Scriveva Jack London: «Preferirei di gran lunga essere il campione del mondo dei pesi massimi - cosa del resto impossibile - che re d’Inghilterra, presidente degli Stati Uniti o Kaiser di Germania». Il fascino dell’uomo più forte del mondo non ha paragoni, neanche al cospetto di quello più potente. Lo conferma un’altra frase detta da chi campione lo è stato davvero, Rocky Marciano: «Cosa c’è di meglio di camminare per strada in qualsiasi città e sapere di essere il campione del mondo dei pesi massimi».
Fra i binari sportivi e letterari delle due citazioni viaggia scorrevole nella lettura come un treno in corsa “Giganti del ring. Storie e leggende di 50 pesi massimi” (pag. 174, euro 18,50) , il nuovo libro della case editrice inContropiede di Dolo (Venezia), autore Claudio Colombo, penna del Corriere della Sera, appassionato di boxe.
La storia raccontata da Colombo comincia esattamente 130 anni fa. Quando il 7 settembre 1892, a New Orleans, si disputa infatti il primo campionato mondiale fra pugili con i guantoni. Due pesi massimi. Dai protagonisti di quella sfida, John L. Sullivan eroe della giovane America e il suo giustiziere Jim ”Gentleman” Corbett capace di fare della boxe un’arte, fino agli attuali campioni in carica Tyson Fury (il re dei gitani) e Oleksandr Usyk (i pugni dell’Ucraina contro la guerra d’aggressione russa) la carrellata di pugili, soprannomi originali e storie sono uno più avvincente dell’altro.
Fra di loro c’è ovviamente Primo Carnera, il “Gigante buono” emigrato dal Friuli, l’unico italiano campione del mondo insieme a Francesco Damiani (lui però solo di una sigla, la Wbo). E poi Muhammad Ali, il più grande, Jack Johnson, il primo campione nero, Mike Tyson, l’ultimo grande idolo, e tanti altri. Per ogni campione un ritratto, caratterizzato umanamente, con dettagli che vanno oltre i dati di cronaca. Cinquanta uomini che sono stati (o sono tuttora) i re del mondo. Come sognava di diventare, consapevole dell’impossibilità di riuscirci, Jack London.