Intelligenza artificiale, Alberto Tripi (vice presidente di Unindustria): «Non rimpiazza l’uomo, lo aiuta a pensare meglio»

È il fondatore e presidente di Almaviva, un colosso multinazionale nato a Roma e che ha poco meno di 50.000 impiegati

Venerdì 19 Aprile 2024 di Giampiero Valenza
Intelligenza artificiale, Alberto Tripi (vice presidente di Unindustria): «Non rimpiazza l’uomo, lo aiuta a pensare meglio»

L’intelligenza artificiale è nella vita di tutti ed «è già una realtà. Non bisogna averne paura». Alberto Tripi è il vicepresidente di Unindustria con delega alla Trasformazione digitale. È il fondatore e presidente di Almaviva, un colosso multinazionale nato a Roma e che ha poco meno di 50.000 impiegati.
Quale sarà il futuro?
«Chi ha inventato il nome di intelligenza artificiale è stato John McCarthy. Era il 1955. Ma è un nome sbagliato: non si tratta di un’alternativa all’intelligenza umana, ma un aiuto. Più che altro, la chiamerei “intelligenza assistita”. Non si sostituisce all’uomo ma ha come obiettivo di aiutare a “pensare” meglio».
Proprio ieri è stato nominato special advisor per l'intelligenza artificiale di Confindustria, della nuova squadra del presidente Emanuele Orsini. Si è laureato in ingegneria nel 1965, in un periodo in cui parte del futuro che oggi viviamo è nei libri di fantascienza. Ha 84 anni: dal suo lungo osservatorio del mondo digitale, come può descrivere l’opportunità dettata dall’intelligenza artificiale?
«A Roma, oggi, se facciamo un consulto con un medico, questo stesso specialista può avere in un sistema di intelligenza artificiale tutte le esperienze degli altri suoi colleghi. Un’azienda che produce bottoni può utilizzarla scegliendo i materiali e le materie prime, esaminando le offerte più convenienti e valutando, nel frattempo, anche la logistica per l’approvvigionamento. Grazie all’intelligenza artificiale può avere molti più dati rispetto a quelli che può avere mandando email un po’ in tutto il mondo e ottenere il prezzo migliore e inferiore. O basti pensare quello che già accade nel turismo, per dare a tutto il mondo la possibilità di conoscere, per esempio, il turismo esperienziale di Roma e dell’Italia. Chi si trova dall’altra parte dell’oceano e vuole organizzare un viaggio può avere le banche dati tutte messe insieme e collegate ai suoi desiderata». 
È vero che i sistemi di intelligenza artificiale possono dare dati sballati?
«Si usa dire “garbage in, garbage out”, cioè “se metti dentro l’immondizia esce l’immondizia. L’Ai dipende dalla qualità del dato e dalla sua veridicità. Con l’intelligenza artificiale generativa il dato si autoverifica».
Quali saranno le novità legate all’intelligenza artificiale che si potranno aspettare i pellegrini a Roma per l’anno del Giubileo?
«Ci saranno sicuramente gli strumenti relativi alla mobilità: i sistemi della mobilità permettono la previsione dei flussi e si sa già se all’incrocio vicino a casa, in certe ore, c’è più o meno traffico. Questo può permettere di modificare i ritmi dei semafori, l’accoglienza in città, i turni di lavoro. Senza contare poi le novità sul turismo e le prenotazioni alberghiere». 
Perché nel mercato del lavoro c’è chi ha paura?
«Dal punto di vista occupazionale è ovvio che c’è paura, ma non bisogna averne. Alcuni mestieri verranno sostituiti da altri. Ci saranno professioni che cambieranno perché avranno bisogno di una formazione specifica che non si era fatta. Le aziende stanno creando, per questo, loro Academy e fanno reti con istituzioni pubbliche: proprio per questo nascono opportunità come il Rome Tecnopole. Ci sono professioni come lo sportellista di una banca che muteranno: prima un cervellone dava loro solo modo di fare un versamento, oggi lo sostengono per dare consigli finanziari. Non si è più meri esecutori ma si cresce professionalmente. L’intelligenza artificiale ci stimola a essere sempre più giovani».

giampiero.valenza@ilmessaggero.it

Ultimo aggiornamento: 08:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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