Paul Auster, lo scrittore di Brooklyn che immaginava labirinti

Venerdì 3 Maggio 2024 di Riccardo De Palo
Paul Auster, lo scrittore di Brooklyn che immaginava labirinti

«Vivere è provare dolore, e vivere con la paura del dolore significa non voler vivere», scriveva Paul Auster nel suo ultimo romanzo, Baumgartner, il suo testamento letterario.

L’autore della Trilogia di New York, lo scrittore che meglio di tanti altri ha raccontato l’America e il suo perenne mutamento, è morto la sera del 30 aprile, nella sua casa di Brooklyn. Aveva 77 anni: un anno fa aveva annunciato di lottare contro il cancro ai polmoni, e temeva di essere ormai giunto al suo «ultimo libro». «Viviamo in Cancerlandia», aveva detto la sua seconda moglie, la scrittrice Siri Hustvedt.


Il libro postumo

In realtà un libro postumo uscirà in ottobre, per Einaudi. Inedito per l’Italia. Si tratta di un saggio, Un paese bagnato di sangue, con le immagini di Spencer Ostrander, sull'epidemia di sparatorie di massa in America, giù uscito negli Usa con il titolo Bloodbath Nation.
«Era il nostro supremo postmodernista - lo ricorda Ian McEwan sulle pagine del Guardian - uno scrittore tanto europeo quanto americano. Se aveva Thoreau alle spalle, aveva anche Beckett». Per il New York Times, era «il Santo Patrono della Brooklyn letteraria». Tra i premi vinti, il Principessa delle Asturie, e il Prix Médicis étranger. Anche un’altra grande autrice, Joyce Carol Oates, lo ricorda come «un’anomalia»: «Un uomo assolutamente caloroso, spiritoso, simpatico, amante delle risate, con un'insaziabile curiosità intellettuale». Per l’autrice americana, sono due le sue opere più importanti: Ragazzo in fiamme, la sua monumentale biografia di Stephen Crane, scrittore e giornalista dalla vita degna di un romanzo, e il toccante libro sul padre, L’invenzione della solitudine: «Un'opera splendidamente poetica, una meditazione sui limiti stessi del linguaggio e sulla nostra capacità di conoscerci». Un libro in cui lo scrittore racconta tra l’altro di aver scoperto che sua nonna paterna, Anna, aveva ucciso suo nonno, Harry Auster. 


Nato nel 1947 a Newark, da genitori ebrei di origini polacche e austriache, sarà sempre segnato da queste origini, pur dicendosi «laico». Durante un campeggio estivo, un ragazzo accanto a lui fu ucciso da un fulmine. «Avevo 14 anni, quell’evento cambiò la mia visione del mondo - raccontò poi - Avevo dato per scontato che le piccole comodità borghesi della mia vita nel New Jersey suburbano del dopoguerra avessero una sorta di ordine. E poi mi resi conto che nulla aveva quel tipo di ordine». 


Paul Auster frequenta il college alla Columbia University di Maplewood. È qui che conosce la donna che poi sposerà, Lydia Davis. Dopo essersi laureato si imbarca come marinaio, si trasferisce a Parigi, dove vive tra il 1971 e il 1974. Traduce le opere di Georges Simenon e Jean-Paul Sartre, lavora a soggetti di film. Al ritorno negli Usa, comincia a scrivere su quotidiani e riviste. Nel 1977 nasce suo figlio Daniel. Ma è il 1978 l’anno cruciale, quello del divorzio con la Davis e della morte del padre. Sarà questo lutto a spingerlo a scrivere, nel 1982, L'invenzione della solitudine. 

Si sposa nel 1981 con Siri Hustvedt, da cui avrà una figlia, Sophia. Ma il vero successo arriva sei anni dopo, con la Trilogia di New York, composta da Città di vetro, Fantasmi e La stanza chiusa.

L'anglista Pia Masiero

«Era un po’ seccato che noi lo considerassimo “il” suo testo - ci dice Pia Masiero, professoressa di letteratura angloamericana presso l’Università di Ca’ Foscari - un poliziesco sui generis, tutto nasce da quella telefonata che si aspettava qualcun altro e crea un’aspettativa che viene raccolta da chi risponde e dice “perché no”? E si entra in un labirinto. Auster ha portato il labirinto di Borges negli Stati Uniti». Ma ricordiamolo, l’incipit: «Cominciò con un numero sbagliato, tre squilli di telefono nel cuore della notte e la voce all’apparecchio che chiedeva di qualcuno che non era lui...»


L’ultima sventura. Il figlio Daniel, morto il 26 aprile 2022 per overdose, a 44 anni. Era appena stato rilasciato su cauzione. Pochi mesi prima, era diventato il principale sospettato del decesso della figlia di dieci mesi, Ruby, trovata in casa, a Brooklyn, in stato di incoscienza per un'overdose di fentanyl e eroina. Una tragedia dalla quale lo scrittore non si è più risollevato.

Paul Auster ha creato romanzi-mondo come 4 3 2 1 (2017), e lievi storie toccanti, come l’ultimo romanzo, in cui il protagonista, il professore di filosofia Seymour Baumgartner, cerca di superare il lutto della morte di sua moglie, morta per un tuffo in Atlantico dieci anni prima. È come la sindrome «dell’arto mancante» dopo un’amputazione: senti la mano che non c’è più. Finché la moglie gli appare in sogno, e ha l’effetto di una sveglia. Capisce che «la vita è pericolosa, che può succederci di tutto in qualsiasi momento». Che «non esistono punizioni né ricompense divine». Dipende tutto da noi.
 

Ultimo aggiornamento: 08:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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