La storia di Ottavio Bottecchia, la leggenda del ciclismo nata dalla fame del dopoguerra

Domenica 17 Marzo 2024 di Fulvio Fioretti
La copertina del libro dello storico Ido Da Ros dedicato al campione del ciclismo Ottavio Bottecchia

COLLE UMBERTO - Prima decorato della Grande Guerra, poi muratore e carrettiere e infine campione leggendario, primo italiano vincitore di due Tour de France consecutivi, e pure con un secondo posto all’esordio nella “grand boucle”. Di Ottavio Bottecchia, gloria sportiva di Colle Umberto si ricordano generalmente le più note affermazioni, e la sua morte avvenuta in quel di Trasaghis in circostanze mai del tutto chiarite nel giugno 1927. Recentemente al suo paese, San Martino di Colle Umberto, è stato inaugurato un museo in suo onore, ma poco o niente si sapeva dell’Ottavio Bottecchia dilettante, del suo approccio tardivo alla bicicletta a 26 anni suonati, e delle prime vittorie che avrebbero spianato la strada, non senza riserve della sua famiglia, al professionismo. 


LA RICERCA

Ci ha pensato lo storico vittoriese, nonché scrittore, Ido Da Ros a colmare il vuoto con un volumetto che per gli appassionati del ciclismo si rivelerà prezioso, dal titolo “L’astro nascente, le prime corse di Ottavio Bottecchia”.

Una ricerca accurata negli archivi de Il Gazzettino e in altri giornali del tempo ha permesso di ricostruire la parabola del campione, e di mettere subito in evidenza che nel primo dopoguerra erano tempi duri per tutti, ma soprattutto per chi abitava in sperduti paesini di campagna, in famiglie numerose, dove la prima incombenza era procurarsi da mangiare per combattere la fame e tutti dovevano dare il contributo. Una contestualizzazione necessaria per poter capire che nessuno pensava da queste parti di fare il campione, e fare il corridore non era per niente considerato un lavoro. Ecco perché Bottecchia (che era l’ultimo di otto figli, motivo per cui i genitori hanno deciso di chiamarlo così, ndr) doveva combattere anche contro l’avversione della famiglia, soprattutto dell’anziano padre, alle corse in bicicletta.

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LA SCOMMESSA

Per farli ricredere lui, ex bersagliere, corpo nel quale aveva preso dimestichezza e aveva iniziato ad amare la bici, doveva vincere e portare a casa qualcosa da quelle corse. Si scopre allora che dal 18 aprile 1920 con un quinto posto in una breve gara a Cordignano, con la maglia dell’Unione sportivi Cordignanesi, Bottecchia ci mise poco a vincere la prima gara: fu a Roncade, Giro del Piave, il 16 maggio 1920. Poi una seconda il 30 maggio a Vazzola. In quei tempi si correva in rapida successione in provincia di Treviso, in posti raggiunti e lasciati per tornare a casa sempre in bicicletta. Se Ottavio non vinceva era a causa di una foratura (si perdevano parecchi minuti a riparare la camera d’aria), o perché la sua indole di attaccante lo vedeva sempre a caccia di traguardi volanti dove i premi in natura o di poche lire servivano per le iscrizioni, e meglio poi a casa. E quindi fino alle corse fuori regione dove partecipavano già ciclisti dilettanti affermati, come al giro del Friuli del 1920 dove concluse al terzo posto per poi vincere nel 1921 il campionato veneto dilettanti su 219 chilometri di percorso, a un anno dall’esordio. Arrivò al professionismo nel 1922 a 28 anni e, dopo una deludente partecipazione al Giro del Veneto, non mollò. Il resto è storia. Dal secondo posto al Tour de France nei quale indossò la maglia gialla per sei giorni nel 1923, primo italiano a salire sul podio, ai successi ottenuti nel 1924 e nel 1925. 

Ultimo aggiornamento: 17:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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