Venezia. Dalla cima del campanile di San Marco si staccano pezzi: scattano i controlli su cuspide e fondamenta

Mercoledì 24 Aprile 2024 di Roberta Brunetti
Venezia. Dalla cima del campanile di San Marco si staccano pezzi: scattano i controlli su cuspide e fondamenta

VENEZIA - È uno dei cementi armati più "antichi" di Venezia, con i suoi 110 anni ormai compiuti. Fu utilizzato nella ricostruzione del campanile di San Marco, dopo il crollo del 1902, per alleggerire il peso della cuspide. Materiale rivoluzionario all'epoca ritenuto indistruttibile, che in realtà ha poi rivelato tutto la sua fragilità, perché l'anima in ferro del calcestruzzo, con il tempo arrugginisce, provocando distacchi potenzialmente pericolosi.

Crolli al campanile di San Marco

Sta succedendo anche nel campanile simbolo di Venezia, dove con una frequenza destinata ad intensificarsi il cemento armato che costituisce l'intelaiatura interna dell'ultimo tratto della torre sta espellendo i cosiddetti "coprispalla". In pratica perde pezzi di copertura. Fenomeno che al momento non desta preoccupazioni. «Non ci sono pericoli immediati o a medio termine - rassicura l'architetto Mario Piana, proto della Procuratoria di San Marco - ma vogliamo raccogliere tutte le informazioni necessarie per progettare un intervento di consolidamento che metta al sicuro per altri 100 anni quel cemento armato realizzato all'inizio del Novecento».

Controlli sulla cuspide e sulle fondazioni del campanile


Per questo la Procuratoria ha di recente affidato un'indagine specialistica sullo stato della cuspide allo studio Vitaliani. Solo uno degli interventi in corso, che rientrano nella manutenzione del campanile. Sorvegliate speciali, in questa fase, anche le fondazioni della torre che erano state rinforzate con degli inserimenti in titanio una dozzina d'anni fa. All'epoca erano state installate anche delle strumentazioni sofisticate per monitorare i movimenti della torre, che rimasero accese però solo per qualche anno.

Ora la Procuratoria le ha ottenute in comodato dal Provveditorato alle Opere pubbliche, che aveva commissionato quell'intervento, e le ha riaccese. I primi risultati sarebbero rassicuranti. Ma anche in questo caso la Procuratoria si è affidata allo studio Vitaliani per un'analisi dettagli dei dati che garantisca sullo stato di salute del campanile.


L'allarme del luminare: strumentazioni inattive, qualcosa non torna


Un lavoro che non può mai interrompersi, quello della manutenzione di un'opera come il campanile. Nel 2020 a lanciare l'allarme era stato il professor Giorgio Macchi, luminare del settore, scomparso l'anno scorso a 93 anni, che tra il 2009 e il 2013 aveva curato l'intervento di consolidamento delle fondazioni. Preoccupato per l'inattività delle "sue" strumentazioni, lo scienziato aveva raccomandato monitoraggi continui e messo in guardia anche sullo stato del cemento armato. «Dopo quell'allarme abbiamo ritenuto di affrontare innanzitutto il tema del degrado del telaio di calcestruzzo armato» spiega Piana. Struttura importante, che da sopra la cella campanaria arriva fino all'Angelo, per un'altezza di 30 metri. «Come una casa di dieci piani - esemplifica il proto - All'epoca, quella di rifare il campanile "com'era e dov'era", fu naturalmente solo una battuta. Se prima la cuspide era tutta in laterizi, quindi spessa, la decisione fu quella di alleggerirla con questa intelaiatura in cemento armato. Un tempo si credeva fosse un toccasana».


Invece... «Ci sta dando dei segnali con l'espulsione dei "coprispalla" - racconta Piana -. Era già successo in passato e c'era stato anche qualche intervento di rabberciatura, probabilmente tra gli anni 60 e 70. Ora il fenomeno è destinato a intensificarsi. Nulla di allarmante, ma vogliamo prenderci per tempo per intervenire».


Con lo stesso spirito la Procuratoria ha rimesso in funzione anche le strumentazioni per il monitoraggio della torre. Ben 17, con sensori che dalla base arrivano alla cima, rimaste chiuse per otto anni, in una sorta di rimpallo su chi dovesse occuparsene. «Ora le abbiamo ottenute in comodato. Abbiamo deciso di raccogliere tutti i dati, affidandoci ad Ismes, mentre lo studio Vitaliani si occuperà di analizzare quelli sulla stabilità. Servono super esperti del settore per capire come muoversi».


In attesa di questi risultati, prosegue anche la manutenzione più spiccia del campanile. Proprio in questi giorni si sta concludendo l'intervento sulla parte metallica all'interno della cella campanaria: 200 milioni di lavori, avviati a fine 2023, che hanno interessato i sostegni delle campane, la scaletta interna, le strutture di protezione. Eliminata la ruggine, è ora tutto rimesso a nuovo.

Ultimo aggiornamento: 16:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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