L'uso strumentale delle inchieste giudiziarie in Italia è prassi consolidata, serve una riforma in senso garantista

Martedì 11 Luglio 2023

Caro direttore,
ci risiamo: politica-toghe è scontro. Il nuovo governo di centro-destra è in carica da pochi mesi ed ecco riproporsi un tema già visto: la guerra tra magistratura e potere politico. Cambiano i protagonisti ma lo spettacolo, pessimo, è sempre quello. Riusciremo mai a mettere un punto a capo e a fare in modo che la giustizia, ammesso che di questo si possa parlare, non diventi materia di scontro e che a tenere in carica governo e ministri siano gli elettori e non gli avvisi di garanzia?


Gianni Tonon
Treviso


Caro lettore,
ormai da decenni nel nostro Paese il rapporto tra magistratura e politica è deteriorato e fonte di polemiche e di scontri.

Le vicende di queste ultime settimane sono semplicemente i capitoli di una lunga e quasi mai nobile storia italiana. Su questo argomento è stato scritto e detto molto. Difficile aggiungere qualcosa. Non mi pare ci siano dubbi sul fatto che alcuni magistrati utilizzino le loro prerogative per condizionare la politica. In caso contrario non potrebbe accadere che, per esempio, proprio il giorno prima di una seduta parlamentare in cui un ministro è chiamato a rispondere ad alcune interrogazioni su vicende che riguardano sue attività imprenditoriali, su un giornale appaia la notizia che il ministro in questione sia indagato, ma lui ovviamente ancora non lo sa. Non prendiamoci in giro: chi conosce i meccanismi della comunicazione e quelli degli uffici giudiziari sa che quando accade un fatto del genere non è un caso, non può essere un caso. Succede perché qualcuno ha voluto che succedesse e ha agito di conseguenza. Ma è inutile persino scandalizzarsi o scandalizzarsi solo se nel tritacarne di queste manovre finisce qualcuno che appartiene alla propria parte politica. L'uso strumentale degli avvisi di garanzia e delle inchieste giudiziarie in Italia è una prassi consolidata. Anche per questa ragione la politica, di fronte a vicende come questa, dovrebbe reagire in modo diverso da quanto invece vediamo accadere anche in questi giorni. La maggioranza, invece di aprire l'ennesima stagione di scontri e reciproche minacce con l'Anm (Associazione nazionale magistrati), dovrebbe usare il potere e le prerogative che ha per fare ciò che può e che deve anche per onorare il patto con i propri elettori: ossia riformare in senso garantista la giustizia, introducendo norme che tutelino i cittadini (tutti non solo i politici) ed evitino invasioni di campo. L'opposizione, dopo aver perso le elezioni, dovrebbe invece evitare di cavalcare alcune iniziative giudiziarie nell'illusione di poter tornare al comando del Paese non riconquistando il consenso degli italiani, ma sfruttando l'azione di alcuni magistrati. È un film già visto.

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