Italia, Di Biagio: «Io ancora ci credo, ma ricordo bene da dove siamo partiti. Zaniolo e Kean ritardatari rituali»

Domenica 23 Giugno 2019 di Vanni Zagnoli
Di Biagio
Gigi Di Biagio ha quella faccia un po’ così, anzi è su di morale, sa che potrebbe essere stata la sua ultima notte con l’under 21. L’aveva anticipato l’altra sera: «Il risultato di questi Europei prescinde dal mio futuro, ne abbiamo già parlato con il presidente Gravina. Se vorrete, ci rivediamo per un’altra conferenza stampa di bilancio.

L'ex regista della Roma probabilmente passerà a un club o all’estero o si metterà alla finestra, perchè è molto bravo, secondo chi ha visto le under 21 dallo scorso secolo. Si è fermato di nuovo, probabilmente, come a Francia ’98, a quella traversa da full metal jacket, la più bella partita della carriera, nessuno aveva portato ai rigori i futuri campioni del mondo. «Ma non vedo affinità, con il palo di Pellegrini con la Polonia». 
Gigi è sempre un po’ così, sospeso, gli è sempre mancato quel quid per vincere.

«Ricordo - argomenta sempre a nostra domanda -, da dove siamo partiti, in questi 6 anni di lavoro. L’obiettivo era ricostruire, può testimoniare Maurizio Viscidi, sul lavoro fatto, per me ottimo. Se parlate dei risultati, alzo le mani, vince solo uno e noi siamo lontani, ma speriamo ancora di passare. In generale, abbiamo portato tanti azzurrini alla nazionale maggiore».

Dibia si sofferma anche in mixed zone, a spiegare. Per esempio che Devis Mangia era vicecampione d’Europa ma con Insigne e Immobile, Florenzi e altri. «Nella mia prima avventura, fu già un miracolo arrivare alle finali, eliminando Belgio e Serbia, nel girone. Certo avremmo potuto fare di più, che uscire al primo turno. Due anni fa, impegnammo la Spagna finalista, una gran Spagna».

Ma l’Under 21 passò il girone con grandi difficoltà. «E stavolta abbiamo speranze, magari poche, ma da uomo di sport io finchè ho margine spero. In questi due giorni staremo a Bologna, ad aspettare. La formula è sbagliata, ma lo rimarcai già 20 giorni fa».

Gli azzurrini resteranno tranquilli, insomma, neanche ad allenarsi, forse, a Casteldebole, già ieri sera hanno lasciato l'hotel Boiardo di Ventoso di Scandiano, da noi visto da fuori, all’alba, per Zola Predosa. E là ci saranno sicuramente anche Zaniolo e Kean, il caso della serata. «Se passiamo, valuterò se impiegarli».

Lo juventino è rimasto in panchina per un ritardo e per avere postato un video su instagram in cui si parlava proprio di ritardo. «Ed è accaduto spesso».

Viene in mente quando Luis Enrique escluse Daniele De Rossi da Atalanta-Roma, perchè la riunione tecnica era già iniziata. “Io neanche sono un educatore”, confessa il ct.

Sono due macchioline nella carriera di Nicolò e di Moises, il figlio di Igor era sino a ieri al di sopra di ogni sospetto, talmente a posto dal rimproverare mamma Francesca per certe risposte a Le Iene. Di Kean, invece, avevamo saputo da Bonucci e da Allegri che non è irreprensibile. Lo è in conferenza stampa, nel senso che risponde in maniera breve, quasi controvoglia.

L’Italia aveva tanta voglia di giocare. «Sempre. Mi resterà proprio questo, negli occhi, di questi 6 anni, la determinazione».

Le attese sono sempre enormi, perchè siamo l’Italia, tantopiù in casa. 

«Ma 4 e 2 anni fa non dovevamo vincere, stavolta sì. Abbiamo costruito tanto sempre, serviva solo più precisione, mi spiace per i 20mila di Reggio, dopo i 30mila delle due gare a Bologna».



Al Mapei si resta un po’ attoniti, a un grande spettacolo cui manca forse il lieto fine. Si ritornerà qua per la semifinale, giovedì, chissà con chi, chissà chi giocherà a Bologna, certamente la Spagna è passata. A Reggio c’era tutto lo stato maggiore del calcio italiano, Gravina e Grazioli dell’assocalciatori, uomini della Lega e imprenditori emiliani, la Regione e i sindaci della zona, persino due comici in tribuna stampa. Ma senza Italia, l’Euro under 21 perderebbe tantissimo.

 
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