Senna, vent'anni dalla morte. A Imola bandiere e lacrime

Giovedì 1 Maggio 2014 di Gigi Bignotti
Senna, vent'anni dalla morte. A Imola bandiere e lacrime
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In tutto il mondo oggi stato celebrato il mito di Ayrton Senna a vent'anni dalla morte. La bandiera a scacchi: c'era anche questo sventolio a salutare a Imola, sul rettilineo dei box dell'autodromo, i tantissimi che hanno partecipato alla messa, spostata per la pioggia, per ricordare Ayrton Senna e Roland Ratzenberger che, giusto 20 anni fa, perirono nel più tragico week end mai visto sulle sponde del Santerno, tra i peggiori della storia della F1.

A celebrare il rito, davanti alle bandiere d'Italia, Brasile e Austria, in memoria del pilota austriaco (era al suo secondo Gran Premio, morì in qualifica il 30 aprile 1994: oggi alla commemorazione sono venuti i genitori) e dell'asso brasiliano (ore 14:17 dell'1 maggio, settimo giro del Gp) è stato il cappellano dei piloti don Sergio Mantovani («Mi colpì una frase che mi disse Ayrton: "Nessuno mi può togliere l'amore che Dio ha per me"») un modenese amatissimo da Enzo Ferrari.

A dedicare un libro al campione già anni fa era stato l'inviato del Gazzettino in quel tragico giorno a Imola, il giornalista vicentino Beppe Donazzan che ha raccontato esperienze dirette: «Era giovedi 28 aprile 1994 quando Ayrton Senna atterra con il suo jet Hawker 800 all’aeroporto “Allegri” di Padova - scrive nell'attacco del libro - Doveva incontrare l'imprenditore Enrico Carraro per presentare la mountain-bike speciale “Ayrton Senna” prodotta da Carraro, prima di proseguire in elicottero per Imola… ». Questo l'attaccco del libro "Senna, l'immortale. Il campione di tutti".

A proposito di Ferrari, Senna non aveva mai guidato la "Rossa" ma sarebbe stata nel suo destino senza quella dannata rottura del piantone della Williams in una curva che ora non esiste più e che è stata variata in una «S» che, c'è chi auspica, potrebbe essere a lui intitolata. «Lui voleva la Ferrari e io lo volevo in squadra», ha detto il presidente Luca di Montezemolo precisando il retroscena: «Poiché era in Italia per il Gp di San Marino ci incontrammo nella mia casa di Bologna il 27 aprile. Parlammo a lungo e mi disse in modo chiaro che voleva chiudere la sua carriera alla Ferrari dopo esserci andato vicino qualche anno prima».

Ultimo aggiornamento: 17:13

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