Lazio, Immobile e quella solitudine nell'attacco biancoceleste

Sabato 25 Agosto 2018 di Alberto Abbate
Lazio, Immobile e quella solitudine nell'attacco biancoceleste
TORINO Certi match sono frustranti, quando ti ritrovi tutto solo e male accompagnato lì davanti. Corre a destra, a sinistra, sgomita al centro e invoca il lancio. Immobile alla fine della gara contro la Juve è sudato e depresso. Non lo servono mai Milinkovic e Luis Alberto, nella ripresa Correa è impegnato solo col doppio passo. Ciro non può sempre tirare fuori dal cilindro un asso. Alla prima contro il Napoli si era inventato un gol dal nulla, adesso Inzaghi deve sostenerlo per uscire da un incubo. In assenza di aiuti alle spalle, Immobile ha bisogno di traversoni e assist dalle fasce: il ritorno di Lulic non può bastare, Marusic deve iniziare di nuovo a pedalare. Sicuramente la Lazio non si troverà sempre di fronte la Juve, ma Immobile sognava un'altra notte come lo scorso 14 ottobre. Invece, abbassa il ciuffo e pure la testa. Mai un tiro in porta stavolta a Torino. E pensare che un anno fa a Roma celebravano la sua doppietta valida per il ritorno alla vittoria in casa bianconera dopo 15 anni. La squadra d'Inzaghi aveva battuto finalmente una big, questo inizio traumatico invece ricalca zero punti in classifica. E' vero, la preparazione era stata fatta per trovare più avanti la migliore condizione, ma è inquietante dover subito sottolineare che senza le reti d'Immobile è impossibile sognare. In rosa Inzaghi non ha altre scelte, anche alla seconda giornata Caicedo e Rossi rimangono in panca. La lite con Lotito sarà pure rientrata, ma il rimpianto del tecnico di poter contare sul Papu Gomez no. 
Ultimo aggiornamento: 26 Agosto, 17:12
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