A casa in malattia ma fanno le pizze, chiesto il giudizio

Mercoledì 12 Giugno 2019
LA TRUFFA
PADOVA È stato chiesto il rinvio a giudizio, da parte del sostituto procuratore Sergio Dini titolare delle indagini, per un agente penitenziario e sua moglie colpevoli secondo l'accusa, con la complicità del loro medico di base anche lui finito nei guai, di avere collezionato centinaia di assenze per malattie con l'unico scopo di fare la pizza. In pratica, sempre secondo l'accusa, disertavano regolarmente le rispettive occupazioni simulando malattie inesistenti e dedicandosi a tempo pieno nella pizzeria d'asporto all'Arcella. Ai due coniugi residenti a Cadoneghe e al loro medico di base, anche lui con lo studio a Cadoneghe, sono stati contestati a vario titolo i reati di truffa aggravata e continuata, falso ideologico e violazione della legge sul pubblico impiego. Per un paio d'anni, e più precisamente dal 2016 e fino al febbraio dello scorso anno, Luigi Mollica, 46 anni, e Teresa Scopece, di 42, hanno collezionato lunghi periodi di assenza dal lavoro. Lui, in servizio alla Casa circondariale di strada Due Palazzi, avrebbe giustificato le proprie assenze dal servizio con malattie insussistenti, arrivando addirittura ad attestare la presenza di patologie invalidanti. Mollica non ha praticamente mai messo piede in carcere nell'arco del 2016, totalizzando la bellezza di 300 giorni di assenza. L'anno successivo il totale delle assenze si è fermato a 112 giorni, infine altri 6 giorni tra gennaio e febbraio 2018, cioè fino a quando la Procura non ha aperto un fascicolo a suo carico. L'agente penitenziario ricorreva nella maggior parte dei casi al medico di base Antonio Azzolin, 53 anni, residente in città, con studio a Cadoneghe, ma all'occorrenza si rivolgeva ai medici di guardia o ai sanitari dell'ospedale militare di Padova, inducendoli in errore circa la sussistenza o la gravità delle sue patologie. Anche la consorte Teresa Scopece si comportava allo stesso modo. Impiegata in un'azienda metalmeccanica di Limena, si faceva rilasciare in continuazione certificati medici dal dottor Azzolin che l'avrebbe regolarmente visitata attestando la presenza di malattie inabilitanti frutto di invenzione. Dal 16 febbraio 2016 al 30 giugno 2017 la donna ha ottenuto per ventuno volte dei periodi di malattia, spesso di lunga durata. Le sue prolungate assenze in azienda avrebbero provocato un danno economico alla stessa società di cui era dipendente, che avrebbe continuato a versarle regolarmente lo stipendio, e all'Inps, che gli ha corrisposto l'indennità di malattia. La Procura ha calcolato un esborso non dovuto pari ad oltre 23 mila euro. La coppia lavorava regolarmente durante i periodi alla pizzeria d'asporto All'Imperatore di via Giovanni d'Alemagna, all'Arcella. E stando alle numerose foto pubblicate su Facebook sia l'agente penitenziario e sia la consorte godevano di ottima salute. Gli inquirenti hanno accertato che Teresa Scopece dal febbraio del 2016 al giugno del 2017, si sarebbe assentata per 21 volte dal lavoro grazie ai certificati medici firmati dal dottor Azzolin. Il marito, l'agente penitenziario Luigi Mollica, avrebbe invece raggirato l'Inps e la polizia penitenziaria 47 volte dal febbraio del 2017 al febbraio del 2018 dandosi malato a causa della lombalgia, della gastralgia e della gastroenterite quando invece stava lavorando nella pizzeria d'asporto.
M.A.
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