CISON - Un’avventura in Afghanistan, nel paese in mano ai talebani, terra affascinante ma dove il rischio di combattimenti, attentati e sequesti è elevato, che il cisonese Pietro Toffolatti non potrà dimenticare facilmente. Titolare di un’azienda con sede a San Vendemiano che si occupa della vendita di moto, quad e cingolati, lo scorso mese, appoggiandosi al gruppo di Overland capitanato da Filippo Tenti ha potuto seguire le rotte battute con la spedizione televisiva Overland18, si è lanciato, a 71 anni, alla scoperta dell’Afghanistan.
I CONTROLLI
Situazione difficile, dunque, con il regime talebano che rende ancora più tragica la situazione. «Sono dappertutto. Controllavano i nostri permessi, ma anche i tempi di percorrenza da un luogo a un altro. Sono dei fondamentalisti islamici dediti al controllo della vita delle persone. Le più penalizzate sono le donne che non possono studiare dopo i 12 anni, non possono guidare un’auto o praticare sport all’aria aperta o mostrare il proprio viso e sono costrette a indossare il burqa integrale. Non possono lavorare e non sono libere nemmeno di recarsi dal parrucchiere o di accedere in certi luoghi. Condizioni di vita inaccettabili che hanno riportato l’Afghanistan indietro nei secoli. Anche noi, per poterci muovere meglio e passare inosservati, abbiamo indossato i vestiti tipici della loro tradizione». L’Afghanistan è anche terra di Patrimoni Unesco.
LE MERAVIGLIE
«Sono due i siti e ho avuto il privilegio di visitarli entrambi. Ci siamo recati sia al mitico Minareto di Jam, sia al sito del paesaggio culturale e archeologico della Valle di Bamyan, teatro di uno dei più grossi scempi commessi dai talebani: dove c’erano i grandi Buddha, ora ci sono due enormi buchi, una ferita a uno dei luoghi più incredibili del mondo. Il turismo potrebbe essere una delle grandi fonti di sostentamento del Paese, ma la crudezza del regime e il costo dei permessi lo rende impossibile, favorendo invece i traffici di armi e di oppio che stanno proliferando». Ma che esperienza è stata? Alla fine, Toffolatti non ha dubbi. «Porterò l’Afghanistan e la sua gente nel cuore. Ho dormito in hotel ma anche nelle loro case e ho mangiato i loro cibi a base di ortaggi e agnello. Sono poveri ma pieni di dignità e vivono in una terra bellissima; il color blu lapislazzulo dei laghi di Band-e Amir da soli valgono un viaggio in Afghanistan». La prossima meta? «A dicembre in Algeria con i camion».