Clamoroso, chiude la Luparense capitale italiana del calcio a 5

Mercoledì 20 Giugno 2018 di Riccardo Piva
Stefano Zarattini, presidente della Luparense pluricampione d'Italia di calcio a 5
SAN MARTINO DI LUPARI - Sette giorni che hanno stravolto il futsal italiano, sette giorni per chiudere un'epoca, per passare da una gloria vincente ad una gloriosa storia. La Luparense non c'è più, la capitale del calcio a 5 in Italia è diventata un capitale di calciatori sparsi per l'Italia. Sette giorni in cui è successo tutto in maniera precipitosa e inimmaginabile. Lunedì 11 giugno la squadra si preparava per giocare alla sera la finale per il suo settimo scudetto e nel cassetto aveva già le basi per la nuova stagione, con i rinnovi di Honorio, Taborda, Jesulito, Miarelli e Lara. Poi la sconfitta con l'Acqua & Sapone al termine di una sfida in cui si era detto - la Luparense aveva dato tutto. Ma non si pensava che quel tutto fosse così radicale.

VERO E PROPRIO TSUNAMI Sabato mattina la prima scossa di avvertimento: l'addio di Lara che è parso un normale movimento di mercato. Ma nel pomeriggio, il terremoto, una scossa del 7. grado della scala Richter avvertita in tutta Italia: Honorio e Taborda ceduti al Pesaro. Da lì, lo tsumani: gli addii di Tobe e Jesulito, di Rafinha e Leofreddi, Miarelli e Jefferson. I giocatori oggi affidano ai social i loro addii: tutti sottolineano il ricordo di una splendida avventura e rimarcano comunque i risultati raggiunti, la riconoscenza ai tifosi, i ringraziamenti. Ma a rileggere quei messaggi balza un particolare: quasi tutti ringraziano il direttore generale Andrea Franceschini, nessuno cita il presidente Zarattini. Da oggi nel calcio a 5 la Luparense rappresenta il passato. Difficile crederlo, difficile rendersene conto: si può solo intuire lo smarrimento dei tifosi sammartinari e il senso di vuoto per gli appassionati che si concretizzerà a settembre, quando al serie A si rimetterà in moto.
BACHECA DI TRIONFI Resta la storia, un cammino lungo e vincente, una bacheca di trionfi che chissà quando qualcuno potrà solo avvicinare: sei scudetti, sei supercoppe, quattro coppe Italia. Resta una storia lunga 23 anni: dal 23 settembre 1996 con l'esordio in Coppa Veneto a Mestre all'11 giugno 2018 nella finale scudetto contro l'Acqua & Sapone, passando per le sfide a Mosca e a Lisbona, a Barcellona e ad Atene: 791 partite ufficiali, 487 vittorie, 132 pareggi e 172 sconfitte; 30 le finali disputate a partire dalla C2, di cui 18 vinte; 3.700 i gol realizzati. E chissà se quel tiro di Taborda a 30 secondi dalla sirena della finale invece che sul palo fosse carambolato in rete per diventare il gol 3.701: chissà se la storia sarebbe cambiata.

TANTE DELUSIONI «Non so proprio se sarebbe cambiata» ammette Stefano Zarattini, letteralmente frastornato dalla valanga di messaggi che si sono scatenati subito dopo l'ufficializzazione della chiusura della squadra più titolata d'Italia. «Forse avessimo vinto lo scudetto sarebbe stato diverso. Forse. È vero che quest'anno ha vissuto tante, tante delusioni: Pesaro, Reggio Emilia, Bassano, le sconfitte fanno parte dello sport, solo chi arriva in finale può perdere, ma questa volta mi hanno lasciato qualche cicatrice di più. Comunque il malessere covava da un po' di tempo, unitile nascondere che da quando ho preso in mano anche la squadra di calcio a 11 gli impegni si sono moltiplicati. Gli sponsor un po' alla volta si sono defilati e sono rimasto solo a reggere due realtà di alto livello. Poi non sono cretino, so bene che il calcio a 5 a livelli internazionali come lo abbiamo vissuto noi dà maggiore notorietà, ma nel calcio ho 400 ragazzini di San Martino e dintorni, conosco i loro genitori, questo settore giovanile lo vedo come una nuova sfida. A una fine di questa esperienza prima o poi si doveva arrivare».
TROPPO TARDIDalla pubblicazione del comunicato è stata una pioggia ininterrotta di messaggi. «Decine di presidenti ed ex giocatori: tutti a dirmi di ripensarci. Il presidente Andrea Montemurro ha detto che prende subito l'aereo e viene qui, per farmi cambiare idea, perché il calcio a 5 senza la Luparense non può esistere. Grazie, ma ormai è troppo tardi. E il troppo tardi lo devo ripetere a diverse persone che avrebbero potuto aprire gli occhi prima».
 
Ultimo aggiornamento: 09:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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