ASOLO (TREVISO) - In molti la conoscevano, almeno di nome, perché aveva lavorato per qualche anno nel comune di Asolo come vigile urbano, ma non tutti avrebbero saputo associare un volto ad un nome, quello di Diletta Miatello, che in queste ore sta diventando tristemente noto. Per ora, nessuna accusa formale, sebbene la sua posizione sia passata al setaccio dalle forze dell'ordine e su di lei gravino i sospetti per la morte della madre, Maria Angela Sarto, 84 anni e il ferimento del padre Giorgio, 89 anni, trovato agonizzante, ma vivo. In un tranquillo pomeriggio asolano, in cui piazza e negozi sono affollati di turisti, sembra ci sia poco spazio per questa tragedia che si è consumata a San Martino di Lupari.
LA PIAZZA
Molti ricordano Diletta Miatello nel suo ambiente di lavoro, spesso piazzata a smistare il traffico nelle ore di punta, quando non c'era la rotonda.
AMMINISTRATORI ED EX
Niente pettegolezzi, sembra dire la città dei Cento orizzonti, anche nelle parole del sindaco Migliorini, che pur essendo nell'amministrazione di allora, guidata da Daniele Ferrazza, non l'ha personalmente conosciuta. «Mi è difficile dire qualcosa che abbia senso in una situazione del genere: non era legata ad Asolo e anche l'ultima persona che ha lavorato con lei è andata in pensione lo scorso anno». Non rilascia dichiarazioni anche l'ex comandante dei vigili urbani di Asolo, Maurizio Novello, contattato al telefono. «Molti la conoscono - racconta invece un ex amministratore che vuole rimanere anonimo - ma fanno finta di non conoscerla perché in una situazione del genere ogni parola è penosa e qualsiasi cosa si possa dire, va a far del male a chi rimane. Speriamo solo che il padre possa sopravvivere. Certo, nessuno poteva immaginare un epilogo: fatti del genere succedono spesso, ma evidentemente qualcosa dentro le si è rotto. In situazioni come questa, si possono dare solo giudizi filosofici ma non giudizi sulla persona: io che non sono cattolico, parlo di pietas cristiana, della necessità di fare silenzio, in un momento come questo». Qualche commerciante è fuori dal coro: «Non conosco la ragazza e non mi permetto di esprimere giudizi sulla vicenda, certo che quanto successo mi ha portato a fare una riflessione sulla violenza ormai insita nella società, che deve fare una riflessione profonda su quanto conta il fattore psicologico in chi usa le armi anche per lavoro».