La segnalazione è arrivata nella giornata di domenica ( 3 settembre, ndr) dal Consigliere del Municipio I, Renato Sartini: la presenza di un alveare sopra ad un albero in via Silvio Pellico, nel quartiere Prati, a poche centinaia di metri dall’entrata di una scuola dell’infanzia. Api che hanno tuttavia procurato disagio ai tanti passanti e genitori dei bambini intimoriti da un evenutale attacco che avrebbero potuto subìre.Sul posto sono intervenuti immediatamente gli agenti della Polizia Locale allertati dal Consigliere di Roma Capitale: l’area era stata interdetta, ma stamani - come documentano video e foto - l’alveare non c’è più.
«Uno sciame piccolo - comunemente chiamato terziario - che è stato attaccato da una massa di vespe Orientalis. Una pratica venatoria che accade di frequente e comporta un indebolimento delle api stesse”, spiega al Messaggero l’esperto zoofilo Andrea Lunerti.
L’ALLARME ORIENTALIS A ROMA
L’ultimo nido di Orientalis era stato neutralizzato in una appartamento a due passi dal colonnato di San Pietro dove risiede una coppia con una bambina di 15 mesi. Centinaia di individui avevano nidificato nel tubo della caldaia dell’abitazione e, nel giro di qualche settimana, sarebbero cresciuti fino a diventare migliaia. L’emergenza delle Orientalis, nella Capitale, sembra non conoscere una via d’uscita: numerose le chiamate al giorno - ai numeri di emergenza - da parte di residenti in preda al panico ( più che giustificato) per la presenza di nidi all’interno di giardini e cortili. «I casi sono in aumento - sottolinea Lunerti - e nei centri urbani è sempre più complesso individuare le colonie. Molti ricercatori stanno facendo un grande lavoro per neutralizzare i tanti nidi anche in ambienti agricoli poiché le vespe sono grandi devastatrici anche nel campo dell’agricoltura. Dobbiamo essere pronti e limitare il più possibili le invasioni», specifica l'etologo.
Imenotteri, dunque, molto aggressivi e capaci di attaccare chiunque. Anche altri piccoli insetti: «la Orientalis - aggiunge l’esperto Lunerti - ha una particolarità: si ferma in prossimità di un nido d’api e, soprattutto in quest’ultimo periodo - ha la necessità di attaccare più insetti possibili. Le api si stanno preparando per la stagione invernali mentre le Orientalis tentano di indebolirle e le divorano giorno dopo giorno: si cibano dei muscoli del loro torace che servirà poi a nutrire le grosse larve pronte per sfarfallare nella prossima primavera». «Le api - conclude Lunerti - sono soggetti vulnerabili e rischiano attacchi da parte di altri volatili e del nostro Calabrone europeo. Spesso si posano sugli alberi perché in attesa che le esploratrici trovino un nuovo nido dove introdursi e unificare, ma il più delle volte vengono “bloccate” da un’immensa colonia di Orientalis e, in pochissimo tempo, aggredite ed uccise».