Roma, morto Diabolik: chi era l'ultrà laziale

Mercoledì 7 Agosto 2019 di Michela Allegri
Roma, morto Diabolik: chi era l'ultrà laziale
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Un patrimonio da 2,3 milioni di euro finito sotto sequestro. È il tesoretto che Fabrizio Piscitelli, noto come "Diabolik", lo storico capo ultrà degli Irriducibili della Lazio finito in manette nel 2013 per narcotraffico, aveva accumulato nel corso degli anni. E che, secondo i magistrati della Dda di Roma, non sarebbe soltanto il provento di un accavallarsi di traffici illeciti ma, soprattutto, sarebbe stato reinvestito senza dichiarare nulla al fisco.

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Per questo motivo, nel luglio del 2014 gli agenti del Gico della Guardia di finanza, diretti dal colonnello Gerardo Mastrodomenico, avevano effettuato un sequestro preventivo di beni riconducibili a Diabolik e alla sua famiglia, divisi tra automobili, immobili di lusso e partecipazioni societarie. Dall'inchiesta scattata nell'aprile '14, infatti, è emerso che all'elevato tenore di vita tenuto dalla famiglia Piscitelli faceva da controparte una dichiarazione dei redditi decisamente troppo scarna.

Il capo ultrà faceva soldi commercializzando gadget della Lazio, e aveva fondato un'azienda il cui capitale, allora sotto sequestro, era diviso a metà tra la moglie e la figlia. Ma non è tutto. L'irriducibile biancoceleste deteneva anche il 70 per cento delle quote di una società in liquidazione, la "Fans Edition", e risultava presidente dell'associazione culturale "Mister Enrich", che contava nel consiglio direttivo due vertici storici del gruppo laziale, Yuri Alviti e Fabrizio Toffolo, pluripregiudicati.

All'epoca tutti i conti e i fondi bancari di Piscitelli e delle sue attività furono congelati, così come le polizze assicurative e i libretti postali. Gli uomini della Finanza, inoltre, avevano messo i sigilli anche a una sfilza di beni materiali riconducibili all'indagato e ai suoi congiunti. Nello specifico, si trattava di due appartamenti in zona Grottaferrata e di tre veicoli intestati alla moglie di Piscitelli. Secondo i magistrati, il capo ultrà sarebbe un soggetto socialmente pericoloso, dedito in maniera esclusiva ad attività illecite di diversa natura.

Nel corso degli anni, infatti, aveva accumulato una sfilza di carichi pendenti e di sentenze passate in giudicato. Il primo precedente risale al 1998, ed è una condanna per danneggiamento. Seguono disordini allo stadio, resistenze a pubblico ufficiale, giri di scommesse clandestine, ingiurie, lesioni.

E ancora: Diabolik è finito sotto processo per un brutto episodio di estorsione ai danni del presidente della Lazio Claudio Lotito, la tentata scalata alla società. Dopo essere stato sottoposto a sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, inoltre, è stato arrestato per traffico internazionale di stupefacenti ed è stato accusato di essere il promotore di un'organizzazione che acquistava hashish dalla Spagna per poi introdurla in Italia attraverso una squadra di corrieri. Insomma, nel corso della sua sfaccettata carriera criminale, Piscitelli avrebbe accumulato un patrimonio considerevole su cui, ovviamente, non avrebbe mai pagato le tasse.
 

Ultimo aggiornamento: 8 Agosto, 01:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA