Un Fabio Capello a tutto tondo si è raccontato agli studenti dell’università privata di Milano UniLimec, in occasione della presentazione del corso triennale in “sport management" nella sala vip dello stadio San Siro.
I retroscena
Per spiegarsi meglio Capello ha fatto l'esempio della stagione 2006/2007, quando alla guida dei Blancos riuscì a rimontare fino alla vittoria della Liga: «In quella stagione stavamo perdendo 1-0 col Maiorca. All'intervallo feci sedere tutti per terra, spostai Roberto Carlos che era davanti a me, e mi sedetti pure io accanto a loro. Dissi: "Abbiamo recuperato 9 punti al Barcellona e ora dobbiamo regalare un campionato?" Dovevo dargli tranquillità, se strillavo gli mettevo ancor più pressione. Sapete com'è finita? 3-1 per noi, campioni di Spagna».
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In diversi casi il suo approccio fu decisamente più duro, specialmente verso i giocatori meno disciplinati. Addirittura l'ex tecnico della Roma ha raccontato di essere venuto alle mani con Gullit e Cassano, che prima di una partita ordinò un piatto di patatine: «Me la presi ovviamente con lui, ma anche con lo chef, che gliele aveva preparate. Il termine "cassanata" l'ho inventato io».
Particolare anche il suo rapporto con Ronaldo il Fenomeno: «Gli piaceva fare festa e altri compagni lo seguivano. Van Nistelrooy mi disse che in spogliatoio c’era odore di alcol. Ronaldo pesava 94 chili, dieci in più rispetto a quando aveva vinto il Mondiale nel 2002. Gli dissi di mettersi a dieta, le provò tutte, ma arrivò a pesare 92 chili e mezzo». Sul brasiliano si posero poi gli occhi di Silvio Berlusconi: «A lui io devo tutto, ma glielo sconsigliai. Gli dissi che faceva festa, che era sempre circondato da donne. Il giorno dopo sul giornale il titolo era: "Ronaldo al Milan”».
Fondamentale la cura del talento e il lavoro quotidiano: «Ormai non si osserva più nulla. Io ho preso Ibra alla Juve e non sapeva né calciare, né colpire di testa. Poi guardate cosa è diventato. Van Basten aveva il problema nella rincorsa durante le punizioni, io me ne accorsi e la domenica successiva segnò proprio da punizione. Questo per dire che fare schemi è facile, ma correggere gli errori penso sia una delle cose più difficili»
Capello ha poi parlato proprio del suo ritorno al Milan nella stagione 1997/98, bollandolo come «il peggior errore della mia carriera. Berlusconi mi aveva chiamato, per lui avevo una riconoscenza che andava oltre a tutto. Chiesi a Florentino Perez di lasciarmi andare, ma a Milano sbagliai tutto. Il campionato fu disastroso, ma quell'esperienza mi ha insegnato tanto». L'ex mister rivendica anche gli scudetti vinti con la Juventus, poi revocati dopo lo scandalo Calciopoli: «Alla Juve gli scudetti sono 38. Noi abbiamo vinto sul campo, avevamo una squadra troppo forte, non avevamo bisogno di alcun aiuto».
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