PREGANZIOL (TREVISO) - Prima una fonte confidenziale che ha dato il via alle indagini, poi le telecamere piazzate fuori dagli appartamenti a luci rosse per avere le prove dell’attività illecita, e infine le parole dei clienti beccati dopo gli appuntamenti con escort e trans sudamericane che venivano reclutate sia online che ai festini. Così sono stati incastrati dalla squadra mobile di Treviso il poliziotto Ivan D’Amore, siciliano 32enne di Preganziol ed ex militante di Fratelli d’Italia, e la compagna nonché socia in affari Merceby Primera Morales, 50enne colombiana. Entrambi sono accusati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione: per la Procura incassavano dalle ragazze (17 quelle finite nel giro) 400 euro a settimana oltre alla locazione in quattro appartamenti, due a Treviso , uno a Preganziol e uno a Martellago.
LA PARABOLA
La parabola discendente di Ivan D’Amore era iniziata un paio d’anni fa con un banale furto a un supermercato in compagnia proprio della compagna colombiana. Poi era rimasto vittima di un accoltellamento sempre nell’ambito dell’ambiente sudamericano. La sospensione dal lavoro di poliziotto di frontiera all’aeroporto Marco Polo di Venezia ha fatto il resto. Anche perché la strada politica con Fratelli d’Italia, pur essendo stato mister preferenze (111) alle comunali di Preganziol, non gli aveva garantito un posto in consiglio comunale. Ed era stato esautorato dal ruolo di coordinatore del circolo di FdI che venne in seguito commissariato. Senza stipendio, aveva attirato l’attenzione dei colleghi in divisa per il suo tenore di vita fatto di feste e viaggi. E più di qualcuno guardava con sospetto le sue frequentazioni sudamericane.
LA DIFESA
Dietro c’erano infatti i contanti garantiti dalle pèrostitute che esercitavano nei tre appartamenti, ora sotto sequestro per l’ira dei proprietari. «Prendevo solo i soldi del subaffitto - ha ammesso D’Amore davanti al gip, dopo l’arresto in flagranza di lunedì scorso - non ho mai sfruttato nessuno». Versione resa durante l’interrogatorio davanti al gip in cui ha negato di aver mai preteso una percentuale sulle prestazioni sessuali di inquiline e inquilini. Per la Procura, invece, non aveva a disposizione “solo” i 1600 euro a settimana delle locazioni, ma un giro d’affari da 70mila euro al mese. Anche perché le prostitute venivano cambiate di continuo proprio per evitare di dare nell’occhio, e fuori dagli appartamenti venivano usate delle uova come segnali per capire se la casa fosse libera oppure occupata. Diverse le misure cautelari adottate nei loro confronti: il poliziotto è stato scarcerato e sottoposto all’obbligo di firma, la donna invece è rimasta in carcere. «Per mancanza di un domicilio idoneo» precisa l’avvocato.