«Ho sempre saputo di avere delle doti non comuni, così come di aver percorso una strada più difficile rispetto agli altri», comincia così la lunga lettera di Gianluca Scamacca, pubblicata da Cronache di Spogliatoio. Il centravanti del West Ham è uno degli obiettivi (insieme al sogno Alvaro Morata) per l'attacco della Roma, con il club inglese che negli ultimi giorni avrebbe aperto al prestito per accontentare il giocatore, voglioso di tornare a casa. «Non ho ancora mostrato al 100% le mie potenzialità.
Uno dei punti di forza di Scamacca, che ha vissuto un'ultima stagione difficile a causa degli infortuni, è sicuramente la mentalità: «Credo, però, che un punto d’arrivo non lo raggiungerò mai. Nella mia testa mi pongo sempre due tipologie di obiettivi: uno a breve termine, l’altro a lungo. Anche se nella prossima stagione dovessi segnare 20 gol, al ventesimo punterei a farne 22. Sono molto duro con me stesso, molto pretenzioso. Fin da quando giocavo per strada nel mio quartiere di Roma. Sono uno di strada, nato nella strada e cresciuto per strada».
E proprio Roma conserva un posto speciale nel suo cuore: «Quando ho lasciato la mia città da ragazzo per andare in Olanda, è stata una mazzata. Volevo provare questa esperienza che mi affascinava e farmi una cultura: non mi pento di niente, i Paesi Bassi sono una scuola di calcio. Ma ho iniziato a sentire la mancanza e sono tornato. Forse non avrei dovuto farlo. Ero piccolo, mi ero stufato. Quando sono partito, le squadre italiane non investivano sui giovani. E puntavano sul collettivo: in Olanda, invece, vogliono l’evoluzione del singolo. Al mio ritorno, la filosofia era cambiata».
E oltre alla città, c'è una sola squadra nel suo cuore, la stessa che spera di sposare presto: «Quando ho esordito in Serie A, al Maradona, contro il Napoli non ho capito niente, ho ricordato le prime volte in cui andavo all’Olimpico. Mi è tornato in mente quando dalle giovanili della Lazio passai a quelle della Roma: al cuore non si comanda. Guardavo Totti mentre facevo il raccattapalle e non gli staccavo gli occhi di dosso».