Sequestrata a Napoli l'auto killer dell'ultrà: sospetti su un tifoso in trasferta

Venerdì 4 Gennaio 2019 di Nico Falco
Sequestrata a Napoli l'auto killer dell'ultrà: sospetti su un tifoso in trasferta

Un'automobile sequestrata, altre due al centro delle verifiche. Si sposta da Milano a Napoli l'indagine sulla morte di Daniele Belardinelli, il tifoso del Varese di 39 anni rimasto ucciso negli scontri tra gli ultras il 26 dicembre scorso, poco prima della partita di calcio tra Inter e Napoli. Le tre vetture sarebbero state quel giorno in via Novara e sarebbero tutte riconducibili a tifosi napoletani: la prima potrebbe essere quella che ha schiacciato il tifoso, forse dopo che era stato già investito da un'altra automobile. Le indagini sono condotte dalla Digos di Milano, col supporto dei colleghi napoletani agli ordini del dirigente Francesco Licheri.

La vettura sequestrata è una Audi station wagon, noleggiata con leasing a lungo termine da un napoletano, incensurato. Suo figlio, un tifoso sentito nei giorni scorsi, aveva dichiarato che non era a Milano; il suo racconto è stato però smentito da altri testimoni. All'automobile gli investigatori sono arrivati grazie ai video registrati durante gli scontri, dai quali però non è stato possibile ricavare la targa; fondamentale per l'identificazione del veicolo sarebbero state quindi altre testimonianze. L'Audi, rintracciata a Napoli, è stata sottoposta a sequestro preventivo su disposizione del procuratore aggiunto Letizia Mannella e dei pm Rosaria Stagnaro e Michela Bordieri e si trova in un deposito in attesa di ulteriori accertamenti. Il gip Guido Salvini dovrà decidere se convalidare il fermo.

Per stabilire le responsabilità e l'eventuale coinvolgimento diretto negli scontri, e forse nell'investimento che ha causato la morte di Belardinelli, si dovrà attendere l'esito degli esami sulla vettura.

Anche le altre due automobili che gli agenti della Digos stanno cercando sarebbero di proprietà di ultras napoletani e avrebbero fatto parte della carovana di tifosi che quel giorno si era diretta a Milano per la partita.
 
Le verifiche sono state effettuate su circa 180 persone, sarebbero una ventina gli iscritti nel registro degli indagati. Tra questi ultimi anche i due ultras che hanno accompagnato Belardinelli all'ospedale San Carlo dopo la fine degli scontri di via Novara e che sono stati sentiti in Questura a Milano mercoledì scorso. Gli inquirenti stanno verificando la posizione di oltre 100 interisti, tra cui anche ultrà del Varese e del Nizza, gemellati coi supporter nerazzurri, e di un'ottantina di napoletani. Per oggi pomeriggio, nel carcere milanese di San Vittore, è previsto l'interrogatorio davanti ai pm di Luca Da Ros, il cosiddetto pentito dell'inchiesta, che nei giorni scorsi ha chiamato in causa Marco Piovella, detto il Rosso, capo dei Boys della curva nord, arrestato, interrogato mercoledì dal gip Salvini e tra i presunti organizzatori del blitz. Piovella, difeso dai legali Mirko Perlino e Carlo Melzi D'Eril, ha parlato di Belardinelli come di un «fratello maggiore, amico fraternissimo», ha detto che l'amico era stato «uno dei primi ad entrare in azione» e ha parlato di una automobile passata sopra il suo corpo «a bassissima velocità»; un altro tifoso, Flavio Biraghi, ultrà dei Viking interisti, ricordava invece un suv «ad alta velocità». Dal confronto tra queste due versioni emerge la possibilità che il giovane ultrà del Varese possa essere stato prima colpito da una vettura e poi schiacciato da un'altra.

L'autopsia sul corpo di Daniele Belardinelli non è stata ancora fissata, probabilmente sarà effettuata la prossima settimana.

Nel frattempo, gli inquirenti stanno inviando una serie di informazioni di garanzia agli indagati anche con la contestazione di omicidio volontario, come atto dovuto per svolgere gli accertamenti tecnici. Sempre nel corso dell'interrogatorio avvenuto nei giorni scorsi, Luca Da Ros ha spiegato che quel giorno gli ultras delle tre tifoserie avevano organizzato l'assalto ai napoletani aspettandoli a un paio di chilometri dallo stadio San Siro. Ne era nato uno scontro con bastoni e coltelli, fermatosi soltanto quando i napoletani si erano resi conto che uno dei rivali, identificato poi come Belardinelli, era rimasto a terra; il giovane, soccorso prima dai napoletani e poi dagli interisti, è poi deceduto nella successiva notte in ospedale.

Ultimo aggiornamento: 11:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA