarla nel nostro cortile nella piazza di Carceri sono tutt’ora degli spettacoli esilaranti ai quali assistere». 


Degli show dai quali lei attinge a piene mani. O dovremmo chiamarla Dottoressa come fanno i suoi follower? 

«Certo, è il mio titolo (scoppia in una risata, ndr). Mi fa sempre molto ridere questa cosa tutta italiana del titolo che le persone si aggiungono da sole al nome. Visto che anche io sono laureata ironizzo spesso su questa cosa». 


Laurea in comunicazione? 

«Tutt’altro. Dopo il liceo scientifico mi sono laureata in infermieristica, facoltà che ha allenato il mio occhio clinico sulle cose, l’approccio scientifico anche nel trattare le persone. Poi, però, alla laurea papà mi ha regalato la macchina fotografica». 


Ed è stato un colpo di fulmine. 

«Ho sempre avuto la passione per il disegno ed il cinema. Mi sentivo di avere una parte artistica inespressa che la fotografia ha colmato e da cinque anni ne ho fatto una professione. Poi il covid ha fatto la sua parte». 


In che senso? 

«Non c’erano più eventi dove scattare. Avevo tempo da perdere e mi sono dedicata al nostro territorio, facendo foto oniriche del Veneto con la nebbia, le luci, il buio, usando anche il drone. Le ho riprese in mano associandole ai detti veneti. Di lì a poco è nato il profilo ufficiale che in meno di un mese aveva già raccolto più di 5mila followers: Haiku Veneti». 


Perché Haiku? 

«Il nome sposava le due culture che amo, l’asiatica e la veneta, facendole funzionare insieme. Mi faceva molto ridere questo paragone, quasi un ossimoro, tra gli haiku giapponesi raffinati e i detti terra a terra del nostro Veneto. Hanno una metrica ben precisa nel modo in cui sono scandite le parole. È anche molto difficile e piena di regole che ho iniziato a studiare di recente». 


Quindi lo studio continua. 

«Sempre durante la pandemia ho frequentato corsi on-line e partecipato ad un’accademia sul web design dove ho approfondito i social media ed il content marketing. Ho iniziato a capire la potenza del mezzo e con il mio professore abbiamo studiato dove sarei potuta arrivare con la pagina. Così sono ora content creator per un’azienda e continuo a coltivare il mio sogno di documentarista della cultura veneta, che grazie ad “Haiku Veneti” vivo come un divertente hobby». 


Una pagina condivisa anche dal governatore Zaia. 

«Sì, il presidente ha ripreso già un paio di volte le frasi più esemplari e divertenti. Sicuramente mi ha divertita meno vedere le mie grafiche utilizzate per campagne politiche senza che io lo sapessi, anche durante le ultime amministrative. Ora ho registrato il marchio ed ho protetto queste frasi e le immagini collegate. Haiku Veneti viene spesso associata a politici venetisti, ma è assolutamente slegata dalla politica». 


L’espressione che la rappresenta? 

«“Fa’ ti fa’ ben”. Anche se quella che dico più spesso quando ho poca voglia di uscire è “Ora che me lavo e tuto...”». 


E quella più apprezzata? 

«Che no ndemo in serca de rogne, fame na carità». 

Ultimo aggiornamento: 10 Giugno, 09:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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