Gascoigne, mezzo secolo di vita spericolata

Sabato 27 Maggio 2017 di Gabriele De Bari
Gascoigne, mezzo secolo di vita spericolata
Paul Gascoigne è stato il calciatore della Lazio più talentuoso, insieme a Vincenzo D'Amico. Abbinava alla classe la genialità e la fantasia, formando un binomio inscindibile con il pallone che, quando partiva in dribbling, sembrava incollato al magico piede destro. Un grande talento senza cervello, una lacuna che l'ha portato a perdersi per strada, a buttarsi via, a rischiare la vita, a vivere come un clochard. A dimenticare una larva d'uomo, irriconoscibile. Dalle sfortune calcistiche, come il grave infortunio nell'ultima partita con il Tottenham, prima di trasferirsi alla Lazio, si è sempre rialzato, dai drammi della vita è stato inghiottito inesorabilmente. Il gol di testa, con il quale pareggiò un derby allo scadere, la funambolica serpentina con la quale saltò, come birilli, 3 avversari a Pescara. Giocate di assoluto nitore tecnico, per un campione di classe cristallina, che hanno fatto impazzire i tifosi laziali. Una vita vissuta sempre sopra le righe per un ragazzo che viveva senza regole. Nel ritiro di Seefeld, nel 1993, si presentò a Zoff con 7 chili in più suscitando lo stupore e l'ilarità dell'allenatore. Il rutto ai microfoni della Rai, l'urina nell'auto del magazziniere del Maestrelli, gli scherzi ai compagni di squadra.

Gazza voleva essere diverso dagli altri.
Era ossessionato da questa idea. Un ragazzo vittima degli eccessi e dei vizi. La birra, il whisky, il gin e la cocaina lo hanno distrutto: nel fisico e nell'animo. Da ubriaco diventava violento, le risse nei pub, i ricoveri in ospedale, le botte alla bella moglie Sheryl e un matrimonio distrutto in 3 anni. Ma Gazza non ha mai imparato le lezioni arrivate dagli errori, così il suo fegato è andato in frantumi ed è diventato, ogni giorno di più, un dipendente dell'alcol. E' stato a un passo dalla morte, ha provato a disintossicarsi in cliniche specializzate. E' perfino andato negli Usa per curarsi, una volta venne dato addirittura per spacciato. Cinque anni fa, in occasione di Lazio-Tottenham di Europa League, le due società della sua carriera, tornò all'Olimpico. Un abbraccio commovente, un applauso infinito per quell'uomo che si faceva fatica a riconoscere. Invecchiato, oltre l'immaginazione, con lo sguardo perso nel vuoto, vittima dei suoi profondi eccessi. A 50 anni Gazza fa tanta malinconia, per quel talento sprecato, per quella vita scivolatagli via tra le mani. Nessuno potrà mai dimenticarne il genio calcistico ma la sofferenza dell'uomo ci fa male. L'augurio è che, dopo tante partite vinte, riesca a ritrovare anche se stesso, allontanando un prematuro crepuscolo che sembra stampato nei suoi occhi tristi. In fondo, per tanti uomini, la vita comincia a 50 anni.

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