L'atletica italiana ha finalmente trovato un grande talento nella velocità: la consacrazione di Filippo Tortu, 19 anni, arriva non soltanto dai tempi di Savona e del Golden galà di Roma, secondo crono italiano all time a 2 centesimi da Pietro Mennea (Messico 1979, ben 39 anni fa), ma dalle parole di un campione che di velocisti se ne intende davvero: Livio Berruti, oro olimpico di Roma 1960 che domenica ha compiuto 79 anni e incorona Tortu come suo erede. E anticipa i grandi risultati del nostro talento.
L'intervista è del 5 giugno scorso
Dunque se lo aspettava?
«Seguo Filippo con interesse e, in tempi non sospetti, avevo previsto che potesse arrivare ai 10 netti e scendere sotto il limite. Di lui mi piace la serietà e la costanza, doti che sono fondamentali nell'atletica di oggi. E ha un valore aggiunto: il papà Salvino, allenatore con i fiocchi, che ho conosciuto ed è un uomo straordinario».
Il padre allenava anche l'altro figlio Giacomo che è rimasto talento inespresso?
«Ma Salvino ha fatto tesoro degli errori commessi e con Filippo ha un approccio diverso. I risultati dimostrano la bontà del suo lavoro e giustificano l'ottimismo per una crescita ulteriore».
Basta il talento per emergere nell'atletica di oggi?
«No, non è più come ai miei tempi, quando fui scoperto per caso (Livio voleva fare l'alto e giocare a tennis, ndr) scovare un atleta talentuoso è difficile ed è solo il primo passo. È l'allenamento a determinare poi il successo insieme alla capacità di adattarsi a carichi di lavoro sempre più pesanti. Io comunque mi rivedo un po' in lui e faccio un tifo indiavolato anche se sui 200 deve ancora migliorare. Ma è giovane e ha tutto il tempo per farlo».
Filippo Tortu in effetti è campione europeo Under 20 dei 100 e vanta anche un buon 2034 sulla doppia distanza. Dietro al 19enne lombardo, di chiare origini sarde, si sta confermando anche l'altro azzurro Marcell Jacobs, texano di nascita, 23 anni (ex lunghista).
Altri servizi sul Gazzettino del 28 maggio
Ultimo aggiornamento: 23 Giugno, 12:02
© RIPRODUZIONE RISERVATA L'intervista è del 5 giugno scorso
Dunque se lo aspettava?
«Seguo Filippo con interesse e, in tempi non sospetti, avevo previsto che potesse arrivare ai 10 netti e scendere sotto il limite. Di lui mi piace la serietà e la costanza, doti che sono fondamentali nell'atletica di oggi. E ha un valore aggiunto: il papà Salvino, allenatore con i fiocchi, che ho conosciuto ed è un uomo straordinario».
Il padre allenava anche l'altro figlio Giacomo che è rimasto talento inespresso?
«Ma Salvino ha fatto tesoro degli errori commessi e con Filippo ha un approccio diverso. I risultati dimostrano la bontà del suo lavoro e giustificano l'ottimismo per una crescita ulteriore».
Basta il talento per emergere nell'atletica di oggi?
«No, non è più come ai miei tempi, quando fui scoperto per caso (Livio voleva fare l'alto e giocare a tennis, ndr) scovare un atleta talentuoso è difficile ed è solo il primo passo. È l'allenamento a determinare poi il successo insieme alla capacità di adattarsi a carichi di lavoro sempre più pesanti. Io comunque mi rivedo un po' in lui e faccio un tifo indiavolato anche se sui 200 deve ancora migliorare. Ma è giovane e ha tutto il tempo per farlo».
Filippo Tortu in effetti è campione europeo Under 20 dei 100 e vanta anche un buon 2034 sulla doppia distanza. Dietro al 19enne lombardo, di chiare origini sarde, si sta confermando anche l'altro azzurro Marcell Jacobs, texano di nascita, 23 anni (ex lunghista).
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