Per i redditi da lavoro più bassi, quelli fino a 15 mila euro, quest’anno la tredicesima sarà più ricca. È una dei punti del nuovo decreto attuativo della riforma fiscale che sarà esaminato nel consiglio dei ministri di oggi, il secondo che riguarda l’Irpef dopo quello che alla fine dello scorso anno aveva ridotto da quattro a tre le aliquote fiscali.
Il testo sarà probabilmente limato nella riunioni preparatorie di questa mattina. Ma la linea pare definita. Quest’anno arriverà un segnale sulle tredicesime in attesa, come spiega lo stesso decreto, dell’introduzione di una “tassazione separata”, una sorta di cedolare secca che abbassi il prelievo sulle somme corrisposte a Natale. La via ipotizzata nella bozza di decreto, è il rafforzamento del vecchio “Bonus Renzi”, nato di 80 euro e poi lievitato fino a 100 euro, ma corrisposto solo per dodici mensilità. Il decreto legislativo, in pratica, aggiungerebbe una tredicesima mensilità di 80 euro al vecchio Bonus per chi guadagna al massimo 15 mila euro l’anno. I soldi per finanziare gli aiuti alle tredicesime, dovrebbero arrivare dal concordato biennale preventivo, il patto che il Fisco proporrà alle Partite Iva per fissare le tasse da pagare nel prossimo biennio. Il provvedimento, tuttavia, non si occupa soltanto delle tredicesime. Interviene in maniera più profonda sia sull’Irpef che sull’Ires. Viene, per esempio, riscritta la normativa fiscale di favore sui premi aziendali. Viene confermata la detassazione anche per il prossimo anno, ma l’aliquota sale dall’attuale 5% al 10%. Il limite massimo di reddito per poter beneficiare della tassazione agevolata sui premi resta 80 mila euro. Ma il provvedimento contiene un’altra novità. I premi saranno molto più legati alla contrattazione collettiva. La misurazione e la valutazione dovranno essere inseriti nei contratti collettivi aziendali o territoriali. E gli stessi contratti dovranno contenere degli strumenti di misurazione della produttività. Tra i “risultati” che daranno diritto a premi “detassati”, ci sono anche quelli che riguardano l’innovazione, la reputazione, la responsabilità sociale e ambientale.
LA BOZZA
La bozza di provvedimento contiene anche altre novità, come per esempio quella sugli aiuti erogati dagli enti bilaterali. Si tratta di organismi paritetici costituiti dalle imprese e dalle rappresentanze dei lavoratori per sostenere le persone impiegate in un dato comparto attraverso diversi strumenti come premi per la nascita di un figlio, piuttosto che aiuti economici per il pagamento delle rate dell’asilo nido. La bozza del decreto legislativo prevede che tutte queste erogazioni, che oggi sono escluse dal reddito, entrino a farvi parte. A fronte di questo però, verrebbe introdotta una detrazione fino ad un massimo di 3.615,2 euro dei contributi versati dai lavoratori agli enti bilaterali stessi.
Il decreto legislativo introduce anche una serie di norme in grado di produrre gettito fiscale per le casse dello Stato. Come per esempio l’avvicinamento dei valori fiscali ai valori contabili. Se da questo riallineamento dovessero scaturire valori positivi, scatterebbe una tassazione sostitutiva del 18 per cento. Una regola simile vale per “l’affrancamento” delle riserve, una misura che serve per rendere disponibili per la distribuzione ai soci gli utili messi da parte negli anni. In questo caso la tassazione per ottenere questo beneficio sarebbe del 10%.
Quello di oggi non sarà l’ultimo decreto attuativo della riforma dell’Irpef. Mancano ancora dei tasselli, a partire dalla tassazione delle rendite finanziarie e dalla riforma delle detrazioni fiscali e delle altre tax expenditures. Nelle prossime settimane, poi, dovrebbe arrivare sul tavolo del consiglio dei ministri anche il provvedimento che rimette ordine nell’Iva, l’imposta sui consumi. Da qui a giugno, insomma, si preannuncia un percorso a tappe forzate.