Lazio, magia di gruppo. ​Il divario dalle big è stato colmato grazie allo spogliatoio

Martedì 12 Settembre 2017 di Emiliano Bernardini
Lazio, magia di gruppo. Il divario dalle big è stato colmato grazie allo spogliatoio
Probabilmente un altro mondo non è possibile, ma di certo lo si può guardare da un’altra prospettiva. E osservandolo da un’angolatura differente cambia la percezione che si ha dello stesso. Prendiamo la Lazio, a bocce ferme e leggendo i nomi delle varie formazioni, nessuno l’avrebbe inserita tra le prime quattro del campionato. Ma guardando il pallone rotolare dalla prospettiva del campo ci si accorge che la Lazio ha qualcosa in più di quelle squadre dai nomi altisonanti. E’ apparso lampante domenica. I biancocelesti sono una squadra, il Milan, ad esempio, no. Ed è per questo che Immobile e compagni hanno affondato i rossoneri battendoli per 4-1. 
QUESTIONE DI PROSPETTIVE
Torniamo sulla prima prospettiva. Scorriamo la lista dei nomi: Biglia tolto proprio alla Lazio, Bonucci, Musacchio, Rodriguez, André Silva e ancora Kalinic e Calhanoglu, totale 194 milioni di euro spesi. I biancocelesti ne hanno investiti invece una trentina. A conti fatti, e da quell’angolatura, non avrebbe dovuto esserci storia. Buio, pioggia di lacrime. Basta sposarsi un po’ per intravedere il sole tra le nuvole. La Lazio ha un gruppo solido, un spogliatoio unito che sa andare oltre le difficoltà, che sa spazzare via il divario milionario con il cuore. La vittoria contro il Milan frutto del caso? No, perché da quella prospettiva i tifosi della Lazio hanno potuto godersi anche il successo in finale di Supercoppa contro la Juventus. Un’altra big, un’altra squadra milionaria. Addio a quei tabù che avevano attaccato ai biancocelesti l’etichetta di belli ma incompiuti. 
L’ARMA IN PIÙ
Ma continuando a guardare il mondo da quello stesso punto si scopre che la Lazio è forte ed è guidata da un gigante: Simone Inzaghi. Qui è Pippo ad essere suo fratello e non il contrario. Gli aggettivi per descriverlo sono finiti, ma lui continua a meritarsi gli applausi. Intelligente, ambizioso, preparato, maniacale e soprattutto innamorato: «La Lazio è casa mia, sono tifoso di questa squadra, i miei due figli sono tifosi di questa squadra, è il mio punto d arrivo». Il distacco dalle prime lo ha colmato creando un gruppo granitico dove tutti sono importanti, dai sentori ai ragazzini. L’esempio più lampante è Luis Alberto: oggetto misterioso e deriso ora valore aggiunto. Corre, esulta, abbraccia i suoi giocatori perché Inzaghi è un compagno più che un allenatore. Sulla panchina c’è arrivato facendo tutta la trafila, ora lo cercano da mezza Europa. In Italia la Juventus gli fa la corte da un po’ ma lui ha una missione: portare la Lazio tra le big del campionato. Ha alzato al cielo di Roma una Supercoppa adesso volteggia in cima alla classifica con 7 punti: «In tanti non credevano in noi, adesso verremo menzionati spessi». Non ha mai smesso di credere nel suo gruppo, anche quando il mercato sembrava potesse indebolirlo. La sua formula magica ha ricolorato il cielo di biancoceleste e ora la Lazio non è più una principessa, ma una regina del campionato.

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