Nutribullet Treviso, il direttore sportivo Giofrè e la gara salvezza contro il suo vecchio club: «Brindisi per me è casa ma ora conta solo TVB»

Giovedì 4 Aprile 2024 di Alberto Mariutto
Il ds Simone Giofrè e a sinistra il coach Frank Vitucci

TREVISO - Da Brindisi tutto è iniziato, con l’arrivo di Vitucci e Giofré all’inizio della scorsa estate. E a Brindisi tutto potrebbe finire, almeno per quanto riguarda questa dannata stagione cestistica. Vincere domenica al PalaPentassuglia per la Nutribullet significherebbe salvezza al 90% e quindi fine dei giochi: non secondo l’aritmetica ma per il buon senso, perché una rimonta delle inseguitrici apparirebbe a quel punto quasi impossibile. Allo stesso tempo, per l’Happy Casa una sconfitta rappresenterebbe un’ulteriore spinta verso l’incubo A2. In caso contrario, per entrambe le squadre si riaprirebbe ogni discorso. Che la gara contro il suo vecchio club potesse essere così decisiva, il ds trevigiano Simone Giofrè probabilmente non se lo sarebbe mai aspettato: «Bisognerebbe avere la sfera di cristallo per prevedere una cosa del genere.

Come vivrò la partita? Da professionista devo pensare solamente a noi e alla nostra performance, come se fosse una gara qualsiasi. Come si sarà capito, di weekend in weekend conta poco l’avversario che abbiamo di fronte, perché dobbiamo sempre provare a vincere. Ci siamo infilati da soli in questa situazione critica e abbiamo dovuto affrontarla con il coltello tra i denti, senza mai tirare fuori la testa dall’acqua. È stata una stagione in apnea totale».

Se lasciamo da parte il professionista e chiediamo alla persona Simone?

«Per me Brindisi è casa: ci ho lavorato cinque anni, ho stretto delle amicizie profonde, mi sono trovato benissimo. La parte emotiva è coinvolta, ma domenica andiamo a giocare una partita di pallacanestro. È giusto che parli il campo e noi dobbiamo concentrarci sul nostro lavoro».

Quale accoglienza riceverete?

«Spero positiva ma, qualunque cosa succeda, per me non cambia nulla: ho vissuto la New Basket come una seconda pelle, il presidente Nando Marino mi ha dato piena fiducia e grandi responsabilità e rimarrò per sempre legato a lui. È stato come lavorare per un club di mia proprietà, il ricordo è stupendo. I rapporti umani instaurati con molti collaboratori sono diventati fraterni. Li abbraccio tutti virtualmente. Ovviamente mi aspetto un pubblico molto caldo: li conosco e so che faranno di tutto per aiutare la propria squadra a mantenere vive le speranze di salvezza».

È il secondo poker di vittorie in stagione. La prima volta, fu seguito da tre sconfitte.

«Faccio gli scongiuri. Di sicuro la squadra adesso ha acquisito più solidità e mentalità. Il fatto di aver vinto partite tirate e chiuse entro i due possessi di divario - con Trento, Pistoia e Pesaro - è stato molto importante, perché all'inizio le avevamo perse tutte. È un segnale di crescita a livello mentale, di sicurezza. Era abbastanza preventivabile che una squadra tutta nuova e giovane potesse metterci del tempo. Come avete sapientemente scritto un paio di giorni fa su queste colonne, tolte le prime nove gare, siamo terzi in classifica: da lì in avanti, qualcosa è cambiato. Abbiamo fatto un cambio di passo come certezze, gerarchie. All’inizio poi non eravamo mai al completo: sono tanti gli elementi che hanno fatto la differenza».

Young e Booker sono stati due errori.

«Sapevamo che Young avrebbe potuto necessitare di qualche attenzione particolare nella gestione extra campo, ma il livello tecnico del giocatore ci ha fatto propendere per il rischio: purtroppo è andata male. Booker è un altro argomento, continuo a credere sia un buon giocatore. In questa squadra non ha trovato il giusto contesto in cui performare. Non penso sia un errore in generale: è mancato l'incastro tecnico».

Paulicap invece è una scommessa vinta.

«Ha una storia cestistica molto breve, pochissima esperienza. Ha iniziato tardi a giocare a basket, ha ancora molti aspetti da migliorare. Se pensi di aver ingaggiato Jabbar, hai già perso in partenza. Se hai tempo di aspettarlo, come noi abbiamo deciso di fare, qualcosa di buono raccogli. Nel lungo periodo le sue performance sono cresciute, è un ragazzo che necessita di molta fiducia».

Le cose hanno iniziato a migliorare da quando Vitucci ha ristretto le rotazioni.

«Quanto giocheranno i cambi, dipende spesso da come rendono quelli davanti. Dopo i vari infortuni, siamo riusciti a lavorare al completo, con grande continuità: in queste condizioni, è implicito che la performance della domenica possa migliorare. Se giocano bene i titolari, è difficile che trovino molto spazio gli ultimi delle rotazioni, come a volte è capitato a Faggian o Camara».

Anche con Harrison, alla fine, ci avete preso.

«Prima però ci siamo presi un sacco di insulti, lui compreso. All'inizio non riusciva ad esprimersi ai suoi livelli, poi si è infortunato. Ad un certo punto ha svoltato e da lì in avanti non ne ha sbagliata una. Evidentemente doveva trovare una tranquillità emotiva. Togliergli il quintetto è stata una scelta obbligata, per via dell'infortunio. Poi la squadra ha trovato il proprio equilibrio e siamo andati avanti così: lui non si fa nessun problema, i suoi spazi li avrà sempre».

È stata dura supportare il coach nei mesi in cui non si vinceva mai?

«È stato super piacevole, perché nelle difficoltà è ancora più stimolante lavorare e confrontarsi. Dato che ci conosciamo da anni, fare quadrato attorno alla squadra è stato naturale per entrambi, senza lasciare spazio agli allarmismi e senza buttare la croce addosso a qualcuno. Non è ancora finita e non molliamo un centimetro: siamo ancora più motivati perché vediamo il traguardo vicino, che è la salvezza il prima possibile».

Il suo rapporto con la piazza trevigiana non è iniziato nel modo migliore.

«Non ho un brutto rapporto con nessuno, mi spiace che le sconfitte iniziali abbiano creato malcontento. Io capisco quando i tifosi criticano e penso vada bene così. Arriveranno tempi migliori. Da parte mia non c’è nessun problema e sono felice che il pubblico sia sempre rimasto vicino alla squadra, anche quando i risultati non arrivavano. Abbiamo bisogno di questa energia, perché le ultime gare saranno tutte difficili e ci servirà la spinta dei nostri tifosi».

Ultimo aggiornamento: 08:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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