In Veneto ci sono 1.600 oss avviati alla pensione: iniziati gli esami di recupero per assumere i bocciati

Mercoledì 21 Febbraio 2024 di Angela Pederiva
In Veneto ci sono 1.600 oss avviati alla pensione: iniziati gli esami di recupero per assumere i bocciati

TREVISO - La scorsa estate era stato lanciato l’allarme per la carenza di 3.500 operatori sociosanitari nelle 351 case di riposo del Veneto. Ma da qui in avanti la situazione rischia di essere ancora più drammatica: «Nei prossimi anni, solo nelle Ulss si prevede l’uscita per pensionamento di quasi 500 oss e di circa 1.100 nelle strutture dell’area anziani e disabilità», avverte l’assessore regionale Manuela Lanzarin, che insieme alla collega Elena Donazzan aveva portato in Giunta la delibera che introduceva l’esame di riparazione per i corsisti bocciati, così da accorciati almeno di un anno i tempi di ingaggio del personale. I primi risultati della sessione di febbraio, alla quale ne seguiranno altre due a giugno e a ottobre, sono stati illustrati ieri a Treviso dalla titolare della Formazione ed è emerso che due terzi dei “ripetenti” sono stati promossi: «Dunque non tutti, il che significa che la selezione rimane comunque rigorosa, perché non possiamo permetterci di abbassare l’asticella della qualità di fronte a pazienti fragili, ma dobbiamo evitare di disperdere il capitale umano e l’investimento formativo di 1.000 ore».

IL MODELLO

Per accelerare il reclutamento, la Regione ha cambiato il modello organizzativo. «Anziché autorizzare ogni singolo corso – ha spiegato Donazzan – adesso accreditiamo gli enti, in modo che possano attivare i percorsi formativi in autonomia». In questo modo da dicembre del 2021 alla fine del 2023 sono stati avviati 147 cicli di lezioni nelle diverse province (28 a Padova, 16 a Treviso, 24 a Venezia, 6 a Belluno, 8 a Rovigo, 15 a Vicenza e 22 a Verona), per un totale di 3.471 corsisti.

Il profilo-tipo dell’oss? «Donna, italiana, con un titolo di studio spendibile, ma probabilmente con qualche vicissitudine lavorativa alle spalle vista l’età media», ha evidenziato l’assessore regionale, alludendo all’analisi anagrafica dei corsisti «che sfata certi luoghi comuni»: l’85% è di genere femminile, come facilmente prevedibile, ma gli stranieri costituiscono solo il 15%, quasi il 60% ha almeno il diploma se non anche la laurea e il 44,5% ha più di 40 anni.

LA SESSIONE

Negli esami di qualifica dell’ultimo biennio, il tasso di bocciatura si è aggirato sul 6%. In 70 hanno deciso di iscriversi al test scritto e orale/pratico di recupero della sessione invernale, gestita dalla cooperativa Insieme si Può (quella estiva sarà curata da Enaip, l’autunnale da Codess) e articolata in due convocazioni. Alla prima si sono presentati in 33, di cui 21 sono stati promossi; la seconda si concluderà oggi e vede 34 partecipanti. A margine della presentazione di ieri, alcuni esaminandi hanno raccontato le loro storie. «Lavoriamo praticamente già tutte – hanno chiarito due aspiranti operatrici sociosanitarie – ma solo come ausiliarie: possiamo svolgere soltanto alcune attività semplici e mai di notte. Per essere assunte in una struttura pubblica, abbiamo bisogno della qualifica di oss». «Purtroppo l’altra volta sono stata bocciata perché avevo appena avuto un lutto e non ero molto concentrata – ha confidato un’altra corsista – mentre una mia collega si è dimenticata di ripassare a penna le risposte date a matita». Ha osservato Raffaella Da Ros, presidente della coop Isp: «È importante dare una seconda possibilità, alle persone che sono molto motivate e magari hanno solo avuto un momento di difficoltà, per dimostrare che hanno appreso le nozioni necessarie per svolgere al meglio questo lavoro, sempre più richiesto dagli ospedali e dai centri di servizio, come risulta dai numeri dei posti che rimangono vacanti malgrado i corsi continui». L’unico aspetto da migliorare, secondo l’assessore Donazzan, è la conoscenza dell’italiano da parte di una quota degli esaminandi stranieri: «Farò una verifica con l’Ufficio scolastico regionale, perché chi ha solo la terza media tende ad avere limiti nella comprensione della lingua, un elemento invece cruciale nel rapporto con anziani e malati».

Ultimo aggiornamento: 17:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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