Il presidente del Coni: «Olimpiadi, Cortina vale Milano-Torino»

Venerdì 6 Aprile 2018 di Ario Gervasutti
Giovanni Malagò
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VERONA - Metti, una sera a cena. Metti un campione olimpico che ora fa il politico e un presidente del Coni che gli equilibrismi della politica li conosce come le sue tasche. Metti che i due parlino di Olimpiadi, ovviamente, come stanno facendo fin dal mattino in una serie di conciliaboli interrotti e poi ripresi. Ne vien fuori un quadro della situazione sufficientemente realistico per comprendere a che punto è la gara tra Cortina, Milano e Torino, e quella tra l'Italia e il resto del mondo.

Il presidente del Coni è Giovanni Malagò, a Verona per premiare gli atleti che partecipano ai Mondiali giovanili di scherma e per girare come una trottola tra appuntamenti istituzionali e sportivi. Il campione olimpico è Marco Marin, che a Verona è appena stato rieletto deputato per Forza Italia e che forte dell'amicizia con il presidente del Coni spinge per una candidatura italiana in generale e di Cortina in particolare. Ora che il tintinnar di sciabole (anche politiche) si è placato, c'è il modo di ragionare.

«Sgomberiamo subito il campo - assicura Malagò - dall'idea che il Veneto sia partito con il piede sbagliato nella costruzione dei rapporti o delle relazioni per sostenere la candidatura di Cortina. Oggi le tre candidature italiane sono assolutamente sullo stesso piano, parola d'onore. Hanno il 33,3% di possibilità a testa». Ciò però non significa che siano uguali. «Ma questo è un dato di fatto oggettivo. Milano sta lavorando da molto tempo e ha già individuato praticamente tutti gli elementi del percorso. In Veneto ora c'è una corsa contro il tempo per recuperare sul fronte della costruzione del dossier. Ma non vuol dire che la candidatura non sia ugualmente credibile o forte. È come un esame: c'è chi ha cominciato a studiare prima. Poi può essere che l'esame vada meglio a chi ha cominciato a studiare dopo, chi può saperlo...».

Traduzione: sono trascorse solo poche ore dall'allineamento sulla griglia di partenza. La gara di fatto comincia adesso. E a scanso di equivoci bisogna sapere che non sarà una gara facile per l'Italia nel suo complesso: «Siamo i campioni mondiali dell'anomalia - ripete Malagò -; appena due anni fa Roma ha rifiutato l'Olimpiade estiva, e oggi ci ritroviamo tra i 7 paesi interessati a ospitare le Olimpiadi invernali con tre candidature. Vista da fuori, la situazione è quantomeno curiosa». C'è un lato positivo, però: vuol dire che l'Italia è interessata: «Sì, perché siamo ancora visti come quelli che hanno dato uno schiaffo più unico che raro al mondo olimpico, e a distanza di poco tempo anche forze politiche - diciamo così - inaspettate dimostrano invece un grandissimo interesse. Il Cio è molto contento di questo».

Ma c'è un'altra faccia della medaglia, e Malagò non lo nasconde: «Il mio compito è di raccogliere i consensi internazionali per arrivare a far scegliere la candidatura italiana. Oggi qui a Verona incontro presidenti di federazioni di mezzo mondo: e comincerò a tessere la tela. Ma se mi chiedono per quale città votare, che cosa gli rispondo?». Significa che si perderanno mesi durante i quali le altre nazioni aspiranti potranno fare un vero lavoro di lobby, mentre in Italia si studieranno i progetti e i dossier, si confronteranno gli amministratori locali e il governo. Se e quando ci sarà.
DA QUATTRO A UNA
Quindi, al più presto dovrà restare una sola candidatura sulle tre di partenza. Anzi, sarebbe addirittura più corretto dire che le candidature oggi sono quattro. Perché c'è ancora in piedi l'ipotesi Milano-Torino insieme. «La prima a muoversi è stata Milano - chiarisce Malagò -, che strada facendo ha pensato di coinvolgere anche qualche impianto già esistente a Torino. Poi si è mossa Torino in autonomia, che ha manifestato l'interesse a una candidatura autonoma magari coinvolgendo a sua volta impianti di altre province o regioni. E infine è arrivata la candidatura veneta. Può darsi che due di queste candidature si uniscano o che invece rimangano autonome».

Ma quanto peserà la politica nella scelta, e quanto invece la valutazione tecnica oggettiva? «In Veneto avete già vissuto l'esperienza di questo tipo di sfide, quando Venezia ha presentato il dossier per le olimpiadi estive. Il voto del Coni all'epoca è stato espresso dai rappresentanti del Consiglio nazionale in cui siedono trentini e siciliani, veneti e campani. Roma, intesa come centro del potere politico, non c'entra niente. Il voto è basato solo su elementi tecnici. Ma per dare un giudizio tecnico bisogna sapere di che cosa parliamo. Ecco perché dico che dare un giudizio oggi non solo è inutile, ma poco serio». Non ci sono figli e figliastri? Malagò nega risolutamente: «Marco Marin continua a ricordarmi l'importanza di Cortina. Ma nessuno lo sa meglio di me. Ho casa a Cortina, è il posto dove trascorro le vacanze. Potrei piuttosto essere accusato di parteggiare per Cortina. Ma la realtà, lo garantisco, è che tutti oggi sono alla pari».
GLI IMPIANTI
Né il fatto che Cortina sia in montagna, per le Olimpiadi invernali, è automaticamente un vantaggio. Anzi: «Sochi nel 2014 era al livello del mare e gli impianti erano a due ore di distanza. Le ultime in Corea erano a 700 metri, ma le gare del ghiaccio si sono svolte in pianura. Le prossime saranno a Pechino, dove nel 2008 si sono svolte quelle estive. Certo che si deve associare con la montagna ma la maggior parte degli impianti, dallo stadio per le cerimonie ai palazzetti del ghiaccio, è difficile che si possano realizzare in un luogo solamente di montagna».
Insomma, bisogna allargare lo sguardo. Ed è più di un suggerimento per il dossier veneto. A prescindere dai giochi della politica che, assicura Marin, contano ma fino a un certo punto. «Gli elementi fondamentali in realtà sono tre - riassume l'olimpionico-deputato -: la volontà del territorio, il governo e il Coni. La candidatura di Cortina sta nascendo sotto ottimi auspici dal punto di vista della spinta di tutto il territorio; quanto al governo, mi auguro che ne nasca uno in grado di far dimenticare la scottatura di Roma. Infine il Coni: va conquistato con un dossier tecnico all'altezza delle aspettative e con elementi innovativi. Ma noi veneti in queste cose non siamo secondi a nessuno». Anche perché in questa gara non c'è la medaglia d'argento.
 

Ultimo aggiornamento: 19:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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