C'è un buco negli ultimi giorni di Gabriele Di Ponto, un vuoto di quasi 15 giorni. Il suo piede mozzato è stato ritrovato sull'argine dell'Aniene l'11 agosto, ma la famiglia ne aveva denunciato la scomparsa a fine luglio. Il 24 tagga un post sul suo profilo Facebook, poi più nulla. Nell'appartamento alla Rustica gli investigatori della Mobile non hanno trovato nessun indizio che possa aiutare a capire i suoi spostamenti, dai tabulati telefonici si potranno ricostruire le frequentazioni e conoscere i nomi delle persone che ha contattato prima di sparire. Forse Gabriele è stato sequestrato e poi ucciso, oppure sapeva di essere in pericolo e si nascondeva. Ma non si può nemmeno escludere che fosse in compagnia di qualcuno, un complice, magari preparavano una rapina e poi tra loro è successo qualcosa. Il 16 luglio Di Ponto aveva rinnovato la carta d'identità, non è escluso che volesse allontanarsi dall'Italia.
LE RAPINE
Manca ancora la prova definitiva del Dna, che arriverà nei prossimi giorni, ma gli investigatori della Mobile guidata da Luigi Silipo hanno pochi dubbi che il piede tagliato e ricoperto di tatuaggi simboli degli ultrà laziali non appartenga a Gabriele di Ponto, 36 anni, una vita passata dentro e fuori la galera, qualcuno gli aveva sparato addosso anni fa e zoppicava con la gamba destra.
Secondo il medico legale dall'esame dei tessuti dell'arto sinistro, il piede è stato staccato con una motosega, lo proverebbero i segni di scanalature nel taglio netto. Non è chiaro se l'amputazione è avvenuta ore dopo la morte, o se è stato staccato subito dopo.
LE INDAGINI
Dietro l'omicidio di Gabriele Di Ponto potrebbe esserci uno sgarro fatto a un boss, oppure rientra nella lotta tra le bande di San Basilio. Si ipotizza anche un'altra possibilità, che l'assassino possa essere una vittima di Di Ponto, qualcuno che è stato vessato da lui e che lo ha attirato in una trappola e ucciso per vendetta.
Certo l'uomo non è stato giustiziato e fatto a pezzi dove è stato ritrovato il piede. Gli investigatori non escludono che Di Ponto sia stato ucciso forse proprio a San Basilio, e il suo corpo fatto a pezzi è stato poi gettato nell'Aniene, l'arto è rimasto in acqua 2, al massimo 3 giorni. E' probabile che l'assassino o gli assassini non volevano fare ritrovare i resti, ma c'è stato l'imprevisto, il piede si è impigliato tra i rovi e i detriti dell'argine, un pescatore lo ha visto e ha chiamato il 113.