Sei Nazioni, gli azzurri cedono alla Francia 18-40

Sabato 11 Marzo 2017 di Paolo Ricci Bitti
Sei Nazioni, gli azzurri cedono alla Francia 18-40

Due minuti e Parisse vola in meta facendo alzare in piedi i 52mila dell'Olimpico inondato di sole. Che meta: 10 fasi inanellate da avanti e trequarti che a ogni carica conquistano metri di terremo francese fino a quando Canna buca con uno dei suoi guizzi la linea dei bleus e scarica per il capitano. Un capolavoro. E un'illusione, perché alla fine sul prato smeraldo resterà scritta l'undicesima sconfitta consecutiva dall'Italia nel Torneo: 18-40, ovvero 2 mete a 4 con la costante di un secondo tempo gravato da tre mete con cui la Francia è progressivamente sfuggita agli azzurri che pure non hanno mai dato l'idea di crollare. Anzi, l'Italia alla fine ha avuto più possesso di palla e conquistato più territorio dei rivali: dati che fanno a pugni con il punteggio della severa sconfitta.
 

 

Ma il fatto è che i francesi con la palla in manon e in difesa sono stati enormemente più efficaci degli azzurri: su 161 placcaggi "tirati" ne hanno sbagliato solo 12, mentre l'Italia ha fallito 54 volte su 157, troppo, veramente troppo di frionte ad avversari come i galli che amano galoppare con l'ovale ben poche volte calciato. I francesi hanno alllora corso per 880 metri palla in mano rispetto a 350 degli azzurri.
Questa volta è apparsa evidente, in mancanza di una nuova trovata tipo la tattica no-rucks che aveva mandato in confusione l'Inghilterra, la differenza tecnica fra le due formazioni, o meglio, la capacità di sbagliare di meno quando il gioco diventa più frenetico. 
Peccato perché gli azzurri avevano rotto assai bene il ghiaccio in un primo tempo di fiammate e di occasioni fallite perché prima del the la Francia è davanti 11-16 pur avendo gestito assai meno palloni degli italiani che all'8' hanno gettato una fantastica chance dopo aver di nuovo annichilito in galletti con gli avanzamenti impetuosi di Parisse, Favaro, Van Schalkwick. Il pallone arriva troppo lento all'ala Esposito che viene bloccato a 50 centimetri dalla linea: sarebbe stato un uno-due pesante da ricucire. Anche perché Parisse in giornata di grazie (da urlo un suo passaggio dietro la schiena) stava dirigendo una nazionale davvero efficace in ogni sua azione, a partire da una serie di efficaci rolling maul. No, almeno per adesso nessuna tattica no-ruck, forse accennata una volta sola ma senza costrutto (come si immaginava). "Bisogna tenere i francesi sotto pressione" aveva detto il capitano e così stava accadendo. Invece due cali di tensione (su calcio di rinvio dei francesi!) hanno consegnato munizioni e terreno agli avversari. Errori madornali e incomprensibili per una squadra che stava giocando con tale maturità. Così i bleus si sono fatti sotto con i piazzati di Lopez e poi hanno sorpassato con una meta di Fickou  al 20' che ha slolomato indisturbato fra gli azzurri. 
L'Italia ha allora cominciato a costruire gioco riescendo anche, ma una sbavatura di qua in mischia e un'altra al contatto ha permesso alla Francia di restare in avanti.

Nella ripresa, però, gli azzurri hanno perso smalto permettendo alla Francia di distendersi: Padovani ha salvato una prima volta su Vakatawa con una prodigiosa ricnorsa ma poi al 49' il colosso di origini fijiane è atterrato in mezzo ai pali: 11-26 pereché intanto Lopez pochi minuti prima aveva infilato un altro penalty (8 su 8 alla fine per lui!).
Qui la situazione rischiava di precipitare, ma invece l'Italia ha continuato a crederci: tanta fatica però per costruire con azioni vanificate all'ultimo passaggio.
Al 57' l'episodio che poteva riaprire il match: Bronzini, molto tonico, subentrato a Gori, si è tuffato in meta abbracciato da due francesi. L'arbitro neozelandese O'Keeffe ha assegnato la meta come voleva la logica e la sua esperienza. Una meta da assegnare 101 volte su 100, ma poi il guardalinee Owens l'ha convinto a chiedere aiuto al collega sudafricano Jonker alla moviola. E si è trattato di uno di quei rari e dannati casi in cui le telecamerev da mille angolazioni non riescono a inquadrare il momento topico dell'azione, insomma il "toccato" a terra del pallone. Nel dubbio, che prima non aveva avuto, l'arbitro ha annullato la meta concessa.
Ora sul 18-28 non si come sarebbe andata a finire. Certo gli azzurri erano ancora sotto il break ma intanto si erano portati sotto. Moralmente è stata un mozzata che ha aperto nuovi varchi ai francesi piombati in meta con Picamoles al 67' (11-33) e infine con Dulin al 76' (11-40). In mezzo la meta annullata, questa volta con più logica, a Ben Arous perché un piede di PIcamoles aveva toccato la linea dell'out. Ma tant'è. Sulla sirena la meta di Esposito che ha reso meno duro il divario, ma non la sensazione che la strada per gli azzurri di O'Shea resta molto impervia.
 
Il tabellino
Italia v Francia 11-16  (18-40)
Marcatori: p.t. 3’ m. Parisse (5-0), 8’ cp Lopez (5-3), 16’ cp Canna (8-3), 18’ cp Lopez (8-6), 20’ m. Fickou tr Lopez (8-13), 28’ cp Canna (11-13), 34’ cp Lopez (11-16); s.t. 43’ cp Lopez (11-19),  48’ m. Vakatawa tr Lopez (11-26), 67’ m. Picamoles tr Lopez (11-33), 76’ m. Dulin tr Lopez (11-40), 81’ m. Esposito tr Canna (18-40)

Italia: Padovani (72’ Sperandio), Esposito, Campagnaro (54’ Benvenuti), McLean, Venditti; Canna, Gorin (51’ Bronzini); Parisse (cap), Favaro (51’ Mbandà), Steyn; Van Schalkwyk, Fuser (57’ Biagi); Cittadini (41’ Chistolini), Ghiraldini (62’ D’Apice), Lovotti (66’ Panico)
all. O’Shea

Francia: Dulin; Nakaitaci, Lamerat (69’ Trinh-Duc), Fickou, Vakatawa (63’ Huget); Lopez, Serin; Picamoles (71’ Le Roux), Gourdon, Sanconnie; Maestri, Le Devedec (59’ Jedrasiak); Slimani (54’ Atonio), Guirado (cap, 55’ Tolofua), Baille (54’ Ben Arous)
all. Noves

arb. O’Keeffe (Nuova Zelanda)
g.d.l. Nigel Owens (Galles) ,JP Doyle (Inghilterra)
TMO: Marius Jonker (Sudafrica)


Calciatori: Canna (Italia) 3/4, Lopez (Francia) 8/8,

Note: Giornata soleggiata a Roma, spettatori presenti 51770.

Rbs 6 Nations Man of the Match: Baptiste Serin (Francia)









La presentazione
Un occhio al passato prossimo e il cuore a quello remoto oggi dalle 14.30 all’Olimpico per Italia-Francia, quarto atto del Sei Nazioni davanti ad almeno 55mila fedeli (botteghini aperti). Un occhio alla rivoluzionaria lezione di rugby degli azzurri agli inglesi a Twickenham due settimane fa e il cuore alla ricorrenza del ventennale dell’impresa delle imprese dell’Italia ovale che il 22 marzo 1997 a Grenoble mandò finalmente al tappeto (32-40) la Francia del Grand Slam meritando l’invito al Sei Nazioni.

L’abitudine alla sfida con i blues santificata ogni anni nel Torneo dal 2000 non ha ancora cancellato e forse mai cancellerà la patina di epica di questo confronto, per sessant’anni e oltre l’unico che una grande del rugby riservava all’Italia rifilandole poi quasi sempre dure penitenze pasquali. Beh, di sicuro per la giovanissima ala trevigiana Luca Sperandio, per la prima volta oggi convocato in azzurro, questo retaggio del passato non costituirà alcuna zavorra perché lui di fatto è nato a ridosso del trionfo di Grenoble.

E, insomma, anche i suoi compagni sono ormai tutti cresciuti senza la “sindrome francese” che ha segnato le generazioni precedenti. Da una parte è – inevitabilmente – bene che sia così: tutti gli avversari vanno rispettati, ma senza fare sconti ad alcuno. Come è del resto accaduto qui a Roma con i ko dei francesi nel 2011 e nel 2013 e come stava per capitare l’anno scorso a Parigi.

Dall’altra parte non era poca cosa l’irrefrenabile voglia di battere una buona volta gli altezzosi cugini d’oltralpe che ha motivato tante squadre azzurre e che rivive a ogni sfida in chi, rispetto ai giovani schierati adesso da O’Shea, ha attraverso un maggior numero di primavere.

Oggi poi – fuori da ogni metafora – sarà tutto il mondo ovale a guardare il prato dell’Olimpico: la rivoluzionaria tattica no-rucks dell’Italia che ha mandato in tilt le loro maestà inglesi per quasi tutto il match di Twickenham è diventata oggetto di speculazioni persino filosofiche, ne hanno parlato, lodando gli azzurri pur sconfitti, anche l’Economist e il New York Times. Che cosa di inventeranno questa volta gli italiani contro un avversario che di nuovo parte arcifavorito nei pronostici?

“Invece noi – dice il capitano dei record, Sergio Parisse, oggi per la 125a volta in azzurro – ci siamo un po’ stancati di parlare di quella tattica che è stata sì magnificamente efficace contro gli inglesi ma che non possiamo mica replicare a oltranza, per di più contro i francesi che conosco bene perché gioco nel loro campionato dal 2005 (Stade Francais): loro si farebbero certo sorprendere. No, meglio ricordare che i bleus almeno una partita in questo Torneo l’hanno vinta (e contro la Scozia, la squadra rivelazione della stagione), mentre noi siamo pronti a lottare fino all’ultimo respiro per cancellare quello zero in classifica. E allora dobbiamo mettere senza un attimo di tregua pressione sui nostri avversari che sono sì complessivamente superiori ma che tendono a giocare individualmente se perdono il filo del match. Ed è lì che noi possiamo colpire". 

Già, per quanto salvifica nell’evitare l’annunciata batosta a Londra, la fotocopia del machiavello no-ruck sbiadirebbe in fretta di fronte alla verve della squadra in cui il ct Noves è riuscito a innestare il tradizionale gioco arioso francese su un telaio basato su pesi massimi. Epperò di vittorie ne sono arrivate poche, questo Torneo è andato e la pressione di stampa e tifosi su lui e la squadra è enorme. Di fatto la Francia non vince in trasferta nel Torneo dal successo proprio qui a Roma nel 2015. 

Problemi dei francesi che non portano ossigeno al ct azzurro O’Shea, convinto dalla continua crescita di un gruppo da cui oggi, oltre alla novità Sperandio in panca, ripresenta Gori e Canna in regia e il recuperato Ghiraldini in prima linea, con Favaro ancora destinato ad abbattare tutto ciò che è più alto dell’erba. Sfidare frontalmente la Francia dei colossi Picamoles e Vakatawa (un’ala!) non si può, ma con l’estro di Canna e gli slalom di Campagnaro si possono creare loro parecchi problemi.

 

Ultimo aggiornamento: 12 Marzo, 16:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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