Il figlio in ufficio privilegio da sindaca

Sabato 14 Dicembre 2019 di Marina Valensise
Virginia Raggi è una madre amorevole. Davanti all’allerta meteo ha scelto la cautela.
E l’altroieri alle 21 ha ordinato la chiusura delle scuole romane, e già che c’era pure dei parchi, dei cimiteri e delle ville storiche. Restate a casa, ha esortato gli studenti, temendo allagamenti e raffiche a forza dieci. Il non detto è che pioggia e vento rischiavano effetti rovinosi, visto che a Roma i tombini sono otturati per scarsa manutenzione, e i marciapiedi invasi dalla mondezza dilagante.

Pazienza se poi sono venute giù solo tre gocce di una pioggerellina lievissima, con un vento non certo apocalittico. Intanto però il sindaco Raggi, madre amorevole e previdente, ha pensato bene di dare il buon esempio da prima cittadina e si è presentata al Campidoglio col figlioletto al seguito, sottratto per un giorno alla scuola, per scorrazzare in mezzo ai busti della sala degli Orazi e Curiazi e bearsi alla vista sul foro dagli uffici capitolini. Cuore di mamma.

La Raggi pensava di dare il buon esempio. Era convinta che farsi vedere col pargolo sul luogo di lavoro equivalesse a mostrare la sua natura di donna moderna, di madre lavoratrice che non rinuncia al legame famigliare e però ottempera ai suoi doveri di lavoro. Mal gliene incolse. E’ stata travolta da un’ondata di indignazione. Immediata la reazione dei romani: “Doppia offesa a lavoratrici e lavoratori che non possono portare i figlio al lavoro perché loro al lavoro lavorano davvero”. Nel suo zelo materno, la Raggi deve aver sottovalutato le asimmetrie del ruolo.

Da sindaco, per tenersi il pupo al Campidoglio, ha dovuto solo annullare un appuntamento. I romani, invece, hanno dovuto fare salti mortali, e forse persino assentarsi dal lavoro, non potendo accudire i pargoli in un corsia d’ospedale, nella sala macchine della metropolitana, in una serie di riunioni per una teleconferenza internazionale, o nel loro reparto in fabbrica, o in quel laboratorio ultratecnologico sulla Pontina, dove è vietato l’acceso non solo ai bambini ma a tutti gli estranei.

Eterogenesi dei fini, ecco allora che l’amorevole madre e cittadina modello ha visto precipitare le sue ambizioni per diventare l’ovvio bersaglio di chi l’accusa di essere una sbadata o peggio ancora un politico sprezzante.
Come altro qualificare l’atteggiamento di chi, investito di una carica pubblica, sbandiera il figlio minorenne alla fine per giustificare, agli occhi delle altre mamme, le magagne della sua amministrazione? Del resto, non è la prima volta che la Raggi ricorre al pargoletto per districarsi tra i suoi grandi problemi di gestione. Che sia una madre amorevole, una donna materna e piena di cautele, nessuno lo nega. Ma che faccia interferire questa virtù privata col ruolo pubblico, per mandare messaggi che giustifichino il suo operato da sindaco è un po’ troppo. Meglio lasciare stare i figli, e risolvere i problemi della città, senza cercare alibi. 
Ultimo aggiornamento: 07:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA