Produttori agricoli: «Strangolati dalle pratiche della Grande distribuzione»

Negli ultimi 20 anni il settore primario ha perso il 6,5% mentre la Gdo ha guadagnato 2,5 punti

Martedì 7 Maggio 2024 di Nicola Astolfi
Il mercato ortofrutticolo di Lusia

ROVIGO - Il grande divario tra i prezzi all'origine ai produttori agricoli e quelli finali per i consumatori dipende dal debole potere contrattuale, da pratiche commerciali scorrette nella filiera agroalimentare, con vendite sottocosto, e dalla gestione degli strumenti della politica comunitaria che dovrebbero rafforzare le posizioni degli agricoltori sul mercato: come le organizzazioni di produttori (Op) nel settore ortofrutticolo.

Le Op si confrontano con la grande distribuzione organizzata (Gdo) «per portare a casa soldi per i produttori, mentre gli altri per fare, diciamo, nuovi supermercati, e dunque questo braccio di ferro l'ha vinto la grande distribuzione - spiega il presidente di Chioggia Ortomercato del Veneto, Giuseppe Boscolo Palo - perché negli ultimi 20 anni, la Gdo cresce di 2,5 punti circa mentre l'agricoltura è calata del 6,5%». 


BRACCIO DI FERRO 
«Nel 2023 - continua Boscolo Palo - ha chiuso i battenti un'organizzazione produttori importante, Opo Veneto, attiva sui territori di Lusia e Chioggia. Qualche anno prima aveva chiuso l'Associazione produttori ortofrutticoli Veneto Friulana. E in Emilia-Romagna, nel 2023 a Santarcangelo, si è arresa il Melograno, una grande struttura della quarta gamma», vale a dire verdure e prodotti ortofrutticoli freschi che, dopo la raccolta, sono sottoposti a processi tecnologici di minima entità per garantirne sicurezza igienica e valorizzazione. «Anche in Polesine ha chiuso la Cultiva a Taglio di Po». Dunque, «tutti i sistemi organizzati sono in difficoltà e il gap sul prezzo - risponde Boscolo Palo - dipende anche da questo oltre che dal non aver considerato fattori come l'aumento dei costi di produzione, subiti dagli agricoltori, mentre le conseguenze dei cambiamenti climatici riducono le rese». 


MARGINI IN CALO 
«Anno dopo anno il margine per i produttori è andato calando e la pandemia ha evidenziato le problematiche. Inoltre - continua Boscolo Palo -, mentre l'Ismea è chiamata a verificare il costo medio di produzione per identificare le pratiche sleali, le sanzioni erogate nel 2023 per fornitori che hanno venduto sotto il costo di produzione, sono state solo tre. Ma se un produttore denuncia una Gdo per pratiche sleali, non vende più neanche un chilo».
Così, il sistema normativo, che «dipende anche dall'Unione, deve prendere visione di questi aspetti». In Italia, infatti, può accadere che prodotti siano venduti fuori dagli ortomercati con contratti a 70 centesimi il chilogrammo, mentre il costo di produzione è 1 euro. Chi e come fa questi contratti a 70 centesimi, a beneficio della grande distribuzione? Secondo il report "Scambi con l'estero" dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea), nel 2023 la bilancia commerciale agroalimentare italiana ha visto salire sia l'export di ortofrutta fresca (+9,1%) sia l'import (+11,7%), e la stessa dinamica s'è ripetuta nell'ortofrutta trasformata (+10,9% le esportazioni e +10,6% le importazioni). Sommato il fresco e il trasformato, il valore dell'export italiano nel comparto ortofrutta è stato pari a 11,65 miliardi di euro, rispetto a importazioni per 8,76 miliardi: soprattutto patate, cipolle, pere, kiwi, banane, nocciole, pistacchi sgusciati, conserve di frutta, olive conservate, patate congelate, patate in fiocchi, pomodoro concentrato. 
Nell'ortofrutta fresca il saldo commerciale (+399 milioni) resta positivo nel 2023, anche se nel 2022 era stato maggiore (+481 milioni). Allo stesso tempo, però, «nel 2023 sono stati venduti all'estero 9mila tonnellate di prodotti fitosanitari proibiti in Italia», che potrebbero "ritornare" nelle importazioni, perché «se certi prodotti sono definiti sicuri e senza residui, li consumiamo: un paradosso delle normative, che vanno attenzionate per garantire le eccellenze italiane», aggiunge Boscolo Palo. Che poi conclude: «Siamo in difficoltà, davanti a situazioni che stanno penalizzando il mondo dell'agricoltura. Ma da questo dobbiamo creare occasioni per migliorare la redditività», afferma il presidente di Chioggia Ortomercato del Veneto. 

Ultimo aggiornamento: 16:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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