Anche Lapo e Ginevra Elkann sono ora indagati dalla Procura di Torino.
Eredità Agnelli, accolto il ricorso di John Elkann contro il sequestro dei documenti
I sequestri
Dopo la decisione del tribunale del Riesame, che sabato scorso aveva parzialmente bocciato il decreto di perquisizione notificato l’8 febbraio al nipote a cui l’Avvocato Agnelli ha lasciato di fatto il suo impero, la Procura subalpina ha deciso di andare avanti nell’inchiesta. I documenti che i finanzieri avrebbero dovuto restituire, ieri sono stati posti nuovamente sotto sequestro. John era già stato iscritto nel registro degli indagati per «dichiarazione fraudolenta al fine di evadere l’imposta sul reddito», insieme allo storico commercialista di famiglia Gianluca Ferrero e al notaio svizzero Urs Robert Von Gruenigen, incaricato di amministrare il patrimonio di “lady Fiat”. Ora però l’arco temporale delle contestazioni si allarga, dal 2016 al 2019: periodo nel quale gli inquirenti ritengono Marella vivesse a stabilmente a villa Frescot, sulle colline torinesi. L’omesso versamento dell’Irpef sui redditi prodotti in quegli anni ammonta a circa 30 milioni di euro. Prima invece al nipote maggiore era contestato l’evasione sul 2018 e i primi due mesi del 2019, per un totale di 3,8 milioni.
Dopo che i finanziari di Torino, a luglio scorso, avevano avviato un’ispezione nei confronti della P Fiduciaria riconducibile agli Elkann e conclusasi a metà dicembre «con rilievi» di irregolarità rispetto alla normativa antiriciclaggio, John il 31 ottobre si era affrettato a presentare delle dichiarazioni integrative sui redditi relative agli anni di imposta 2019-2020-2021, «da cui emerge - si legge nel decreto di perquisizione - la disponibilità di beni collocati all’estero ragionevolmente derivanti dall’eredità di Marella Caracciolo», oltre alla presenza di redditi riconducibili alle società anonime, con sede in Liechtenstein, Blue Dragons e Dancing Tree. «Analoghe risultanze, ossia disponibilità di beni da successione, emergono dalle dichiarazioni presentate per i medesimi anni di imposta dai fratelli di John Elkann, cioè Lapo e Ginevra Elkann», spiegano i pm. È così che è riaffiorato un tesoro da 700 milioni di euro. Per i tre fratelli sono redditi prodotti all’estero, per il procuratore aggiunto di Torino Marco Gianoglio, titolare dell’inchiesta, sono invece prodotti in Italia. E proprio per questo andava versata la tassa di successione relativa a quella porzione di eredità.
Firme apocrife
I militari del nucleo di polizia economica finanziaria di Torino non hanno trovato gli originali del testamento del 12 agosto 2011 e delle due aggiunte fatte nel 2012 e nel 2014, e sospettano - sulla base di una perizia calligrafica - che le firme di Marella su quei documenti siano apocrife. Tra i documenti che restano sotto sequestro ci sono «faldoni relativi al personale dismesso». È questa una delle prove che potrebbe essere utile a dimostrare la tesi accusatoria della Procura subalpina, secondo cui John Elkann si sarebbe prestato ad assumere «alle proprie dipendenze, ovvero in seno alle società Fca Security e Stellantis Europa, dietro il suggerimento del consulente fiscale Gianluca Ferrero, assistenti e collaboratori che negli anni hanno prestato il proprio servizio a favore» di Marella Caracciolo. Subito dopo la sua morte, Jaki ha infatti licenziato quasi tutti i domestici al servizio della nonna (salvandone solo uno o due), a dimostrazione che i contratti di assunzione da lui firmati sarebbero stati un escamotage per dissimulare la reale residenza di “lady Fiat”.