La boxe riparte negli Usa, Guido Vianello sul ring il 9 giugno a Las Vegas: «Match a porte chiuse e team "blindato"»

Venerdì 29 Maggio 2020 di Marco Pasqua
Boxe, Guido Vianello torna sul ring il 9 giugno a Las Vegas: «Match a porte chiuse e team "blindato"»

Mentre in Italia le palestre hanno da poco ripreso l'attività ma ai pugili ancora non è consentito allenarsi al 100% (lo sparring è vietato), è stata fissata la data per il settimo match da professionista di Guido Vianello. Appuntamento il 9 giugno, nell'MGM Grand Las Vegas, in un contesto blindatissimo, in chiave anti-Covid. L'avversario sarà l'americano Don Haynesworth (16 vittorie, 3 sconfitte e un pareggio). «La sera del match potrò entrare con solo due accompagnatori – spiega Vianello, che prima di partire per gli Usa faceva parte del Centro sportivo carabinieri  – Una settimana prima verremo testati e chiusi in una stanza per 6 ore, in attesa del risultato. Successivamente potremo muoverci dentro l’hotel ma senza poter mai uscire: non potremo incontrare nessuno. Ovviamente, durante il match, che si terrà a porte chiuse, gli allenatori dovranno indossare la mascherina».

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

It has been a very difficult time for Italians and the rest of the world I want to bring some happiness to my people so I am delighted to announce June 9th I am back in the ring and I promise to put on an exciting performance for my people ❤️🇮🇹 #thegladiator #lasvegas #mgmgrand @toprank @espn

Un post condiviso da Guido Vianello (@guidovianello) in data:


Il Covid ha colpito l'America a metà marzo, poco prima del tuo match, in programma in Canada.
«Sì, esatto. A Las Vegas siamo stati sereni fino a metà marzo: poi il mondo intero si è fermato, lasciandomi personalmente in una situazione estremamente difficile. Le pessime notizie provenienti dal mio Paese, unite al blocco di tutte le attività sportive, non mi rendevano sereno e devo ammettere di essere stato molto indeciso sul come agire».
Come ti sei comportato? Hai scelto di rimanere a Las Vegas...
«Dopo la pandemia, ho trovato da subito la lucidità per capire che rimanere qui sarebbe stata la scelta più idonea. Dopo due mesi in cui ho vissuto in una Las Vegas desolata e di allenamenti di mantenimento nella palestra privata del mio coach Kevin Berry, la Top Rank ha ricevuto adesso l'approvazione dalla commissione del Nevada. Ho ripreso da subito gli allenamenti i primi di maggio, anche con l'aiuto di due sparring partner (ragazzi idonei, dal punto di vista dello stile di vita, e selezionati da noi)».
 

Come hai vissuto a Las Vegas questa pandemia, lontano dalla tua famiglia, a Roma?
«Dal momento che non potevo cambiare le cose, mi sono messo l’anima in pace: ho capito da subito che era fondamentale mantenere il mio umore positivo. Così ho passato i mesi di marzo e aprile allenandomi tre volte a settimana: andavo su un fiume in Arizona (Davis Camp Park) per rilassarmi e sono anche riuscito a dare un esame alla mia università, la Luiss (con 30/30). Qui in Nevada non ci sono stati molti casi di contagi: per questo motivo, una volta chiusa la famosa strip di Las Vegas, si viveva in tranquillità circolando liberamente e senza divieti. La mia famiglia sta tutta a Roma e sono tutti in salute. Mi dispiace solo vedere la mia piccola nipote Daniela di soli 9 mesi crescere su Whatsapp, anche se mia sorella Elena mi tiene aggiornato giorno dopo giorno sui suoi progressi e spero di poter passare un po' di tempo con lei a fine anno».
Come sarà il tuo prossimo avversario? Lo hai studiato?
«Di lui ho visto solo un breve video. Ora penso a costruire me come pugile perfetto e non penso agli avversari».
Dopo questo match, quali sono i tuoi programmi per il 2020?
«Se questo primo “test” andrà bene ho intenzione di rimanere qui e cercare di fare più match possibili, magari uno al mese visto che combatto sui 6 round e ho la possibilità di farlo. Voglio riuscire a fare fra i 3 e i 4 combattimenti. Una volta finito, voglio tornare a Roma per finire l’anno nella mia città. La prima cosa che farò sarà una lunga passeggiata per tutto il centro della città: mi manca vedere qualcosa di familiare e di autentico».
Non temi che questa sosta forzata dei pugili italiani possa poi influire negativamente sui risultati?
«Temo che per il pugilato italiano sarà molto difficile ripartire. In più, fermare per così tanto tempo i pugili sicuramente non farà loro del bene. Quello che mi permetto di suggeriree è, come si farà qui, di far combattere i pugili italiani tra di loro. Abbiamo un livello alto in Italia e in questo momento dobbiamo sfruttarlo creando match “interni", anche per non fermare l'attività. Il problema sarà però garantire delle borse dignitose e questo purtroppo non so se e come sarà possibile».


 

Ultimo aggiornamento: 31 Maggio, 12:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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