Andrea, il superman: 4444 flessioni in nove ore e 200 km di piscina

Mercoledì 4 Dicembre 2019 di Massimo ZIlio
Andrea Marcato
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DOLO - Quattromilaquattrocentouarantaquattro flessioni in nove ore e mezzo: è l'incredibile impresa compiuta da Andrea Marcato, veneziano residente in Svizzera, in occasione dell'Impossibility Challenger, il festival dei record di Den Haag nei Paesi Bassi. 
«Mi avevano invitato come ospite speciale - racconta il protagonista del record - Ma dovevo fare qualcosa che si concludesse in giornata, così mi sono inventato questa delle flessioni». Marcato infatti è un abitué delle imprese sportive estreme.
IL METODO Nato a Dolo nel 1982 e residente a Zurigo, dove lavora in una azienda che produce cibi vegani (lui è solo vegetariano), da una ventina d'anni segue un percorso di meditazione: «Il mio maestro è Sri Chinmoy, indiano scomparso a New York dove viveva nel 2007. Pratico la meditazione da molti anni con il suo metodo. Per lui la meditazione non è un modo di fuggire alla realtà, ma per affrontarla, accettarla e magari provare a cambiarla. Ed è una pratica sempre accompagnata da quella sportiva». 
Lo sport quindi diventa un elemento fondamentale in un percorso che però non è strettamente agonistico: «Chi fa prove di endurance lo fa per differenti motivi. Per me si tratta di un percorso personale, assume un significato più complesso. Affrontare certe prove decade del tutto il senso agonistico, almeno nel mio caso, visto che l'intensità della prova non può essere alta. Il senso è un altro: si tratta di un viaggio personale, come andare a Santiago di Compostela, di un'esperienza a tutto tondo». 
IL PODISMO Sri Chinmoy ha fondato l'omonimo team di maratona che alla fine degli anni settanta ha contribuito a diffondere la pratica e la sua filosofia della maratona, ma anche delle ultra maratone, in particolare delle gare sulle ventiquattrore. Anche Andrea Marcato inizia il suo percorso sportivo e personale proprio dalla corsa: «Nel 2006 ho fatto la mia prima cento chilometri, proprio al Prater di Vienna, dove Kipcoghe ha fatto il record di 1h59'. Da là ho cominciato a partecipare a una serie di eventi di corsa, diverse cento chilometri, delle ventiquattrore, arrivando anche a correre a New York una dieci giorni per un totale di 1.056 chilometri». La corsa come metodo di trascendenza personale è una delle caratteristiche del movimento di cui fa parte Andrea Marcato, ma a un certo punto non gli è più bastata: «Io ho sempre fatto sport, facevo nuoto a livello agonistico da giovane. Così due o tre anni fa ho cominciato a provare con il nuoto. Ho fatto delle ventiquattrore di nuoto, ma anche una settimana di seguito, due anni fa, nuotando per 200 chilometri in un evento in Portogallo». 
L'ULTIMA IMPRESA Dopo il nuoto è arrivata quindi anche l'impresa delle flessioni, in cui come detto Marcato ha dato anche libero sfogo alla sua fantasia in tema di imprese estreme. Sempre con un atteggiamento particolare e a suo modo unico, che gli consente di andare oltre a quelli che per tutti sembrano dei limiti invalicabili: «Le prime volte che completavo una cento chilometri sentivo un dolore incredibile, che non auguro a nessuno - confessa Marcato - Non era solo l'aspetto fisico, ma soprattutto il peso mentale. Io sono uno che non vuole mai fermarsi, anche se non sempre è una buona cosa, bisogna anche accettare i propri limiti». Anche il dolore però si può superare: «Quando uno entra nel flusso cambia tutto. Per me questo è dovuto alla meditazione, altri atleti magari ci arrivano in altri modi. È una sorta di stato alterato della perfomance prosegue, quasi per inerzia. Dopo alcune ore di prestazione il dolore praticamente scompare, il tempo sembra cambiare, le ore passano veloci. Non è uno stato mentale che non dipende dalla volontà, ma da quello che si fa».


    
Ultimo aggiornamento: 5 Dicembre, 08:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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