TREVISO – Davvero stelle sotto le stelle con le 3 storie di sport legate dal filo conduttore della sfida protagoniste della grande serata Panathlon club di Treviso all’agriturismo “Paradiso” di Nervesa della Battaglia. Tre racconti eccezionali di altrettanti campioni particolari: la karateka Sara Cardin, la nuotatrice Barbara Pozzobon, il triathleta Bernardo Bernardini tenuti a "battesimo" da Igor Cassina, olimpionico della sbarra, orami trevigiano di adozione.
“Sono cresciuta un po' come un maschietto – ha ricordato la 30enne campionessa trevigiana di kumite – Mia madre mi immaginava ballerina mentre io preferivo i film di Bruce Lee che vedevo assieme a mio nonno. Le arti marziali sono una disciplina particolare che necessita di velocità, coordinazione ed autocontrollo. Certo, è buffo che il karate sia percepito come sport prettamente per uomini alti e muscolosi mentre io sono piccola e minuta. Ma è possibile praticare sport senza rinunciare alla propria femminilità”.
Le sfide fuori dall’ordinario fanno parte della vita di Barbara Pozzobon, 255enne campionessa del nuoto in acque libere: “Sembra strano o impossibile nuotare anche per otto ore – ha rivelato la “Caimana del Piave” – Coprire distanze enormi bracciata dopo bracciata. La mia specialità richiede concentrazione costante ed obbliga ad allenare non solo i muscoli ma anche la mente. Perché in gara non ci si ferma mai, nemmeno per alimentarsi: in quel caso si nuota in maniera dorsale assumendo integratori liquidi. L’obiettivo? Entrare nella squadra olimpica e per questo il 2018 sarà un anno cruciale”.
Incredibile invece la vita è l’epopea del triathleta Bernardini oggi 39enne e vittima vent'anni fa di un incidente in ultraleggero che gli causò paralisi alle gambe. In quindici anni di fisioterapia e di duri allenamenti, grazie alle protesi ma soprattuto alla sua immensa forza di volontà ha smentito le diagnosi di alcuni medici tornando a camminare per poi dedicarsi al triathlon: “Non ho mai smesso di puntare al mio obiettivo. Volevo ritornare a fare una cosa normalissima, cioè muovermi, a dispetto anche di chi mi aveva tolto speranze. La mia vita è cambiata dopo l’incidente ma, a parte gli acciacchi, non rinnego nulla di quanto fatto. Anzi, ho capito molte cose che solitamente diamo per scontate. Ho scoperto il triathlon perché la bicicletta rappresentava un’ottima terapia per la schiena. Da quando ho iniziato a gareggiare provo sensazioni sempre nuove: è bellissimo quando compagni ed avversari mi incitano e fanno il tifo per me nel corso delle prove. Tuttora non è semplice per me concorrere, ho un ritmo di gara basso e più che correre devo saltellare moderatamente. Resta il sogno di tornare tra le montagne che amo, a Sauris di Sopra, ma scendere lungo i sentieri resta ancora un problema da risolvere”.
Valore aggiunto della serata l'atmosfera e l'ospitalità di un locale, il Paradiso, dove è difficile scegliere un...
Ultimo aggiornamento: 1 Ottobre, 16:46
© RIPRODUZIONE RISERVATA “Sono cresciuta un po' come un maschietto – ha ricordato la 30enne campionessa trevigiana di kumite – Mia madre mi immaginava ballerina mentre io preferivo i film di Bruce Lee che vedevo assieme a mio nonno. Le arti marziali sono una disciplina particolare che necessita di velocità, coordinazione ed autocontrollo. Certo, è buffo che il karate sia percepito come sport prettamente per uomini alti e muscolosi mentre io sono piccola e minuta. Ma è possibile praticare sport senza rinunciare alla propria femminilità”.
Le sfide fuori dall’ordinario fanno parte della vita di Barbara Pozzobon, 255enne campionessa del nuoto in acque libere: “Sembra strano o impossibile nuotare anche per otto ore – ha rivelato la “Caimana del Piave” – Coprire distanze enormi bracciata dopo bracciata. La mia specialità richiede concentrazione costante ed obbliga ad allenare non solo i muscoli ma anche la mente. Perché in gara non ci si ferma mai, nemmeno per alimentarsi: in quel caso si nuota in maniera dorsale assumendo integratori liquidi. L’obiettivo? Entrare nella squadra olimpica e per questo il 2018 sarà un anno cruciale”.
Incredibile invece la vita è l’epopea del triathleta Bernardini oggi 39enne e vittima vent'anni fa di un incidente in ultraleggero che gli causò paralisi alle gambe. In quindici anni di fisioterapia e di duri allenamenti, grazie alle protesi ma soprattuto alla sua immensa forza di volontà ha smentito le diagnosi di alcuni medici tornando a camminare per poi dedicarsi al triathlon: “Non ho mai smesso di puntare al mio obiettivo. Volevo ritornare a fare una cosa normalissima, cioè muovermi, a dispetto anche di chi mi aveva tolto speranze. La mia vita è cambiata dopo l’incidente ma, a parte gli acciacchi, non rinnego nulla di quanto fatto. Anzi, ho capito molte cose che solitamente diamo per scontate. Ho scoperto il triathlon perché la bicicletta rappresentava un’ottima terapia per la schiena. Da quando ho iniziato a gareggiare provo sensazioni sempre nuove: è bellissimo quando compagni ed avversari mi incitano e fanno il tifo per me nel corso delle prove. Tuttora non è semplice per me concorrere, ho un ritmo di gara basso e più che correre devo saltellare moderatamente. Resta il sogno di tornare tra le montagne che amo, a Sauris di Sopra, ma scendere lungo i sentieri resta ancora un problema da risolvere”.
Valore aggiunto della serata l'atmosfera e l'ospitalità di un locale, il Paradiso, dove è difficile scegliere un...
vincitore fra la vista mozzafiato e la qualità dei cibi.