Dopo la tragedia trovato un altro ordigno a Vivaro, l'Esercito recupera una granata inesplosa

Venerdì 20 Ottobre 2023 di Cristina Antonutti
I carabinieri al lavoro a Vivaro

Una granata inesplosa è stata trovata nei Magredi del Dandolo durante una bonifica straordinaria da parte dei militari dell’Ariete.

A invitare l’Esercito a intervenire è stata la Procura di Pordenone, dopo aver appreso dalla difesa di Silvio Cesaratto - il nonno del piccolo Gabriele, ucciso a 10 anni da una granata raccolta nel poligono di tiro - che quacuno, anche dopo la tragedia che ha scosso la comunità di Vivaro, continua a raccogliere munizioni nell’area dove si svolgono le esercitazioni. La granata trovata l’altro ieri dai soldati dell’Ariete non è un residuato bellico, ma è recente, come quella esplosa nel laboratorio di via del Pozzo a Vivaro il 22 settembre scorso. 


IL SEQUESTRO


L’ordigno non è stato recuperato integro. È stato fotografato, dopodiché si è deciso di neutralizzarlo per ragioni di sicurezza. Dopo il brillamento, il sostituto procuratore Andrea Del Missier ha disposto il sequestro dei resti della granata per confrontarli con schegge e frammenti recuperati dagli artificieri dei Carabinieri di Udine a Vivaro. Ai fini investigativi sarà importante stabilire se il modello degli ordigni sia lo stesso. Non solo. La Procura ha chiesto di appurare se siano stati utilizzati durante un’esercitazione e, nel caso, perché siano sfuggiti alle operazioni di bonifica. Se le granate non sono state utilizzate durante le prove di tiro dell’Esercito, bisognerà capire come siano finite nel greto del Cellina. Qualcuno forse se n’è disfatto gettandole in un luogo dove prima o poi sarebbero state intercettate dai soldati dell’Ariete durante le bonifiche straordinarie?


LA PREOCCUPAZIONE


Nonostante i cartelli di divieto, sono tanti i raccoglitori di munizioni che frequentano i Magredi per recuperare munizioni da rottamare. Dopo la morte di Gabriele, non ci sono state esercitazioni. L’ultima risale al giorno prima della tragedia, quando nel Dandolo c’era la presenza del 1° Reggimento Trasmissioni di Milano. Nel corso dell’addestramento un ufficiale era rimasto ferito in modo non grave. L’incidente era successo durante il lancio di una bomba a mano, di quelle inoffensive. Qualcosa era andato storto nella fase di lancio e l’ufficiale che supervisionava l’attività ha spinto il soldato per metterlo al sicuro ed è stato investito dai pezzetti di plastica contenuti nella bomba a mano. La granata rinvenuta l’altro ieri conteneva una carica ridotta. Era adagiata sulla ghiaia, integra, nessun segno di esplosione (non era frantumata o aperta), ma soltanto qualche scanalatura lasciata dal dispositivo con cui è stata lanciata da una certa distanza. Ve ne sono ancora nell’area del Dandolo? Gli inquirenti non nascondono la preoccupazione e invitano chiunque abbia raccolto simili granate nelle ultime settimane a mettersi in contatto con i Carabinieri per evitare altre tragedie.


LA DATAZIONE


L’assenza di esercitazioni dopo il 21 settembre, fa pensare che la granata fosse in quel punto da settimane (a meno che non sia stata abbandonata da qualcuno in seguito alla morte di Gabriele). Dopo ogni addestramento i militari hanno l’obbligo di bonificare il terreno, perché il poligono è un’area protetta. E quando arrivano reparti da fuori regione o provincia, un soldato dell’Ariete supervisiona e verifica che vengono fatte le operazioni di pulizia. Tre volte all’anno l’Ariete procede con bonifiche straordinarie che impegnano un centinaio di uomini e durano una settimana. Quello cominciato l’altra ieri è un ennesimo intervento. Interrotto dal maltempo, riprenderà appena smette di piovere. I controlli straordinari permettono di individuare quelle munizioni che possono sfuggire alle operazioni di bonifica fatte subito dopo gli addestramenti.


LA DIFESA


Silvio Cesaratto, ferito gravemente dalle schegge della granata che ha ucciso il nipote, è ancora ricoverato all’ospedale di Pordenone. È stato iscritto sul registro degli indagati per l’ipotesi di omicidio colposo e detenzione di munizionamenti bellici. Gli inquirenti attendono di raccogliere la sua testimonianza non appena sarà in grado di essere interrogato. È difeso dall’avvocato Paolo Dell’Agnolo: «Condivido la bonifica sollecitata dalla Procura - ha detto - Ritengo che sia stato un intervento opportuno».

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