Mestre. Confeziona un "super-petardo" unendo insieme diversi raudi con un'unica miccia poi il boato e le urla: ragazzino con il pollice squarciato

Lunedì 22 Gennaio 2024 di Fulvio Fenzo
Confeziona un "super-petardo" unendo insieme diversi raudi con un'unica miccia poi il boato e le urla: ragazzino con il dito squarciato

MESTRE - Si è fatto malissimo, con un pollice scarnificato dall’esplosione. Ma poteva andargli molto, molto peggio, sia a lui che ai suoi due amichetti che erano lì a due passi per assistere al lancio del “super-petardo” che aveva confezionato con le sue mani, mettendo assieme diversi raudi uniti da un’unica miccia, forse perfino con una spruzzata di polvere da sparo se saranno confermate le tracce che gli sarebbero state trovate anche sul volto dai soccorritori. È stato un vero e proprio boato quello sentito ieri mattina, attorno alle 11.30, nella zona del parco della Bissuola verso via Casona e via Rielta, seguito da una nuvola di fumo e dalle urla disperate del tredicenne che, con quella sua “bomba”, sperava probabilmente di far colpo sui suoi amici di 10 e 12 anni.

Ma è finito in ospedale, con il braccio e il corpo insanguinato, dove dovranno ricostruirgli il pollice sinistro.

MIRACOLATO

Chissà dove avrà imparato a mettere insieme quella “mina esplosiva”, forse da qualche tutorial visto su YouTube o con il passaparola. Di certo il ragazzino rimasto ferito era alle prime armi, dato che il mucchio di petardi sarebbe stato tenuto assieme da una miccia di soli 7 centimetri che, una volta accesa, non gli ha dato il tempo di lanciarlo. 
«La fortuna è stata che gli altri due hanno fatto un salto indietro, e lui se l’è cavata in questo modo - racconta il primo soccorritore del ragazzino che ha assistito all’intera scena, seduto su una panchina a qualche decina di metri di distanza nella zona verso l’arena del parco Albanese -. All’improvviso si è udito quello scoppio fragoroso, e i ragazzini sono “spariti” in una nuvola di fumo. Poi, mentre tutti i cani abbaiavano come impazziti per il boato, l’ho sentito urlare di dolore e sono corso lì, assieme ad un altro passante che stava facendo footing nel parco». Chiamati i soccorsi, è arrivata prima l’ambulanza del Suem e poi una pattuglia dei carabinieri che hanno iniziato a raccogliere le testimonianze. Poco dopo è arrivato anche il padre del ragazzino ferito. Tutti i ragazzini coinvolti sono italiani e, a terra, non sono state nemmeno trovate tracce dell’“ordigno”, che si è disintegrato dopo il botto.

DITO SQUARCIATO

«Aveva la mano coperta di sangue e il pollice squarciato tanto da vedere l’osso - riprende il soccorritore -. L’orologio gli si era staccato dal polso e lo abbiamo trovato per terra distrutto dall’esplosione del petardo, o quello che era perchè era davvero una “bomba”. Il ragazzino piangeva disperato, non aveva nemmeno il coraggio di guardarsi la mano e continuava a ripetere, piangendo e sotto choc, “ce l’ho ancora la mano? La userò ancora?”». Per fortuna, dopo le cure ricevute sul posto e il trasferimento all’ospedale dell’Angelo, al tredicenne verrà riscontrata “solo” la profonda ferita al pollice. Su dove, poi, quei tre ragazzini nemmeno quattordicenni abbiano comprato i petardi indagheranno probabilmente i carabinieri, ma tutto sarebbe stato acquistato in qualche negozio cinese all’insaputa dei genitori.

«SENZA CONTROLLI»

Genitori che non sapevano nemmeno che quel terzetto, poco prima dell’esplosione della “bomba”, avevano già creato qualche problema nella zona delle “piramidi” del parco Albanese, correndo a tutta velocità con i monopattini e rischiando di travolgere anche le mamme a passeggio con le carrozzine. «Purtroppo quando sono in gruppo questi ragazzini si comportano così, salvo poi far tenerezza non appena si fanno male o prendono paura» raccontano alla Bissuola dove, di “botti” e petardi, continuano a sentirne tutti i giorni e a tutte le ore (ma non è solo un problema di questo parco perché, per fare un esempio, sabato sera sono state segnalate mitragliate di raudi anche attorno alla chiesa di Santa Barbara, tra la Miranese e la Gazzera). 
«Il problema - riprendono al parco Albanese - è che qui non ci sono più controlli. Proprio dove si è ferito quel ragazzino c’è una telecamera a 360 gradi che dovrebbe aver ripreso tutta la scena: ma chi guarda le immagini? E, soprattutto, c’è qualcuno che le guarda? Una volta c’erano i gruppi anziani che si prendevano cura e giravano nel parco, ma oggi non c’è più nessuno. Dicevano che avrebbero mandato i vigili in bicicletta: li avete mai visti?».

Ultimo aggiornamento: 07:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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