Roma, Cassazione: «L'invasione di campo è sempre un reato»

Mercoledì 15 Novembre 2017
Roma, Cassazione: «L'invasione di campo è sempre un reato»
Gli ultrà che invadono il campo di gioco commettono un reato, anche se la partita è finita e le squadre si sono ritirate negli spogliatoi. Lo stabilisce la Cassazione, confermando le condanne per sei tifosi del Lecce che, nel giugno 2013, dopo la sconfitta contro il Carpi nella finale play-off del campionato nazionale di Lega Pro, avevano sfondavano una porta antipanico scendendo in campo, cercando poi di entrare negli spogliatoi per avventarsi contro i calciatori del Lecce. Gli ultrà erano stati fermati dagli steward e dalla polizia, ma in 400 avevano «intrapreso una fitta sassaiola» contro le forze dell'ordine per raggiungere il pullman della squadra.

I loro legali hanno sostenuto davanti alla Suprema Corte che la partita fosse ormai conclusa e non si potesse quindi contestare l'invasione di campo. Per i giudici, però, l'incriminazione scatta «in relazione a qualunque condotta di invasione di campo che sia posta in essere all'interno dell'impianto (lo stadio) in occasione dell'evento sportivo (l'incontro di calcio), dunque non soltanto durante i 90 minuti del match, ma anche nella fase precedente al fischio di inizio, nell'intervallo fra i due tempi e nella fase post-gara».

Sono stati confermate anche le accuse di resistenza a pubblico ufficiale.
Nicola Pinto è stato condannato a sei mesi di arresto e duemila euro di multa; Antonio Carmine Angelè a due anni e quattro mesi; Simone Giannini a due anni e sei mesi; Massimiliano Stefanizzi a due anni con sospensione condizionale della pena; Riccardo Tondo a due anni e sei mesi; Andrea De Giorgi a tre anni e due mesi.
Ultimo aggiornamento: 16 Novembre, 14:07
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