Milan,un piccolo Diavolo: il problema non è solo Montella

Lunedì 30 Ottobre 2017 di Gianfranco Teotino
Milan,un piccolo Diavolo: il problema non è solo Montella

Se il problema fosse Montella, sarebbe facile risolverlo. Invece è tutto molto più complicato. Non si può dire che il Milan abbia giocato male, o comunque non sapesse cosa fare, per un'ora con la Roma, o nel secondo tempo con l'Inter, o per tutta la partita con la Juventus. Né si può dire che i giocatori non ascoltino il loro allenatore, nonostante egli sia stato più volte delegittimato da affermazioni piuttosto sconsiderate dei suoi dirigenti. La squadra sembra metterci tutto l'impegno possibile, ma, quando i ritmi calano, si scopre vulnerabile. Le accade cioè quello che normalmente capita alle piccole, se ispirate, contro le grandi: reggono fino a un certo punto, poi subiscono la forza superiore degli avversari. I risultati non ammettono doppie interpretazioni, l'andamento delle partite neppure. Il Milan ha giocato contro quattro delle cinque squadre che stanno dominando la Serie A: Lazio, Inter, Roma e Juventus. Ha sempre perso, rischiando di pareggiare soltanto nel derby. Non solo: è stato anche asfaltato dalla Sampdoria, al momento sesta forza del campionato. Il bilancio in queste sfide è di 3 gol segnati e 13 subiti. Il che significa che nella scorsa estate siamo tutti rimasti vittime di un abbaglio collettivo. Distratti dal colore dei soldi, quegli oltre 200 milioni spesi sul mercato in una girandola di colpi e colpetti, non ci siamo accorti che in realtà era tutto molto casuale, una sorta di pesca a strascico, chi rimaneva impigliato nella rete veniva preso. Ma senza un progetto chiaro.
LE MOSSE
Eravamo quasi tutti convinti che stesse nascendo un Milan subito in grado di staccare uno dei quattro biglietti disponibili per la Champions.

Qualcuno lo vedeva addirittura già in corsa per lo scudetto. Ora invece c'è chi incomincia a pensare sia a rischio persino la conferma in Europa League. Sono arrivati dieci giocatori nuovi, tutti aspiranti titolari: calciatori esperti desiderosi di cambiare aria, giovani promesse e riciclati. Non sempre con la dovuta sintonia fra le idee dei dirigenti e quelle del tecnico. Si cercava un grande centravanti, poi si è deciso di prenderne due buoni, ma non sensazionali. La società aveva deciso di puntare su Andre Silva (enormi potenzialità secondo tanti, fra cui Cristiano Ronaldo), ma Montella non lo vede. Si era partiti con l'idea di lavorare sul sistema di gioco dello scorso anno, poi la imprevista disponibilità di Bonucci ha portato a virare sulla difesa a tre. Che però fa acqua, con o senza Bonucci: i centravanti forti che l'affrontano si esaltano, Immobile ha fatto tre gol, Icardi pure, Higuain due, Dzeko uno. Montella le sta provando tutte. Il modo di affrontare la Juventus era in realtà molto raffinato. Per tradurlo in numeri, il 3-4-2-1 di base si trasformava in 4-1-4-1 in fase difensiva. La squadra era anche equilibrata, ma di categoria inferiore. Con tutto il rispetto, se Borini come rendimento medio è il migliore dei nuovi acquisti da 220 milioni, risulta evidente come qualcosa non abbia funzionato. Comunque la formazione venga rigirata, alcuni giocatori importanti finiscono fuori ruolo, in particolare Suso, Bonaventura e lo stesso Calhanoglu. Certo, non era prevedibile un rendimento così insufficiente da parte dei due giocatori di maggiore personalità, Bonucci e Biglia. Non possono che migliorare. Così come, prima o poi, se non farà la fine del capro espiatorio, Montella riuscirà a trovare un assetto più stabile e limiterà le troppe rotazioni effettuate finora. Ma tutto ciò non basterà a riportare già quest'anno il Milan in Champions. Con tutte le conseguenze economiche che questo fallimento sportivo porterebbe con sé. Povero Diavolo.

Ultimo aggiornamento: 15:13
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